“L’occasione” di EXPO

L'occasione di riflettere sulle possibilità concrete di incontro, scambio, collaborazione operativa che questo evento può offrire. Dalla “conversazione contadina” dello scorso 21 Aprile presso la biblioteca di Valvassor Peroni, interessanti riflessioni sul grande tema della democrazia del cibo e sul possibile sviluppo del Parco Sud Milano, la più grande area agricola protetta d’Europa.
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conversazione contadina
Ormai vicinissimi allo scoccare dell’ora X – 1 maggio ore 10.00 – iniziative grandi e piccole, dibattiti pro e contro, news spesso contraddittorie riportate dai media si inseguono con ritmo quotidiano un po’ convulso.
Impossibile e probabilmente poco utile a questo punto cercare chiarezza e coerenza nei percorsi dei diversi ‘schieramenti’, il marchio expo raccoglie quasi tutto, e il contrario di tutto.  
La posizione di z3xmilano è stata finora quella di mantenere e proporre ai suoi lettori un’attenzione attenta e critica sulle vicende di Expo 2015;  suggeriamo ora di riflettere sulle possibilità concrete che questa grande vetrina diventi, anche se indirettamente, un’occasione vera di incontro, scambio, collaborazione operativa anche futura tra soggetti che difficilmente avrebbero avuto questa opportunità, per ragioni soprattutto economiche ma anche politiche.
Proveremo quindi a concentrarci sulle iniziative che in concomitanza con Expo, ma fuori dai suoi cancelli, nella città, affrontano le stesse tematiche ma dando voce a protagonisti altri, cercando di delineare tracciati diversi che pongono al centro, ma davvero, la vita delle persone.

Il cibo (quale, quanto, per chi) è uno dei punti chiave: “Expo avrà un senso solo se parteciperà chi s'impegna per la democrazia del cibo, per la tutela della biodiversità, per la difesa degli interessi degli agricoltori e delle loro famiglie e di chi il cibo lo mette in tavola. Solo allora Expo avrà un senso che vada oltre a quello di grande vetrina dello spreco o, peggio ancora, occasione per vicende di corruzione e di cementificazione del territorio” dice Vandana Shiva.
Partiamo dalle sue parole, citate anche nella locandina di presentazione, per raccogliere riflessioni e suggestioni dall’incontro di martedì 21 aprile scorso presso l’Auditorium di via Valvassore Peroni, in chiara continuità con le tematiche affrontate nel convegno del 7 febbraio in sala Alessi “Nutrire il pianeta, nutrire le multinazionali”(vedi l’intervento di Giorgio Ferraresi).

Non particolarmente affollato ma denso di contenuti e fortemente propositivo, ha raccolto voci di persone che ‘le mani nel piatto’ ce le mettono davvero, e visto che di cibo si parla non poteva essere più centrato il focus della serata: “…Nutrire il pianeta, nutrire Milano, zappare la terra…”.  
Relatori-esperti della serata Gianni Tamino, Giorgio Ferraresi, Silvana Galassi, presenti gli amministratori pubblici Basilio Rizzo, Massimo Gatti, Anita Sonego e Michele Sacerdoti chiamati a confrontarsi con quanti la terra la coltivano e con le realtà territoriali cui sono collegati.
Innovativo e interessante il modello organizzativo dell’incontro: alle ore 19 si poteva condividere “il buon cibo” con i produttori; dalle 20.30 spazio alle parole: interventi degli esperti, di qualcuno tra gli amministratori, e a seguire quella che è stata brillantemente definita “conversazione contadina”, presentazione di esperienze e confronto tra contadini (produttori) e consumatori (GAS).
Molto interessanti i dati presentati da Silvana Galassi (ecologa, docente Università degli Studi, dipartimento Biologia, esponente del CMA - Comitato Milanese Acquapubblica) relativi all’ impronta idrica, “… indicatore del volume totale di risorse idriche utilizzate da un paese per produrre i beni e i servizi consumati dai suoi abitanti. Questo indice è stato inventato all'inizio di questo secolo in cui stava diventando evidente come l'acqua rappresenti la risorsa più strategica per lo sviluppo delle società…” http://www.dimensionidiverse.it/dblog/articolo.asp?articolo=3822.
Galassi ne aveva parlato ampiamente in un Convegno dello scorso dicembre organizzato dal CMA all’Acquario per discutere sull’acqua pubblica a Milano.
Questo indicatore, in grado di misurare la percentuale di acqua contenuta nel cibo includendo anche  la quantità utilizzata per produrlo, rende ancora più colpevoli le logiche di profitto utilizzate dalle multinazionali del cibo che incentivando l’esportazione massiccia di prodotti alimentari dai Paesi più poveri verso quelli ricchi, sottraggono ai primi non solo cibo ma anche una grande quantità di acqua, bene comune e risorsa vitale per gli abitanti.
E a proposito di acqua: forse è utile ricordare ancora una volta che la S. Pellegrino (tra i brand della multinazionale Nestlè) è partner ufficiale di Expo 2015, la famosa “stella rossa” è l’acqua ufficiale, e una bottiglia special edition dal gennaio di quest’anno viene distribuita in circa 150 milioni di esemplari e in 80 Paesi del mondo. I valori (residui fissi, durezza, presenza di magnesio, sodio, calcio, …) di questa ‘pregiata’ acqua in bottiglia sono molto più alti di quelli dell’acqua pubblica dell’acquedotto milanese!!!! (i numeri in una delle belle slide mostrate da Galassi).

Interessante, anche se non facile da seguire e applicare a esperienze concrete, il ragionamento proposto da Gianni Tamino (biologo, ex parlamentare nei Verdi, docente dell’Università di Padova) che ha segnalato il rischio dell’esaurirsi delle materie prime in un processo produttivo agricolo che si va modificando, da meccanismo basato sulla circolarità, come avviene in natura, a processo lineare utilizzato nei modelli di sfruttamento intensivo.

Basilio Rizzo ha chiesto a Tamino indicazioni concrete per il Comune di Milano sul come muoversi, visto che la città metropolitana si va caratterizzando grazie anche alla preziosa esperienza del Parco Agricolo sud come uno dei più importanti comuni agricoli d’Italia; anche se la sua agricoltura è gravemente minacciata dall’espansione della città e delle sue infrastrutture, oltre che dalla grave crisi che colpisce l’intero settore.

La successiva “conversazione contadina” ha coinvolto diverse esperienze piccole-medie di produzione agricola ma anche di conservazione e distribuzione dei prodotti, realtà che si collocano o comunque fanno riferimento al Parco Sud Milano , la più grande area agricola protetta d’Europa. 
Si tratta di un Parco di 47.000 ettari quasi interamente dedicati all’agricoltura, un semicerchio verde che avvolge la parte sud di Milano con 63 piccoli Comuni e un migliaio di aziende agricole. Molte le cascine, spesso mete di gite fuoriporta dei cittadini milanesi ma note anche per attività culturali con scuole e famiglie, vendita diretta dei prodotti, feste tradizionali.

Introdotti da Vincenzo Vasciaveo (DESR – Distretto di Economia Solidale Rurale del Parco Agricolo Sud Milano) contadini e piccoli distributori hanno intrecciato racconti di vita – Cristina Giudici, milanese,  ha scelto di non arrendersi alla sopraggiunta disoccupazione e si è con soddisfazione riscoperta e reinventata contadina – con esperienze già strutturate  - come quella raccontata da Dante Perin (presidente del DESR) che insieme all’associazione Libera utilizza 17 ha del Bosco di Gaggiano i cui alberi sono dedicate alle vittime di mafia per produrre miele e marmellate. E Dario Olivero, contadino, della cascina Isola Maria ad Albairate; Luciana Maroni, coordinatrice del progetto Filiere agroalimentari sostenibili; Maurizio De Mitri, Rete GAS di Rho – Prendiamoci cura; Nunzia Argentiero, rete Gas, che ha illustrato il “Sistema Partecipativo di Garanzia” (SPG) lombardo, già sperimentato nel 2012 con il progetto “Per una pedagogia della terra”, per dare vita ad una nuova garanzia “dal basso” capace di trasmettere sui territori la credibilità tipica dei GAS, fondata sulla partecipazione solidale di produttori e consumatori, ma anche su processi autorevoli e rigorosi di certificazioni di parti terze; Dario Ballardini, ex assessore del Comune di Corsico, promotore del progetto che ha dato vita all’associazione BuonMercato e suo primo Presidente.

Racconti tutti dai quali è emersa con forza la consapevolezza di appartenere a Reti di comunità dove si condividono passioni e obiettivi ma anche la fatica quotidiana di chi con la terra e sulla terra ci lavora. Come ha ricordato in diverse occasioni Giorgio Ferraresi (già docente di Urbanistica alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, pioniere di studi sui territori agricoli e da tempo impegnato nelle vicende del Parco Sud Milano) Expo è un’occasione per prendere parola, ma servono tempi molto più lunghi per costruire le basi di politiche agroalimentari locali sostenibili socialmente, in relazione diretta e solidale con il mondo contadino.

“La Via Campesina è il nostro riferimento…”  affermano gli organizzatori di questa bella iniziativa; e qualcuno - non ricordo il nome - dal palco ha concluso, molto applaudito: piccole esperienze antagoniste, ma l’informazione ora circola! Siamo tanti piccoli Davide contro pochi grandi Golia…

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Re: “L’occasione” di EXPO
06/05/2015 Romeo Mauri
“…Nutrire il pianeta, nutrire Milano, zappare la terra…”.

Ma prima di zappare occorre chiarire alcuni punti.

-Traspare un sottofondo di odio ideologico per l’economia di mercato e per le multinazionali.

Le imprese private perseguono un loro utile. Lo Stato dovrebbe solo fare in modo che l’obiettivo d’impresa non sia in contrasto con l’utilità generale per non lasciarla senza alcun controllo in mano alle imprese.

-Più del 50% della popolazione mondiale vive in città.

Di quale agricoltura si nutrono i cittadini se non di quella proveniente da aziende che operano per il mercato e che sono supportate da sistemi logistici complessi? Pensiamo che il modello della piccola agricoltura familiare (inefficiente, non redditizia, che genera problemi di sicurezza alimentare agli stessi che la praticano) sia davvero un obiettivo credibile per i prossimi 20-30 anni?

-L'Agricoltura Bi(de)ologica è un "insostenibile" ritorno a un passato di fame e miseria.

Il mondo futuro di Vandana Shiva et al (senza economia di mercato, con l’agricoltura biologica come unico sistema di produzione agricola, senza le multinazionali, ecc.) sarebbe povero, rurale, affamato e ascientifico.
Si pensi infatti che il 50% delle proteine di cui ci nutriamo oggi provengono dall’azoto atmosferico convertito in concimi azotati mediante un sistema ideato da Fritz Haber, Nobel nel 1918. In altri termini ritornare al biologico, il sistema di produzione che vigeva prima fondato sulla filosofia vitalistica, e rifiutare con esso i concimi chimici significherebbe ridurre del 50% l’apporto proteico.
La nostra civiltà sarebbe in grado di "sostenere" un tale cambiamento senza crollare? Temo di no, a meno che quello che si vuole ottenere sia proprio un crollo! Spero allora che i governi non arrivino mai a imporre un'agricoltura “ideologica”.

RM


Re: “L’occasione” di EXPO
01/05/2015 Adalberto
Discutiamo pure, della grande occasione (o illusione) tutto molto interessante. Purché non passi l'idea di un'equidistanza tra le ragioni dell'Expo e quelle del no Expo. E' evidente infatti la disparità di forze che trova il suo suggello nell'Expo ufficiale: da un lato il potere delle multinazionali, devastante per società e ambiente, che trova spazio sia nella collusione della politica decisamente "cattiva" perché corrotta o collusa tout court sia in quella "buona" che accetta il modello per ingenuità, forse, o più probabilmente perché priva di altri riferimenti ideali e culturali (tipo PD o anche Pisapia per intenderci) e dall'altro i soliti movimenti che pur rappresentando oggettivamente gli interessi della stragrande maggioranza dell'umanità hanno scarsi mezzi per influenzare l'opinione pubblica e sono ridotti dai media main stream al ruolo di guastafeste più o meno violenti o irresponsabili o ingenui della gran fiera che si sta aprendo. Di fronte al business o show business planetario e agli interessi veri e profondi dei cittadini del mondo non si può essere equidistanti. Tra Coca Cola, Monsanto, Nestlé che si apprestano a ingozzare i visitatori di Expo di cibi, ma anche di ideologie e pratiche malsane, e movimenti per i beni comuni bisogna pur scegliere da che parte stare. Per il futuro di tutti, non per l'interesse di pochi.


 
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