Expo: un’analisi critica. "Expo Sì, ma sociale"

Il titolo subito chiarisce l’approccio e i contenuti dell’incontro di sabato 7 marzo a Cascina Cuccagna, nella giornata di chiusura del 4° Forum delle Politiche Sociali organizzato anche quest’anno dall’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Milano.

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convegno cuccagna
Gli interventi si susseguono in una mattinata serrata di tre ore circa, tempi contingentati rispettati da tutti, diretta in streaming garantita dal Comune.

Molti i relatori previsti, qualche defezione come quella del ministro Martina, nell’insieme la Milano sociale più ‘istituzionale’ è ben rappresentata: Pierfrancesco Majorino (assessore alle politiche sociali e cultura della salute, anima del Forum) con  Lucia De Cesaris (vicesindaco e assessore all’urbanistica) e Ruggero Gabbai (consigliere e presidente Commissione Expo) per il Comune; il mondo degli ‘esperti’ coinvolti a vario titolo da Expo è rappresentato da Andrea Di Stefano (economista, direttore della rivista Valori promossa da  Banca Etica e ‘padrone di casa’ a Cascina Cuccagna), Aldo Bonomi (sociologo, responsabile per Expo 2015 dei rapporti con la dimensione territoriale), Gianluca Vago (rettore dell’Università degli Studi); il Terzo Settore è presente con  Emanuele Patti (portavoce milanese del Forum del Terzo Settore) e Sergio Silvotti  (presidente della Fondazione Triulza e membro Commissioni Consultive della Fondazione Cariplo, partner chiave nello sviluppo del programma culturale per il Padiglione della Società Civile Cascina Triulza, nel cuore del sito Expo); per il privato-sociale c’è Roberta Cocco (Direttrice Marketing Centrale di Microsoft Italia); per il mondo del lavoro Corrado Mandreoli (responsabile Politiche Sociali Camera del Lavoro), e Mara Paola Donini (presidente ENS Milano) per i diritti dei disabili.

La domanda posta in apertura da Majorino è se esista o sia possibile un risvolto sociale di Expo durante l’esposizione ma soprattutto dopo, riconoscendole fin d’ora il merito di avere posto all’attenzione mondiale la questione del ‘cibo per tutti’ come una grande questione politica.
La risposta, implicitamente affermativa, è declinata da diverse angolazioni, e sottolinea l’esistenza già in essere in Expo dell’attenzione al sociale, sia nei documenti e nella pianificazione degli spazi ufficiali, sia nell’ampia offerta di luoghi e risorse rivolta al mondo delle associazioni portavoce delle istanze della collettività.
Bonomi aggiunge un ‘come’ riuscirà il sociale a stare dentro Expo, e riprende un concetto che gli è caro, quello del ‘limite’, applicato sia al cibo che all’energia, fondamentale per immaginare un nuovo modello di sviluppo in un’epoca caratterizzata da scarsità di risorse; dovranno quindi essere presenti nel dibattito ‘concetti sociali’ quali crescita, sviluppo sostenibile, decrescita felice.

Quasi tutti i relatori mettono l’accento su partecipazione e protagonismo dei cittadini Bonomi e De Cesaris la individuano come possibilità anche nella Carta di Milano; Silvotti e Patti nella cura dei Beni Comuni da esercitare negli spazi messi a disposizione da Expo (visita il sito di Cascina Triulza  ). Silvotti ricorda che per la prima volta in una Expo esiste un Padiglione dove rappresentare forme ed esperienze organizzative di soggetti della società civile, riconosciuti come interlocutori; anche se motore dell’economia rimangono le imprese. A Cascina Triulza oggi sono già presenti 500 realtà, e questo spazio sarà utilizzato per rafforzare il lavoro di coordinamento tra soggetti sociali, arricchito dal confronto tra soggetti nuovi, internazionali, grazie a Expo. Da Cascina Triulza nasceranno proposte per un nuovo modello di sviluppo.

Difesa quasi d’ufficio della Carta di Milano. Erroneamente attribuita a Barilla – sostiene Bonomi – perché in realtà fa capo a Salvatore Veca e Fondazione Feltrinelli ed è stata costruita con metodo partecipativo, è un documento aperto; importante starci dentro, è un invito rivolto soprattutto al Comune di Milano e ai suoi assessori.
Vago ricorda il forte contributo dato alla sua stesura dal mondo accademico milanese e nazionale;
De Cesaris, d’accordo con Bonomi, la considera occasione positiva di confronto a più voci tra tavoli integrati da competenze e provenienze diverse e complementari;
Patti segnala che tra Cascina Triulza, Fabbrica del Vapore e altri soggetti che daranno vita a iniziative sociali e culturali fuori Expo si costruirà un’altra Carta, critica e alternativa rispetto all’Expo ufficiale; per riappropriarsi e portare fuori contenuti che appartengono al Terzo Settore, necessariamente su posizioni critiche.

La salvaguardia e lo sviluppo dei territori, in particolare quelli agricoli in questo caso, in rapporto alla dimensione urbana, è una questione importante per la costruzione di un nuovo modello attento al sociale; si è parlato quindi anche del Parco Sud di Milano (Associazione Parco Sud) che presenta ancora molti problemi irrisolti, ricorda Di Stefano; da declinare più in generale nel rapporto tra città e spazi agricoli, è un tema da portare dentro Expo e mettere in agenda per i prossimi 4-5 anni.
De Cesaris, in disaccordo sulle criticità del Parco segnalate da Di Stefano, sostiene che Milano si è riappropriata della sua vera identità urbana-agricola, attualmente in crescita soprattutto grazie all’attività agricola svolta proprio nel Parco Sud, e legge in Expo un’opportunità positiva anche per questo ambito sociale, grazie alla quale ad esempio si è riusciti a fare rete tra Cascina Triulza e Parco della biodiversità.

La relazione pubblico-privato, in particolare il privato profit  delle aziende, è un argomento critico molto discusso nel mondo dell’associazionismo, e ovviamente è presente in questo dibattito nel quale il no-profit riflette e racconta la propria scelta di ‘stare dentro’ Expo: mettere in rete anche le imprese private che in occasione di Expo possono interrogarsi sull’opportunità di operare dei cambiamenti nella loro relazione con il territorio, andando oltre marchi e sponsorizzazioni, sostiene con decisione De Cesaris. È ora di uscire dai luoghi comuni, perché le risorse servono, quindi le relazioni con il profit sono indispensabili per fare sviluppo e le aziende sono interlocutori privilegiati.
Questo sta facendo Expo, e ci vuole coraggio – prosegue De Cesaris, a Cascina Triulza  si devono mettere insieme tutti i soggetti, e valorizzare gli esiti positivi di questo nuovo modello di comunicazione nascente, prospettiva positiva di futuro.
Un’offerta concreta di collaborazione alla grande sfida posta da Expo la porta Microsoft, tra le più grandi multinazionali: Cocco sostiene l’opportunità per le aziende private di mettere a disposizione un proprio contributo specifico e responsabile, nel caso di Microsoft tecnologia e innovazione, avendo come obiettivo la formazione e come target in ambito sociale i giovani.  

Un grande tema che dovrebbe essere al centro in questa Expo è il lavoro, legato alla disoccupazione, e collateralmente alla questione del volontariato in Expo: perché non c’è cibo senza lavoro, ricorda Mandreoli; e invece gli investimenti in questa direzione sono stati tra i primi a essere tagliati. Quali sono le garanzie per gli occupati temporanei in Expo? Quali modelli occupazionali alternativi alle politiche del lavoro in atto - che riducono/sopprimono diritti - si sperimenteranno nei territori del ‘dopo Expo’?

Oggi 100 detenuti che lavoreranno per sei mesi dentro Expo impiegati nell'accoglienza, nei punti informativi o come facchini, saranno retribuiti ‘a mercede’, in base alla legge 354 del 1975 che prevede per i condannati un pagamento inferiore di un terzo rispetto agli standard previsti nei contratti collettivi nazionali.

Nessuna relazione sembra esserci tra disoccupazione e volontariato nei ragionamenti dei relatori a questo convegno; ricordando le numerosissime candidature ricevute da Ciessevi – cui è appaltata la gestione di questo esercito giovanile -  Patti ipotizza che questo fenomeno possa in realtà esprimere la speranza di sfruttare Expo come occasione di contatti che si trasformino poi in lavoro. Si potrà spiegare a questi giovani che l’opportunità vera è l’incontro con il Terzo Settore, e chissà che quei grandi numeri di volontari non si riversino proprio su questo mondo!  (ascolta l’appello di Sergio Bologna)  

L’aspetto più volte sottolineato, quasi a giustificare la scelta dei soggetti sociali qui rappresentati di essere presenti all’interno di Expo, mantenendo propri contenuti e cercando di garantirsi libertà di azione e comunicazione, è quasi una parola magica: Expo è una grande occasione di confronto.
Ritorna continuamente, nelle parole del sociologo Bonomi come occasione per costruire un’identità allargata, per 6 mesi la globalizzazione in casa, confronto tra soggetti e istituzioni; di Silvotti, occasione per arricchire grazie al confronto internazionale il nostro patrimonio sociale; di Patti, Cascina Triulza deve essere il quartier generale di costruzione del confronto.

Il ruolo dell’Università in Expo è sintetizzato con precisione e concretezza da Vago, che confessa di avere tentato in tutti i modi di rimanere fuori da questa grande bagarre… L’Università degli Studi è coinvolta nella realizzazione del Padiglione della Biodiversità,  e Vago rivendica come unico ruolo possibile dell’Istituzione che qui rappresenta quello di una ricerca seria sui temi di Expo, e la sperimentazione scientifica e sociale come eredità post Expo, con l’auspicio che gli spazi destinati oggi all’esposizione diventino luogo di diffusione culturale.  Sarebbe importante governare Expo – ora e poi – con una voce unica, non solo italiana, secondo criteri di efficienza e soprattutto di collaborazione con altri soggetti e paesi.

Sono soprattutto gli interventi dei due rappresentanti del Comune di Milano a segnalare qualche difficoltà nella relazione tra Expo e cittadinanza, in via di superamento secondo De Cesaris e Gabbai; quest’ultimo auspica un atteggiamento di critica costruttiva, ed è convinto che si debba parlare con i giovani, che devono essere protagonisti in questo evento, e anche con i No Expo. Ricorda che il Comune mette molti spazi a disposizione di tutte le Associazioni per organizzare eventi in città.
De Cesaris riconosce qualche rigidità da parte del Comune, attribuendola all’eredità pregressa di Expo: ricorda che il futuro che ci attende è complesso, le questioni economiche sono gravi, quindi meglio evitare fantasie , tuttavia serve il coraggio di portare avanti scelte differenti, e le molte proposte ascoltate per il dopo Expo sono interessanti, e richiedono un serio confronto.

Un’attenzione concreta e purtroppo inusuale è stata data in questo Convegno alla questione della disabilità, che pure dovrà essere affrontata dagli organizzatori di Expo.
Per tutta la mattina sono state presenti traduttrici nella lingua dei segni per i molti non udenti presenti in sala. Donini ha espresso la preoccupazione del suo Ente nei confronti di Expo, che interpellata dal mese di giugno per sapere quale accessibilità intende garantire ai disabili non ha ancora dato risposta. Il diritto alle pari opportunità deve essere rispettato, ma purtroppo oggi per Expo rischia di essere troppo tardi, quindi l’associazione proseguirà con le proteste. Conclude Donini “…il mondo guarderà un’Italia che parla ma non fa…”.

Molte le proposte in campo, in parte già avviate:
  • occupare ‘di più’ lo spazio tra Cascina Cuccagna e Cascina Triulza è la metafora indicata da Bonomi, che più concretamente aggiunge
  • organizzare dentro Expo un Forum tra le città sociali italiane, rappresentando e  cercando il confronto sui problemi dell’abitare e i modelli di welfare nel mondo, per costruire un agenda del possibile, a prescindere da Expo (Majorino informa che il Forum è previsto per ottobre)
  • costruire una rete di terreni agricoli metropolitani per gestirli al meglio e ridare dignità ai prodotti della terra (De Cesaris)
  • affidare a cooperative di disabili la gestione del cibo di Expo da riutilizzare  (Mandreoli)
  • training formativo offerto da Microsoft ai giovani che verranno in Italia per Expo; tra i progetti uno è Pink Cloud (nuvola rosa) rivolto soprattutto a ragazze italiane 17-24 anni cui sarà offerta formazione ma anche visite guidate dentro Expo e ad altre città italiane
  • progettare in occasione di Expo itinerari tra i beni confiscati alle mafie, modello da mostrare
  • 1.000 borse-lavoro per cittadini disabili offerte dall’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune, insieme ad Assolombarda
  • presidio sociale in Piazza del Cannone, dove già lavorano ragazzi disabili
  • tariffe di accesso a Expo differenziate in base al reddito, perché i cittadini delle fasce più deboli possano sentirne propri i contenuti.

Una mattinata ricca di informazioni e sicuramente densa di energia positiva, rare o inesistenti le voci critiche, la sensazione è che tutti gli intervenuti stiano camminando sul filo del rasoio o su un terreno molto scivoloso, consapevoli del rischio di giocarsi spazi di agibilità politica…
La sfida è grande, non è facile per soggetti che lavorano quotidianamente e ‘sinceramente’ nel sociale mantenere in equilibrio la propria identità con quella di una gigantesca esposizione commerciale che cerca di parlare con parole che non le appartengono.
Quindi meglio comunicare tutto l’entusiasmo che accompagna progetti e percorsi già in atto, rimandando o lasciando ad altri eventuali denunce e battaglie.
 
 

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