Expo: un'analisi critica. Dove sono i contadini?

A Milano, due iniziative importanti, "l'Expo delle idee" all'Hangar Bicocca e il convegno in sala Alessi del 7 febbraio scorso, hanno aperto profonde riflessioni sul valore e il significato di un evento gravido di aspettative, ma soprattutto di interessi contrapposti. Continuiamo via via a pubblicarne i materiali.
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È la domanda fortemente critica che Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e invitato al convegno ufficiale “Expo delle Idee” dello scorso 7 febbraio all’Hangar Bicocca, ha posto agli organizzatori: “…dove sono i pescatori, contadini, formaggiai e trasformatori, tutti quelli insomma che insieme fanno la più grande economia del mondo? Se questi soggetti non sono protagonisti, costruiamo sulla sabbia la manifestazione…”  

E sempre il 7 febbraio nel Convegno tenutosi alla Sala Alessi, di cui via via stiamo pubblicando i materiali, Emilio Molinari incalza: “… se Expo non dà  voce ai contadini in lotta, se non capisce che nutrire il pianeta deve tradursi in un recupero di sovranità alimentare …… se non fa i conti con le multinazionali che intendono marginalizzare la politica, stravolgere la democrazia rappresentativa e ogni partecipazione popolare, allora Expo diventa la vetrina dei colpevoli. Se si risponde che Expo non è un evento politico ma solo un’esposizione, allora Expo è un grande imbroglio. Perchè 70 multinazionali partner di Expo sono un fatto politico….”(scarica il suo intervento)

La sfida tematica di Expo 2015 è ardua: perché l’obiettivo “nutrire il pianeta” è soltanto una vergognosa bugia se non si  riconosce anzitutto che il cibo è un diritto universale, non una merce che può essere sottoposta alle leggi del libero mercato che oggi governano il mondo.
Ce lo ricorda João Pedro Stédile, leader brasiliano del Movimento dei Lavoratori Sem Terra (leggi la Comunicazione inviata al Convegno); e lo ribadisce Susan George sintetizzando efficacemente nel titolo “Cibo e finanza: un rapporto contronatura” i contenuti del suo intervento (scarica qui il suo intervento). 
La studiosa, che da tempo si occupa delle tematiche legate al cibo e alla terra, ricorda tra le conseguenze della grave crisi alimentare del 2008 il recente accaparramento delle terre in Africa da parte di nuovi soggetti (Cina, India, Corea del Sud, Arabia Saudita, Emirati), che stravolgono l’identità tradizionale dei contadini che coltivavano le proprie terre trasformandoli in braccianti affamati.

Se il cibo anziché un diritto invece è una merce, deve essere gestita al meglio in quanto tale, in una logica di profitto ed evitando gli sprechi. E chi meglio di una multinazionale ben inserita nella finanza globale potrebbe suggerire ricette per ‘nutrire il pianeta’, combattendo per esempio il paradosso dello spreco alimentare, dopo averlo identificato come una delle cause della fame nel mondo?

Come fare ce lo dice la Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN), incaricata di preparare e pubblicizzare il Protocollo, o Carta di Milano, documento-chiave di Expo che propone un “accordo globale sull'Alimentazione e la Nutrizione” da sottoscrivere in chiusura della grande kermesse: a partire dalla constatazione che “ …ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ancora commestibile sono sprecate, una quantità che rappresenta un terzo della produzione alimentare globale e sarebbe sufficiente a nutrire gli 868 milioni di persone malnutrite nel mondo”....…per ridurre del 50% lo spreco alimentare entro il 2020… sarà importante seguire una gerarchia di priorità precisa, che parte dalla prevenzione, per passare al riutilizzo del cibo per il consumo umano…”.

La vergogna di offrire a quasi un miliardo di persone sottonutrite  nel mondo il cibo ancora commestibile recuperato dai magazzini della grande distribuzione stracolmi di alimenti prodotti in eccesso e dagli scarti alimentari dei paesi ricchi… 
Continuiamo a utilizzare Expo 2015 per far sentire la nostra voce: un grazie a tutti coloro che hanno sottoscritto la lettera aperta al Presidente Renzi. 






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