Welfare di tutti

Famiglie che aiutano famiglie. Pierfrancesco Majorino lancia il "welfare partecipato" in apertura del Forum delle politiche sociali del Comune. E annuncia una salva di di nuove iniziative, di fronte alla crisi e alle emergenze (l'immagine è parte della mostra Riscatti, fatta da fotografi senza fissa dimora). ()
Mostra ri scatti pac milano  MassimoLaFauci580

La carta “forte” che l’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino si gioca subito sul palco della Fabbrica del Vapore, all’apertura del quarto Forum sulle politiche sociali del Comune, è l’atrio della Stazione Centrale. Qui sono passati (e passano) i 56mila profughi giunti a Milano negli ultimi 16 mesi dai paesi martoriati dalle guerre della sponda sud del Mediterraneo: Siria, Libia, Eritrea. Famiglie sfinite, con un terribile viaggio alle spalle (e un non facile futuro nell’Europa del nord), che però a Milano hanno trovato un primo soccorso, un’assistenza medica, una sistemazione civile, anche se temporanea. “A Roma forse non si rendono conto di questa cifra. 56mila in 16 mesi”. Eppure Milano l’ha fatto, e pur non senza problemi. “Alla Stazione centrale, dove questo fiume è passato c’erano e ci sono solo medici e cittadini volontari. Come è possibile? Dov’era ed è la Regione Lombardia, con le sue tanto pubblicizzate eccellenze sanitarie?”.

Il welfare ambrosiano (non solo il Comune e l’assessorato alle politiche sociali guidato da Majorino, ma anche il terzo settore e il volontariato), ha dovuto reggere, praticamente da solo, una triplice sfida. Oltre all’impatto delle migrazioni e delle guerre, l’impoverimento di intere fasce di famiglie dovuto a sette anni di crisi. E, insieme, i tagli alle spese dei comuni e per l’assistenza. “Nonostante tutto questo siamo riusciti a erogare 102 milioni in contributi di povertà, raddoppiando i posti in emergenza per i senzatetto, da 1248 a 2700. E 161 progetti attivi, o in via di attivazione, sui beni confiscati alle mafie. E poi un aumento delle risorse per le persone con disabilità, passando da 37 a 44 milioni.  Stando solo a questi numeri – dice Majorino - potremmo dire che noi e il terzo settore abbiamo fatto passi avanti giganteschi. Ma nessun delirio autocelebrativo è permesso in questi tempi difficili. Siamo ben consapevoli che i risultati in termini di risorse erogate non sono affatto sufficienti a reggere da soli l’urto della crisi”.

Questa, infatti, muta di continuo. Emergono nuove urgenze, e nuovi provvedimenti si rendono necessari. “L’investimento del Comune di Milano sul welfare cittadino è stato di oltre 212 milioni di euro – spiega il Sindaco Giuliano Pisapia - e ha riguardato progetti ben precisi che, grazie alle collaborazioni con le diverse realtà cittadine, hanno moltiplicato il valore di ogni euro speso, rafforzando l’efficacia degli interventi. Questo ha permesso di offrire anche una migliore capacità di risposta qualitativa ai nuovi bisogni sociali, come ad esempio quelli psicologici, non trascurabili in questi anni di crisi. Su questo tema Milano ha presentato gli sportelli di urgenza psicologica, un vero e proprio pronto soccorso psicologico gratuito per sostenere chi vive un momento di difficoltà, il primo progetto di questo genere in Italia”.

“Ora dobbiamo accelerare sul cambiamento delle politiche – dice Majorino – la difesa del welfare da solo non basta”. Un esempio: il Pac ha ospitato, con successo, la mostra fotografica “riscatti”, fatta da un gruppo di fotografi senza fissa dimora. Sono stati capaci di raccontare la città dal loro punto di vista. E ora si trovano con una professionalità apprezzata.

Riscatto è la parola chiave per tutti i nove giorni e le 40 sessioni del forum partito ieri. Non solo assistenza, lievitata sotto l’urto della crisi, ma anche qualcosa di più, la ricerca di strategie per rigenerare situazioni personali e sociali critiche.

“Abbiamo deciso, nella giunta, che quest’anno non taglieremo di un euro la spesa sociale. - premette Majorino - La prima priorità è accompagnare le persone più fragili. Dal 2012 al 2015 la domanda di contributi di povertà è cresciuta del 300%. E noi abbiamo risposto con 102 milioni di euro di contributi erogati. Non è sufficiente, lo sappiamo. Il Comune da solo non può fare quello che non fanno altri. E’ incredibile la lentezza, per un governo che fa della velocità la sua bandiera, dello sviluppo di un progetto nazionale contro le povertà, fatto anche di misure strutturali di sostegno al reddito. Ma questo non basta. La nostra seconda priorità è il ritorno a un vita attiva. E qui, grazie al lavoro del Celab, eroghiamo circa mille borse-lavoro per il reinserimento. In imprese, società partecipate, enti, strutture disponibili a investire per sei mesi su persone in difficoltà sociale.  E  stiamo raddoppiando l’esperienza delle squadre antidegrado, composte di cassaintegrati per sei mesi. L’anno scorso erano una cinquantina, ora li stiamo portando a cento. Quindi gli appalti alle cooperative di tipo b. E poi la disponibilità di un milione di euro di sostegni per gli affitti delle giovani coppie, a basso reddito, sposate o iscritte all’albo delle unioni civili. Per aiutare i giovani milanesi a mettere su famiglia.

La terza priorità. Affrontare con più forza il tema gigantesco dell’abitare. Quel che faremo è scommettere sul nuovo sistema dell’assistenza domiciliare. Integrando parti fino ad oggi frammentate, come l’assistenza domiciliare, familiare, custodia sociale. Oggi noi forniamo servizi, in sostanziale gratuità, a 14mila cittadini milanesi. Ma pensiamo che in un prossimo futuro se ne debbano aggiungere molti. Almeno il 10% in più. I non sufficientemente poveri, ma sufficientemente deboli. A cui il Comune non ha mai offerto nulla.

E poi, completare il censimento delle soluzioni di residenzialità sociale temporanea. Con un bando per i primi 560 posti letti. Con collocazioni appropriati per alcuni mesi, senza intasare le comunità a cui facciamo usualmente riferimento. Le abbiamo intasate perchè non c’era un’alternativa. Sulla residenzialità leggera. E con questo lavoro sulla residenzialità temporanea prevediamo persino di risparmiare delle risorse, fino a 4 milioni e 300 mila euro, una cifra importante, leva di altre azioni di promozione sociale, verso separati, donne che hanno subito violenze…. Quarta priorità. Se vogliamo che le nostre politiche sociali divengano più efficaci per tutti, e non solo per gli utenti tradizionali, da un lato dobbiamo insistere sul lavoro di riorganizzazione interna e territoriale, in corso, e dall’altro sul protagonismo diretto dei cittadini.

Qui l’assessorato di Majorino si associa a quello della Tajani (Sviluppo) e della Balzani (Bilancio) nell’avvio di progetti a forte contenuto di partecipazione. Ma annuncia una cosa diversa dal “crowdfunding civico” che mira a promuovere progetti dal basso finanziati dai cittadini, o il bilancio “partecipativo” in cui le nove zone di Milano che  a fine estate decideranno dal basso ciascuna su un milione di euro comunali di investimenti.  

 “Welfare di tutti” è il progetto più significativo a cui stiamo lavorando – dice - la sfida più ambiziosa. Un salto di qualità, che presenteremo in forma compiuta nelle prossime settimane. Riassumendolo in due battute: noi vogliamo creare nei quartieri reti di servizi condivisi per attivare i cittadini come protagonisti per generare risposte. Sia per gestire uno spazio pubblico che per attivare uno sportello per la gestione dei propri risparmi e l’educazione finanziaria che per sperimentare le badanti o le tate di condominio. Attivare reti e legami. Un pezzo del nuovo sviluppo della città. E qui pensiamo alle social street, esempio di auto-organizzazione, con cui abbiamo intenzione di collaborare. Un approccio molto simile a quello per l’infanzia, dove vogliamo sostenere famiglie che aiutano altre famiglie”.

E infine, quinta priorità, capire a quali cittadini, uomini o donne, rivolgersi. Noi siamo per tutta la Milano possibile, senza barriere. Per la politica dei diritti, civili, umani e di cittadinanza, di culto, specie per chi se li vede negati. Quindi ogni azione non discriminatoria fa parte delle nostre politiche sociali. Per questo abbiamo adottato la convenzione Onu sulla disabilità. Fino a una fondazione che si occupi di mettere a disposizione risorse e servizi ai portatori di disabilità, fisica o psichica. Specie se restano soli. La solitudine nella fragilità non deve prevalere”.

Sembra uno scenario roseo, questo dipinto da Majorino. Ma non lo è. “Dal 2004 al 2013 l’Italia ha visto un taglio del 77% nelle risorse destinate al fondo per le politiche sociali. Mentre Milano ha visto il 300% di domande di sostegno al reddito. Queste due cifre misurano la distanza dalla capacità nazionale di rappresentare la sofferenza urbana. Il governo deve darsi una mossa, su una strtegia nazionale sulla povertà, su un piano per i disabili, leggi sui diritti civili, un progetto sui minori stranieri non accompagnati. E il governo deve andare avanti anche sulle misure positive, come la riforma del terzo settore da irrobustire. Dove Milano si candida di nuovo a essere la sede dell’Autorithy sl volontariato e terzo settore, dopo lo sciagurato taglio apportato dal governo Monti. E infine le politiche di accoglienza dei migranti. Sulla base della nostra esperienza. E di scenari internazionali non tranquillizzanti. E qui chiediamo all’esecutivo uno scatto. E alla Regione Lombardia di esserci. A partire dall’assistenza sanitaria alla Stazione Centrale”.  

 


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Re: Welfare di tutti
05/03/2015 Beppe Caravita
Cara Rita,

Non esiste uno sportello di autoreclutamento del tipo che ipotizzi. Il Comune opera però con diverse associazioni di volontariato. Come la Casa della carità, la Caritas, Emergency, Sos Stazione centrale (e altre). Loro sono la porta di ingresso per offrire disponibilità.


Re: Welfare di tutti
05/03/2015 Rita

Ma i cittadini che volessero in questo ambito dare una mano a chi si rivolgono? A chi possono dare la loro disponibilità? Non c'è uno sportello del Comune per il volontariato? Grazie


 
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