Creare lavoro a Milano

La nostra città è ormai la capitale italiana delle startup, della manifattura digitale, del coworking e della sharing economy. Attività basate sull'iniziativa dei giovani. E l'assessorato al lavoro guidato da Cristina Tajani ora annuncia una nuova e ancora più ampia salva di iniziative mirate per diffonderle.
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Tre anni di politiche mirate. E ora i risultati cominciano a vedersi. “Milano sta dimostrando un’evidente capacità innovativa. E sulle nuove politiche per il lavoro ci giochiamo il futuro”

Cristina Tajani, assessore al lavoro e allo sviluppo economico del Comune di Milano descrive, cifre alla mano, la mappa del cambiamento.  “Oggi la nostra città è la capitale italiana delle nuove imprese, delle startup innovative, con 400 attive su 3600 italiane.  Con una generazione di nuova occupazione visibile. Non solo, anche negli spazi di coworking abbiamo la maggiore densità d’Italia, con circa 100 attivi e una trentina iscritti all’albo del Comune. E poi  nell’area di makers, ovvero della manifattura digitale avanzata, oggi riscontriamo 10  “Fab-labs” dotati di  stampa tridimensionale. Un numero di soggetti, nati da poco, che non ha riscontri anche in altre città europee. Ma che dà il segno di una cultura manifatturiera italiana che  sta rinnovandosi. In un’area che persino il Presidente Obama nel suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione ha citato come una delle più importanti per il futuro.  E infine lo sharing. Milano è la città con il più alto numero di iscritti in Italia al car e bike sharing. E vede anche la concentrazione di piattaforme di condivisione e di scambio di servizi, fino al crowdfunding, per il finanziamento via rete di progetti di impresa e sociali. Tutto questo si è sviluppato in buona parte spontaneamente, anche grazie all’infrastrutturazione di Milano, che è oggi una delle città più cablate d’Europa.  E poi anche per la diffusione del nostro wi-fi pubblico e gratuito, che ha raggiunto i 600 punti di accesso con oltre 200 mila iscritti>.

E poi? Questa la domanda da cui parte questo scenario che Cristina Tajani ha delineato in apertura di “Milano In”, convegno tenutosi all’Ex Ansaldo sabato 21 febbraio,  calibrato sulle prossime politiche e iniziative per sostenerlo.

<Questo tipo di processi chiamano in causa delle politiche nuove _ continua Tajani – e queste non possono che nascere anche attraverso un dialogo con i diretti interessati. Tre anni fa, per esempio, quando decidemmo di interessarci del fenomeno del coworking avviammo un coinvolgimento di coloro già attivi su queste pratiche. Proprio per evitare la sindrome della pubblica amministrazione di ritenere di per sé efficaci i propri strumenti. E questo metodo interattivo oggi lo stiamo applicando per la manifattura digitale, il crowdfunding  e la sharing economy, dove la nostra delibera quadro è stata preceduta da una consultazione con oltre 200 risposte>.

Quella del coworking è generalmente ritenuta una storia di successo, per il Comune di Milano. Riconosciuta e imitata anche in altre città italiane. Ma ora, per l’assessorato al lavoro, è venuto il momento di andare anche oltre. Verso un quadro più ampio di sostegno alla “innovazione partecipativa”, come l’ha definita Renato Galliano, direttore generale dell’assessorato.

<E’ stato pubblicato un avviso_ spiega Galliani _  per la selezione di idee, contributi e progetti, quindi in varie forme. Su innovazione sociale, economica, scientifica realizzata o da realizzare in forma partecipativa. Una prima selezione sarà il 25 maggio, partendo dal 23 febbraio. La seconda selezione sarà dal 22 giugno al 23 ottobre. E la terza dal 22 di novembre al 23 febbraio 2016.

Con questo noi vogliamo costituire un repertorio di idee e progetti relativi all’innovazione.

C’è poi l’avviso per per la costituzione di una rete di operatori della sharing economy in vari settori, senza preclusioni. I soggetti selezionati nel bando verranno iscritti in un elenco qualificato con cui il Comune intede avviare prossime attività in collaborazione.

La terza iniziativa, che prenderà il via nelle prossime settimane, è una piattaforma di crowdfunding civico. La prima azione è la scelta di una piattaforma, dialogando con gli operatori, che sarà una piattaforma già esistente e non prodotta dal Comune. Poi, questa piattaforma sarà relativa a progetti da parte di soggetti privati di innovazione sociale legata al civico. E quindi verranno valutati i problemi che intendono risolvere e gli impatti che potranno produrre. Qui  abbiamo destinato 400mila euro al co-finanziamento di questi progetti.  Con la regola secondo cui se un progetto raccoglie almeno il 50% del suo costo nel crowdfunding l’altra parte è coperta dal Comune.

Sul coworking, grazie anche al successo della sua precedente iniziativa,  abbiamo deciso di  produrre un secondo bando. Strutturato su tre misure.  Il primo è l’aggiornamento di un registro che attualmente vede 33 soggetti. Abbiamo aperto a soggetti anche non milanesi ma con attività a Milano. Poi l’aiuto ai coworkers (persone e microimprese) con un contributo al 50% delle spese con un massimo a 1500 euro. Poi 400mila euro per il sostegno agli investimenti, da parte delle aziende che gestiscono gli spazi,  a favore dei coworkers. Per esempio la messa in opera di impianti di allarme e di sicurezza negli spazi comuni.

L’altro bando è relativo a chi intende avviare spazi per i makers e per la manifattura digitale. Anche in questo caso verrà stilato un elenco di soggetti qualificati. La dotazione del bando è di 300 mila euro, metà per le imprese e metà per le fondazioni e associazioni.  Fondi per l’acquisto di macchinari e strumenti, ma anche per migliorare la sicurezza sia per chi ci lavora dentro o che ne fruisce i servizi. Un’area a cui il Comune presterà particolare attenzione, così come per la formazione, anche internazionale, e il tutoring di chi si avvicina a questo mondo della manifattura digitale>.

Ma non è tutto. Almeno altre due iniziative sono in corso d’opera. La prima riguarda Fabriq, l’incubatore sociale di Quarto Oggiaro che, dopo una prima tornata di sei startup incubate ora si appresta alla gestione di un secondo bando. E la prossima apertura di uno Smart City  Lab, insieme al Ministero per lo sviluppo economico, per consolidare e sviluppare i 14 progetti già maturati dentro il bando ministeriale sulle Smart City. Ora il Comune di Milano e il Mise  hanno stanziato 5 milioni a testa per dar vita a questa struttura non più soltanto di ricerca ma anche di incubazione d’impresa.

Molta carne al fuoco, come si vede, quella annunciata all’Ansaldo. Ma il gioco vale la candela. Secondo Stefano Firpo, del ministero dello Sviluppo economico, “ogni nuovo posto di lavoro creato da una startup ne genera quattro nell’indotto.  E ormai nel complesso le 3300 startup italiane hanno al loro attivo 14mila posti di lavoro equivalenti, per circa 700 milioni di fatturato”.  Un buon spiraglio nella crisi, e per le politiche pubbliche del prossimo futuro.


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