Le Officine Teodosio: dove i tranvieri prepararono l'insurrezione

Le Officine Teodosio dell' Azienda trasporti milanesi, Atm, oggi sono uno degli ultimi scampoli di lavoro operaio a Milano e conservano una storia densa di eventi, che ci riporta agli anni in cui i tranvieri qui organizzarono la propria lotta resistenziale. Questo imponente edificio razionalista venne costruito negli anni venti, durante la riorganizzazione del trasporto pubblico milanese, e da allora ospita i reparti di manutenzione e riparazione della rete e delle vetture tranviarie. All'epoca, tra via Teodosio e via Casoretto, si susseguivano prati e case isolate e le Officine campeggiavano come un fortilizio in quel nuovo quartiere, ancora sospeso nel limbo tra città e campagna. ()
officina ATM teodosio
La città tranviaria e la città operaia

Attorno alle Officine sorse presto una complessa struttura assistenziale aziendale che integrava i lasciti dell'ormai soppresso mutualismo socialista con l'ideale corporativo di stampo fascista. Nei terreni circostanti, acquisiti anni prima dalla cooperativa di edificazione dei tranvieri, sorsero le case popolari per i dipendenti Atm e nei locali di via Teodosio e di via Leoncavallo vennero organizzati uno spaccio alimentare, la mensa per i lavoratori e il Dopolavoro aziendale. La vita comune che si svolgeva in questi luoghi creò negli anni una coscienza comune solidaristica che fu alla base della riorganizzazione politica e sindacale della categoria.

Non a caso i lavoratori di via Teodosio costituirono un gruppo antifascista già nei primi anni quaranta e riuscirono ad indire alcuni scioperi per protestare contro le precarie condizioni di vita; diventò celebre lo “sciopero della mensa”, che venne replicato più volte nel corso degli anni, anche nel periodo della Repubblica sociale italiana.

I 20 mesi delle Officine

Durante i 20 mesi di occupazione tedesca, i tranvieri conobbero due modi diversi di manifestare e organizzare il proprio antifascismo. Da una parte, grazie ad alcuni storici sindacalisti come Giovanni Buscaglia, si ricostituì un gruppo di ispirazione socialista che contrattò con la direzione aziendale e ottenne la gestione di alcune strutture solidaristiche come la mensa di via Teodosio e il Dopolavoro. Dall'altra i lavoratori più giovani, che erano entrati in contatto con il Partito comunista, si organizzarono per creare un movimento antifascista in grado di sollevare proteste e di fare propaganda attiva in vista dell'insurrezione.

Già dal dicembre 1943 i tranvieri abbozzarono le prime rivendicazioni sindacali e promossero uno sciopero, che non ebbe esito positivo, ma che portò i nuclei clandestini a lavorare con maggior impegno e in modo più capillare in tutti i depositi. La risposta dei tranvieri superò le più ottimistiche aspettative con lo sciopero generale del marzo 1944.

I lavoratori dell'Atm incominciarono lo sciopero il secondo giorno del mese, causando il blocco totale dei trasporti urbani. L'astensione dal lavoro durò quattro giorni, durante i quali i militi della legione Muti e i paracadutisti tentarono, con poco successo e molti incidenti, di riavviare le vetture ferme. Nelle stesse ore gli agenti della questura compirono numerose retate nelle case dei lavoratori attorno via Teodosio. Alcuni di essi riuscirono a scappare grazie alla protezione data loro dagli altri abitanti, molti altri furono invece interrogati e imprigionati. Non sappiamo con precisione quanti tranvieri vennero deportati nei campi di concentramento tedeschi, sappiamo solo che 14 di loro morirono in prigionia.



Verso il 25 aprile

La dura repressione seguita agli scioperi portò con sé un'ondata di paura che si diffuse tra i lavoratori dell'Atm, un'azienda che era ancora saldamente in mano ai quadri del Partito fascista repubblicano. Nonostante ciò, i militanti comunisti delle Officine Teodosio promossero nuove rivendicazioni salariali e nuove astensioni dal lavoro a partire da settembre 1944, riscuotendo una buona partecipazione. L'azione clandestina era ormai orientata alla preparazione dell'atto insurrezionale: anche gli scioperi, pur dichiarando rivendicazioni economiche, manifestavano in realtà una posizione politica. In questi mesi inoltre alle Officine Teodosio vennero fondati sia il Comitato di agitazione sia una formazione militare, che inizialmente fu inquadrata come distaccamento della 110° Brigata Garibaldi e dopo la Liberazione fu riconosciuta come 192° Brigata Garibaldi. Altri lavoratori aderirono invece alle Brigate Matteotti; tra di loro anche Orazio Maron, operaio di via Teodosio non ancora diciassettenne che, sorpreso mentre trasportava materiale clandestino, venne fucilato in via Botticelli il 6 gennaio 1945.


La liberazione in tram

Già a febbraio del 1945 i documenti del Comando piazza di Milano registravano la piena attività dei tranvieri, che disponevano di squadre armate pronte all'insurrezione: sin dai giorni precedenti al 25 aprile il loro ruolo fu quello di presidiare i depositi, impedire furti o danneggiamenti al materiale rotabile da parte degli occupanti tedeschi. Le Officine Teodosio furono invece controllate direttamente dalla 192° Brigata Garibaldi, che, oltre a presidiare gli stabili e a scortare il nuovo commissario dell'Atm presso Foro Bonaparte, partecipò alla cattura di un autotreno tedesco carico di armi in transito nel quartiere, alla battaglia per la liberazione dello stabilimento Innocenti dai soldati tedeschi asserragliati al suo interno e agli scontri a fuoco presso la stazione di Lambrate.

Com'è noto, i combattimenti in città durarono ancora diversi giorni, ma i tranvieri riuscirono a riattivare il servizio di trasporti urbani già il 28 aprile. Quando i giorno successivo le unità del IV corpo americano raggiunsero le porte di Milano trovarono i tram funzionati, simbolo di una classe operaia che non solo era stata in grado di liberarsi dall'occupazione, ma che già lavorava in autonomia alla ricostruzione del paese.




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