Emergenza casa. Presentate le proposte della Lista Tsipras per l'area metropolitana.
Scelta condivisa dalla Lista Tsipras che con i sette punti della sua proposta al Comune presentata ieri all'Auditorium di Valvassori Peroni alla presenza di un discreto numero di cittadini, indica una chiara strategia. Aumento delle risorse per l'edilizia pubblica, recupero del patrimonio e costruzione di nuovi alloggi in deroga al patto di stabilità, pressioni sulla Regione perché destini all'edilizia pubblica il 2% del suo bilancio, espansione del microcredito per il recupero abitativo degli alloggi, contrasto alle occupazioni abusive attraverso misure che offrano alternative reali e tempestive, uso delle risorse derivanti da alienazioni del patrimonio, che devono comunque essere limitate e residuali, per nuove costruzioni e non per coprire gli effetti della cattiva gestione, una fiscalità differenziata mirante a disincentivare il fenomeno degli alloggi privati sfitti. E soprattutto l'idea, politicamente forte, di far assumere alla costituenda Città Metropolitana parte delle funzioni relative alla gestione delle risorse per l'edilizia pubblica, che oggi competono unicamente alla Regione Lombardia.
Il problema è complesso e spinoso ma, pur nella varietà dei temi e dei punti di vista, tutti gli intervenuti hanno sostanzialmente concordato con questa strategia, che mette al centro il rilancio del patrimonio pubblico. Stefano Chiappelli del Sunia ha ricordato che dall'abolizione dei fondi Gescal sono finiti gli investimenti nell'edilizia pubblica (anche se i prelievi sono continuati sotto altra forma) e il governo Renzi non è andato più in là di un fondo (modesto) per la cosiddetta morosità incolpevole, non ha ancora ripartito un euro di quelli previsti dalla legge sulla casa e non ha prorogato il blocco degli sfratti creando una situazione insostenibile. Renato Lindo del Sicet ha sottolineato quelle che ha definito “due chicche” del governo Renzi: la privazione per gli abusivi di diritti basilari come la residenza e i servizi essenziali e la possibilità di vendere in blocco il patrimonio pubblico. Aler infatti pensa di risanarsi con la vendita di 10.000 alloggi, ma anche il Comune di Milano secondo l'esponente del Sicet non ha rispettato gli accordi del 2012 che prevedevano finanziamenti per aumentare l'offerta abitativa. Mentre sulle occupazioni per stato di necessità, ma in generale sulla sicurezza, il Comune “ha rincorso la destra”. Giudizio negativo anche sul cosiddetto housing sociale, promosso invece dall'amministrazione Pisapia, che per Lindo è una mistificazione perché strumentalizza l'emergenza abitativa e propone soluzioni quasi a prezzi di mercato. Bruno Cattoli, segretario dell'Unione Inquilini, ha fatto osservare che la situazione è simile a quella degli anni 80, con l'aggravante che la povertà in cui sono cadute molte famiglie non è momentanea ma strutturale, quindi le misure di accompagnamento per uscire dalla crisi messe in atto dal Comune sono insufficienti. La maggior parte dei morosi sono persone che non hanno altra soluzione se non l'edilizia pubblica. Oggi concretamente succede che per le lentezze procedurali e la scarsità delle risorse le famiglie sfrattate "finiscono quando va bene ai servizi sociali" e magari vengono mandate presso comunità di altre città. Per Cattoli sarebbe necessaria una forte penalizzazione fiscale degli alloggi sfitti e l'imposizione ai costruttori di quote di edilizia sociale, come avviene in altri comuni.
Il presidente di Zona 3 Renato Sacristani ha proposto l'istituzione di “misuratori sociali” da cui risulti se l'emergenza casa è divenuta o no la priorità sociale dell'Amministrazione comunale. Il primo misuratore dovrebbe essere il numero di appartamenti comunali sfitti, che deve essere rapidamente azzerato e ritiene che per il raggiungimento di questo obbiettivo la scelta di MM sia stata la migliore possibile. Il secondo l'entità delle risorse destinate alla casa, aprendo anche un confronto col Governo. I fondi sono scarsi, ma per Sacristani non è accettabile che per la M4 il Comune si sia indebitato e sull'emergenza casa non lo possa fare. In questo quadro misure come l'istituzione di un'Agenzia per la casa e un piano di microcredito seppur positive sono insufficienti, perché è necessaria “una vera e propria politica industriale per la casa”. Anche il presidente del Consiglio Comunale Basilio Rizzo, che si è detto completamente d'accordo con le proposte della Lista Tsipras, ha sostenuto che per affrontare il problema casa i fondi vanno trovati e non è possibile rispettare il patto di stabilità. Ha ricordato che per l'EXPO nell'assestamento di bilancio sono stati anticipati 20 milioni del bilancio 2015 che sarebbe stato meglio destinare all'emergenza abitativa. Anche lui ha proposto un nuovo indicatore (l'ERAP come lo ha definito, ossia l'equivalente per la ristrutturazione di un alloggio popolare, che è calcolata in media in 15.000 euro). Annunciando che non voterà più nessun investimento entro la cerchia dei navigli ha fatto l'esempio della transazione da 15 milioni per il negozio di Versace in Galleria, quindi 1000 ERAP, mille alloggi, e della campagna di manifesti per la M4 da 300.000 euro, ossia 20 alloggi popolari che avrebbero potuto essere resi disponibili. Si è detto convinto che la priorità assoluta devono essere le periferie perché la condizione umana che vi si vive, l'AMSA che non passa, scatena una intollerabile guerra tra poveri con conseguenze nefaste per la città.
Sarebbe stato interessante
conocere la posizione di Daniele Corritore, già City manager e ora
presidente di MM Spa, ma si è dato malato e al suo posto il giovane Corrado Bina, responsabile della Divisione Housing di MM Spa si è
limitato a ricordare che loro si occupano delle case comunali da solo 20
giorni lavorativi. Ma ha confermato le cifre su riportate, ha
sostenuto che le occupazioni abusive non sono il primo ostacolo per
rendere gli alloggi disponibili per le assegnazioni perché incide
molto di più la morosità e ha ricordato che ogni anno si aggiungono
circa 500 nuovi alloggi per finite locazioni che vanno anch'essi
recuperati e riassegnati.
A tarda serata ha preso la parola l'Assessore Benelli, definendo quella attuale la peggiore crisi abitativa dal dopoguerra. Per Benelli i governi non hanno affrontato l'emergenza e neppure quello in carica fa molta eccezione. Nessun fondo è stato assegnato e i comuni, oltre dal taglio dei trasferimenti statali, con il patto di stabilità sono stati colpiti dalla perdita dell'autonomia perfino di decidere quali interventi fare. In questa difficilissima situazione la Giunta ha il compito di occuparsi dei problemi sociali ma anche di conservare a Milano la sua vocazione al dinamismo e ad essere una città avanzata di modello europeo. Quindi mobilità sostenibile, nuove metropolitane, EXPO, eccetera. “Aiutatemi a far capire” ha esclamato a un certo punto Benelli, che ha difeso le scelte del Comune e criticato aspramente l'operato della Regione. La Regione Lombardia, ha affermato con foga l'assessore al Demanio di Pisapia, ha precisi compiti sulla casa ma non stanzia risorse per le politiche abitative, ha azzerato i 120 milioni previsti ed è responsabile di Aler che è una piaga per Milano con i suoi 350 mln di debiti e un enorme patrimonio abbandonato al degrado nel territorio comunale. La Regione, ha ricordato Benelli, fa le regole, decide le assegnazioni in deroga ed è all'origine della crisi dell'offerta.
Già, la Regione col suo bravo presidente Maroni. Quello, assieme a Salvini e a tutta la destra, si prepara a “riprendersi Milano” come ha recentemente affermato. E mettere alle corde la Giunta Pisapia, farla apparire come la responsabile della bomba sociale che si è creata con la crisi abitativa forse è proprio ciò a cui puntano gli strateghi locali del passato ventennio. All'uscita l'assessore Benelli, richiesta del perché si sia aspettato tanto a sfilarsi dalla morsa dell'Aler e affidare il patrimonio a MM, ha risposto “abbiamo provato a seguire una corretta collaborazione istituzionale”. Giusta scelta o ingenuità, ora il tempo stringe e la scelta di MM Spa deve rendere evidente la differenza tra una buona gestione e quella inefficiente e corrotta degli amici di Maroni, Salvini e Formigoni. Ma non si può più sbagliare ed è necessaria la massima unità delle forze progressiste e di sinistra su una comune prospettiva strategica. Potrebbe essere questo il contributo delle proposte presentate ieri sera dalla Lista Tsipras.