Nasce la Città Metropolitana

A Palazzo Isimbardi è stato eletto due giorni fa il Consiglio della Città Metropolitana Milanese. Gli elettori, in questa fase costituente, sono stati gli amministratori (2.054 tra Sindaci e Consiglieri) del Comune di Milano e degli altri 133 Comuni che fanno parte della neonata Città Metropolitana. Gli eletti, con voto ponderato, sono i 24 membri del Consiglio metropolitano, che entro il prossimo 31 dicembre dovranno stilare lo Statuto del nuovo Ente che si sostituisce alla Provincia.

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Milano

Questa nuova istituzione, dalla gestazione lunghissima – se ne parlava già negli anni ’70 del secolo scorso – vede la luce con un ritardo solo parzialmente recuperabile, ma potrà comunque consentire importanti risultati nella gestione del territorio che ha più stretti rapporti con Milano. L’Ente nasce in un contesto di grandi trasformazioni dell’assetto amministrativo del territorio regionale e nazionale. E’ iniziato il lavoro di stesura della Legge Urbanistica Nazionale (Legge Quadro) con la recente proposta del ministro Lupi, che, pur recependo in parte alcune impostazioni elaborate dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, registra squilibri e carenze che ne impongono una incisiva revisione. Tuttavia è un testo che avvia finalmente la riforma della legislazione urbanistica nazionale, ferma alla legge del 1942.

A livello intermedio è in atto la riforma delle Province che restano con funzioni limitate ma conservano il compito di produrre l’importante strumento costituito dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Alcune di esse si trasformano in “Città Metropolitane”: dieci ne prevede la recente “Legge Del Rio” n. 56/2014. In realtà solo tre hanno dimensioni e popolazione tali da giustificarne la costituzione: Milano, Napoli e Roma, anche se la capitale, grande bacino residenziale e terziario, non ha la vivacità produttiva e l’intensità degli scambi commerciali che sono propri di un’area metropolitana. Parallelamente è iniziato il processo di accorpamento in consorzi di servizi e unioni dei Comuni, che nella sola Lombardia sono più di 1.500, tanti, troppi se pensiamo che quelli con meno di 5.000 abitanti sono oltre 1.100, di cui circa un terzo con meno di 1.000 abitanti.

Ben venga quindi la Città Metropolitana Milanese, che potrà razionalizzare la rete e la gestione dei trasporti e dei servizi e far fronte al disordine edilizio in un’area strategica, dove negli ultimi trent’anni la mancata presa in carico dei problemi alla scala territoriale ha prodotto crescenti squilibri sempre più difficilmente affrontabili. Un territorio dove l’urbanizzazione è esplosa a nord di Milano (basta guardare una foto satellitare per rendersene conto) da Gallarate a Lecco e oltre. Una espansione edilizia che a fronte di una densità di insediamenti relativamente modesta nel confronto con altre aree metropolitane europee, ha però occupato una percentuale altissima di superficie. Il processo di consumo di suolo agricolo sembra inarrestabile: solo dal 1999 al 2007 nella nostra regione si sono urbanizzati oltre 430 kmq, di cui oltre 250 di territorio di alto valore agricolo. Problema vitale a livello ambientale e insieme problema di gestione dello sviluppo, con crescenti difficoltà per la realizzazione delle infrastrutture e la riorganizzazione di polarità di interesse regionale. Benvenuta dunque la Città Metropolitana arrivata con 30 anni di ritardo a razionalizzare nei limiti oggi possibili l’evoluzione del territorio. Si occupi quindi di concerto con la Regione di trovare soluzioni gestionali a breve e definire progetti di lungo respiro per la rete ferroviaria, passeggeri e merci. Si attivi per risolvere i nodi del servizio integrato di trasporto pubblico fra i comuni della cintura. Dia l'avvio a soluzioni accettabili per una edilizia residenziale sociale che vada a riequilibrare (soprattutto nelle aree dismesse) un mercato centrato su tipologie unifamiliari con spreco ormai inaccettabile di territorio o bloccato su interventi ad alto costo che non trovano mercato. Come pure occorrerà intraprendere iniziative di revisione legislativa per consentire di allargare i confini asfittici della Provincia entro i quali tuttora la legge obbligatoriamente rinchiude l’area metropolitana milanese. La sciagurata istituzione della provincia di Monza e Brianza ha tolto una porzione di territorio essenziale alla funzionalità dell’area metropolitana, senza contare che le dinamiche di sviluppo in atto da decenni legano Milano oltre il confine con le Province di Como e di Varese. Già oggi però sagge adesioni di alcuni Comuni (vedi Saronno) che stanno fuori dalla provincia di Milano, ne consentono l’inclusione nella Città Metropolitana e si può sperare che si inneschi un processo virtuoso verso una sua configurazione più razionale, che la legge comunque consente per spontanea adesione.

Non dimentichino però i nuovi responsabili dell’area metropolitana la salvaguardia indispensabile del verde residuo da tenere tenacemente a disposizione per le reti verdi: la trama ecologica e le piste ciclabili, incentivando un mezzo di trasporto che ha sicuramente un futuro per i trasferimenti di lavoro a breve raggio. Tra i problemi gestionali e finanziari (non basterà certo il bilancio esausto della Provincia di Milano) non dimentichino i Consiglieri di sostenere la causa del finanziamento necessario alla gestione dei Parchi, garanzia di qualità ecologica e paesaggistica che si riflette sulla nostra qualità della vita; non permettano che continui l’assedio dei terreni agricoli, tuttora insidiati da ambigui articoli di legge e da piani urbanistici fino a ieri sempre troppo preoccupati di riservare ai Comuni le entrate degli oneri di urbanizzazione, per quanto indispensabili per le disastrate finanze degli Enti locali. Certo, per operare con una visione lungimirante occorrerà che lo Statuto dia un significato strategico al nuovo Piano Territoriale di competenza della Città Metropolitana e mantenga fermi gli elementi strutturali del territorio ben oltre le scadenze temporali che la legge assegna a questo strumento di governo.

Nella fase più delicata di assestamento normativo il nuovo Ente potrà ottenere utili apporti da Centri di studio come il PIM che affronta da decenni le problematiche territoriali dell’hinterland milanese; così pure potrà avvalersi della Sezione lombarda dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, che da sempre ha fatto dell’area metropolitana un oggetto essenziale delle sue ricerche. Guardando in positivo gli sviluppi futuri, va considerato che la legge prevede un processo di riassetto amministrativo che porterà verso l’elezione diretta del Consiglio della Città Metropolitana. Obiettivo possibile quando le nuove Municipalità potranno ripartirsi la gestione del Comune di Milano e saranno in grado di equilibrare il peso politico del capoluogo con quello degli altri Comuni dell'area metropolitana.

Ma questo è un processo già in atto, che troverà nel tempo, in forza della legge, un esito certamente positivo.

Giacomo Graziani


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