Città studi: laboratorio verde di Milano?

Il progetto Campus Sostenibile, lanciato nello scorso giugno dal Politecnico e dall'Università Statale, sta arrivando ai blocchi di partenza. Tanti i progetti per Città Studi: dalle piste ciclabili alle energie alternative, alla bio-architettura, agli spazi verdi e all'alimentazione a chilometro zero. Una vetrina di innovazione concreta _ spiega Alessandro Balducci, prorettore del Politecnico e coordinatore del progetto _ che verrà costruita anche con la partecipazione della Zona e dei suoi cittadini. Approccio partecipativo anche per la piscina Ponzio, ancora in attesa di un finanziamento da parte del ministero dell'istruzione-università-ricerca.
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leonardo da vinci

Città Studi, anno 2015. Nel quadrilatero tra piazza Leonardo, via Celoria, Bonardi e Ponzio il traffico sarà silenzioso, e prevalentemente di biciclette. Un negozio di prodotti biologici e a chilometro zero fornirà gli studenti prodotti del parco Sud Milano. Spazi di ritrovo in strutture in legno ecologiche svetteranno curve dai tetti di architettura, insieme a tetti fotovoltaici. E una centrale energetica a trigenerazione userà anche il calore geotermico dell’abbondante acqua di falda di Lambrate per climatizzare, a basse emissioni, gli edifici universitari.

Questi solo alcuni  dei 50 progetti raccolti tra studenti, ricercatori e professori di Città Studi. Dopo l’avvio lo scorso giugno dell’iniziativa Campus Sostenibile da parte del Politecnico insieme all’Università Statale di Milano. Obbiettivo: entro il fatidico 2015 dell’Expo fare di questa zona, con i suoi 40mila studenti e 4mila professori, non solo una fabbrica di conoscenza più dinamica ma anche un vetrina concreta di quanto vi si ricerca, si pensa, si sviluppa. Al servizio delle persone, ambiente, energia, accessibilità. I quattro temi del progetto.

Ma sarà un’iniziativa chiusa negli spazi universitari oppure aperta alla Zona? Lo chiediamo ad Alessandro Balducci, prorettore del Politecnico di Milano, coordinatore dell’iniziativa.

Che cos’è, nella sostanza, il progetto campus sostenibile?

Lo abbiamo lanciato qui all’interno del Politecnico. Lo scorso giugno, quando abbiamo aderito al network internazionale dei campus sostenibili. Poi lo sforzo è stato subito quello di coinvolgere anche l’Università degli Studi di Milano. Per partire ragionando su tutta l’area del campus e sui principali temi, ambiente e alimentazione compresi. L’obbiettivo era semplicemente quello di dire: noi oggi lavoriamo in tante direzioni, sostenibilità e innovazione. E per la Statale salute, verde e tanto altro. E’ assurdo che noi non riusciamo a concretizzare qui quelle che sono le nostre ricerche. Sul portale, quindi, abbiamo lanciato una specie di chiamata aperta a tutti coloro che avevano dei progetti da proporre. E da qui in avanti il progetto si è rivelato per noi una straordinaria opportunità di lavoro interdisciplinare, tra due università che non si erano mai davvero parlate. Invece abbiamo lavorato con chi si occupa di medicina, ambiente, verde….ma anche, dentro di noi tra architetti, designer, urbanisti, ingegneri, energetici. Abbiamo sviluppato quattro tavoli di lavoro sui temi delle persone, energia, ambiente, accessibilità. E stiamo cercando di capire come far diventare questo progetto una sorta di vetrina di sperimentazione per la città sulla sostenibilità.

Cominciando anche dalle cose piccole. Quando noi oggi, al Politecnico, mettiamo mano a interventi di manutenzione ordinaria degli edifici cerchiamo di farlo guardando al risparmio energetico, a forme di isolamento termico, e di raffrescamento naturale o poco energivoro. E all’uso dei  materiali riciclabili. Anche la nostra sensibilità è cambiata.

Poi la creazione di spazi vivibili all’interno, la pedonalizzazione di alcune strade, la costruzione di piste ciclabili, tutte cose che, credo, saranno viste con interesse positivo dalla zona. Saranno passi concreti, infatti, verso un’area Città Studi a decrescente intensità di traffico e di inquinamento.

Quali i prossimi passi?

Fino ad oggi Campus sostenibile è stato un progetto prevalentemente interno. Dovevamo sviluppare un’organizzazione specifica, condivisa. E ci siamo subito collegati al network internazionale di questi campus, l’International Sustainable Campus Network, facendo nostre alcune buone pratiche.

Ora stiamo ristrutturando il sito-portale, proprio con l’obbiettivo di aprirlo all’esterno. E rendere più chiare e intellegibili le attività davvero in corso. Perché ancora sul sito non si capisce ancora quali siano le proposte effettive. Che poi daranno luogo al processo di affinamento, reperimento di risorse e infine di realizzazione

Già oggi nel sito Campus sostenibile si può segnalare. Però vorremmo che tutti i cittadini potessero intervenire. E dare suggerimenti. Entro fine febbraio il sito sarà ristrutturato in questa direzione. Si comincerà a discutere. E vorremmo tenere anche degli incontri aperti. Con i cittadini e con la Zona.

Avete avviato, se non sbaglio, una serie di contatti con l’Amministrazione….

Pochi giorni fa abbiamo visto L’Assessore alla viabilità Maran, e poi Maria Berrini, Amministratore unico di AMAT – Agenzia Mobilità Ambiente Territorio. Si è parlato di mobilità nella zona. Noi vorremmo liberare dal traffico, per una certa misura, l’interno di Città Studi e favorire l’accesso con i mezzi pubblici, raccordato con le bicilette in affitto e a un sistema di piste ciclabili. Questo uno degli assi del campus sostenibile.

Ma andremo avanti. A Dicembre, dopo aver fatto il punto sui tavoli di lavoro e sui progetti, abbiamo deciso di passare a una modalità più operativa. Dopo gli incontri con Maran e i suoi funzionari, ora rivedremo il presidente del consiglio di Zona 3 Sacristani. Vogliamo infatti programmare un ciclo di  incontri pubblici sul tema campus sostenibile.

Quale potrebbe essere il valore percepito dalla zona, una volta sviluppato il progetto?

Anche scientifico e culturale. Noi qui, in tutta Città Studi, facciamo abitualmente decine di incontri di carattere tecnico scientifico e culturale ogni mese. Centinaia ogni anno, dipartimento per dipartimento. Le porte delle università sono sempre aperte, non ci sono pass. Svilupperemo quindi la disponibilità a far entrare i cittadini.

Vogliamo creare un link con la città. Al Mit, dove ho insegnato, è abituale, è una logica aperta, open source.

E a novembre partiremo con la celebrazione dei 150 anni del Politecnico. Con un programma che prevede lezioni aperte alla città e alle scuole e durerà 12 mesi. Questa potrebbe essere la porta poi per cominciare a costruire questa vetrina. Che poi dovrà ulteriormente svilupparsi in direzione dell’Expo 2015.

Eppure qui nella Zona qualcuno ha visto Campus Sostenibile come un’operazione un po’ chiusa in se stessa, e di espansione del Politecnico in nuovi spazi…

Mi stupisco che venga interpretata come un’operazione di nicchia. Vi sono stati con ogni probabilità alcuni malintesi. E mi riferisco al campo Giuriati e alla piscina Ponzio. Ricostruiamo la vicenda. Abbiamo avuto la possibilità di partecipare ai fondi ministeriali della legge 338 per le residenze universitarie. Che, estensivamente, possono servire anche a occuparsi di strutture di servizio. E tre anni fa, tramite un accordo con il Comune di Milano, abbiamo chiesto di accedere a questi fondi anche per la riqualificazione del complesso sportivo Giuriati. Però il finanziamento prevede che vi debba essere comunque un quota minima di residenze universitarie realizzate perché possano esservi incluse anche operazioni su strutture di servizio. Il Comune di Milano aveva difficoltà a gestire e riqualificare il Giuriati e l’aveva chiesto a noi. Gli abbiamo risposto che non avevamo fondi diretti disponibili ma avremmo potuto fare assieme la domanda per questi fondi. Alla fine abbiamo ottenuto il finanziamento e ora ci stiamo occupando del Giuriati. Oggi l’impianto non ha alcuna limitazione verso nessuno, rispetto a prima. Anzi è ristrutturato, e rimane la possibilità di realizzare una residenza universitaria come piccolo ampliamento interno alla Casa dello studente di Viale Romagna. Quindi il Campo Giuriati non verrà in alcun modo alterato.

Sulla scorta di questa esperienza è stata fatta la proposta per la piscina Ponzio. Che attualmente è in condizioni disastrose. Qui non ricordo se l’iniziativa è stata nostra o del Comune. Però, parlando con il settore Sport del Comune, si è deciso di inviare ancora assieme la domanda. Che è stata solo e semplicemente inviata, e non sappiamo ancora nulla. Se sia stata accolta o meno. Nessuno comunque ha intenzione di privatizzare la Ponzio, di chiuderla, ricoprirla o costruirci. Alcuni persino dicevano che avremmo avuto intenzione di costruire sul giardinetto. Nulla di tutto questo. Sono certo solo di una cosa. Nel caso in cui ci accordassero il finanziamento Miur ne discuteremmo con tutti su quale intervento fare. In primo luogo con la Zona. Abbiamo la massima disponibilità perché sia un valore aggiunto per la zona, e non solo per il Politecnico.

Questi  sono stati i due malintesi. Giuriati e Ponzio. In ambedue i casi siamo in presenza di un ente pubblico che aiuta un Comune a corto di risorse nel risolvere un problema. E fare un servizio al resto della città.

Il Giuriati, prima, era in forte perdita. Oggi, con la ristrutturazione e le attività delle associazioni sportive, il suo passivo pare essersi ridotto di molto….

Lo stiamo gestendo. E si è fatta un’operazione sensata di riqualificazione.

Ultimo tema caldo è l’istituto neurologico Besta. Più volte in predicato per il trasferimento via da Città Studi. La sua area interesserebbe a molti…

Mi pare che il trasferimento del Besta sia bloccato, con la chiusura del consorzio Città della Salute. Quindi è inutile spendere parole sulle sue aree. Piuttosto si sta aprendo un rapporto molto interessante tra noi e loro sull’innovazione. Tra un mese terremo un forum congiunto per iniziative congiunte tra direttori di ricerca. Loro ci hanno detto che hanno un sacco di domande da farci. Ci hanno persino chiesto una sorta di “Consolato del Politecnico” dentro l’istituto. E abbiamo già firmato un protocollo di intesa generale, con la parte scientifica che va avanti.

Non mi meraviglia. Le neuroscienze sono in rapidissimo sviluppo grazie proprio a strumentazioni tecnologiche di frontiera, come gli Eecg, le Nmr funzionali, i sensori, i laser, i modelli di simulazione paralleli. Oggi medicina di punta e tecnologia si muovono assieme…E’ un’area estremamente viva…

Lo ha capito il Mit che ha avviato collaborazioni nella medicina. E lo abbiamo capito anche noi. Di qui anche altre iniziative con l’Università Statale.

Quindi, un incubatore d’impresa anche a Città Studi per possibili aziende innovative?

Ce lo ha chiesto Sacristiani, il presidente della Zona, indicandoci anche l’area dismessa della Innse. Come Politecnico però abbiamo già l’incubatore d’impresa alla Bovisa e averne due non sarebbe facile. Comunque abbiamo espresso una nostra disponibilità.

 


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