Storie di ordinario fascismo

25 marzo 1974 ore 13,00, davanti alla Casa dello Studente a Milano, due neofascisti ferirono gravemente una bambina di 9 anni  all'uscita dalla Scuola Elementare Leonardo da Vinci, ferma all'edicola per acquistare delle figurine. ()
Casa dello studente 01
Chiara A. allora aveva 9 anni ed abitava di fronte alla Casa dello Studente di viale Romagna. Uscita da scuola si fermò per acquistare delle figurine all'edicola d'angolo e una pallottola sparata da due neofascisti la ferì gravemente.
Chi materialmente sparò era Marco Pastori mentre si trovava a bordo di una vettura guidata da Alessandro Danieletti:  sparò ad altezza uomo e colpì  la piccola vittima che si salvò per puro caso, nonostante il proiettile avesse trapassato il bacino, senza fortunatamente colpire organi vitali. Un giovane, fra i molti fermi a quell'ora davanti alla Casa dello Studente, ebbe la prontezza e il coraggio di partire all'inseguimento della macchina e di bloccarla in viale Lombardia. Riuscì a fermare i due neofascisti  e la Polizia , giunta dopo poco, riuscì a catturare Marco Pastori, mentre Danieletti scappò a Pian di Rascino (Rieti) dove fu poi arrestato nel maggio successivo, dopo un cruento conflitto a fuoco. Marco Pastori , all'epoca minorenne, fuggì dopo una settimana dal carcere minorile Beccaria, fu nuovamente arrestato sotto casa nei giardinetti di p.le Gorini e poi processato con il complice.
La pena fu molto lieve perchè il criminale atto fu ritenuto un semplice gesto dimostrativo senza che fosse riconosciuta l'intenzionalità di uccidere o di ferire.
Io conoscevo bene la sorella di Chiara, di cui sono ancora amico, e la storia mi impressionò molto. Chiara fisicamente si è ristabilita, ma i segni del ricordo continuano a ferirla a distanza di quasi 40 anni!
Quello che colpisce è la storia di questi due neofascisti e, oggi, sappiamo per certo che la valutazione del giudice di allora fu sbagliata: avevano intenzione di uccidere e sarebbe stato molto meglio per la comunità che rimanessero in carcere per tutta la vita!
Dal racconto di Danieletti alla polizia emergono gli antefatti della vicenda e le connivenze tra polizia/magistratura e movimenti neofascisti.
La sera del 23 marzo 1974 Danieletti e Pastori andarono, verso le undici, a un appuntamento con dei ricettatori, nella boscaglia del parco Lambro. Pastori, allora diciasettenne  appena evaso dal riformatorio Beccaria, era molto nervoso. Mentre aspettavano, qualcosa si mosse dietro un cespuglio. Pastori sparò tre colpi ad un impiegato di banca, Lucio Terminiello, che era lì per tutt' altro motivo e morì poco dopo in ospedale. Due giorni dopo, i "neri" si rividero: "Devi sbarazzarti della pistola", disse Danieletti a Pastori. "Sì, ma ho ancora qualche colpo. Andiamo a spararlo ai ' rossi' ". Così i due saltarono su una Fiat 128 per un improvvisato raid contro le roccheforti della sinistra a Città Studi. Era mezzogiorno; passarono veloci davanti alla facoltà di Architettura sparando tre colpi, poi altri cinque contro la Casa dello studente: ferirono un passante e Chiara.
Qualcuno, quando già un perito balistico stava per scoprire l' assassino del parco, cambiò la canna della Beretta calibro 22 depistando le indagini. Per scoprire chi erano i complici dei "neri" il giudice istruttore di Milano Maurizio Grigo, oltre a un mandato di cattura per omicidio contro Pastori, ha firmato alcune comunicazioni giudiziarie. Destinatari, i periti che ebbero fra le mani la pistola del delitto.  Quando Danieletti e Pastori si reincontrarono in carcere Pastori disse: "Non dobbiamo preoccuparci per il parco Lambro un amico ha cambiato la canna della pistola". Dopo il raid di Città Studi, la Beretta 22 era finita, per coincidenza, in mano allo stesso perito balistico che si stava occupando del delitto del parco. Pur senza capire in che modo fosse possibile, il tecnico aveva notato che la pistola che aveva sparato era probabilmente la stessa. Per verificare l' ipotesi, i magistrati ordinarono altre cinque perizie. Fu allora che qualche amico dei "neri" cambiò la canna della 22, depistando le indagini. Pastori, scarcerato per decorrenza termini, scappò all' estero. Per illuminare il giallo c' è voluto il "pentimento" di Danieletti. 

 Marco Pastori
Milanese di una facoltosa famiglia di commercianti, negli anni della contestazione studentesca Pastori è stato tra i protagonisti degli scontri che quotidianamente opponevano giovani di sinistra ai picchiatori neri. Nel marzo del '74, appena diciassettenne, dopo essere evaso dal Beccaria, ha assassinato a sangue freddo, al Parco Lambro, un innocente impiegato di banca, Lucio Terminiello, scambiato per un poliziotto in borghese. Pochi giorni dopo, assieme a Danieletti, scarico' l' intero caricatore di un pistola calibro 22 contro un gruppo di giovani di sinistra radunati davanti alla Casa dello Studente di viale Romagna ferendo gravemente Chiara A. Arrestato dalla polizia, Pastori riuscì, pistola in pugno, a evadere nuovamente dal carcere minorile proprio pochi giorni prima di essere condannato, per l'assassinio dell' impiegato, a nove anni e quattro mesi di reclusione poi ridotti a sette grazie a un indulto. Rifugiatosi in Spagna  sotto falso nome di Castel Defels, ufficialmente non svolgeva nessuna attività nonostante il suo tenore di vita elevato. In Spagna occupava un lussuoso appartamento al terzo e ultimo piano di un' elegante palazzina con piscina privata e frequentava gli ambienti "bene" della zona con particolare predilezione per le fotomodelle e le indossatrici, abituali frequentatrici della sua casa. Fanatico culturista (è alto un metro e 90, fisico d'atleta) in casa aveva anche una palestra per mantenersi quotidianamente in forma. All'arresto, opera della polozia spagnola, ha detto: "Finalmente siete arrivati, non ne potevo piu' di questa vita".
 Alessandro Danieletti
Danieletti nel 1974 frequentava i neofascisti piu' violenti. In quel periodo fu coinvolto, oltre al ferimento di Chiara e nell'omicidio dell'impiegato al Parco Lambro, soprattutto nel conflitto a fuoco di Pian di Rascino (Rieti), in cui rimasero gravemente feriti due carabinieri e venne ucciso il neofascista Giancarlo Esposti. Danieletti testimoniò anche al processo per la strage di Brescia, dove fece importanti rivelazioni. Non esitò infatti a raccontare le confidenze che un compagno di cella gli aveva fatto in proposito. Era il febbraio '87. Poi Danieletti finì in galera per traffico di droga e alla fine emigrò in Germania. Tornato a Milano, lavorava come autista di una cooperativa. Proprio in questo periodo, ai carabinieri sono arrivate denunce su violenze e rapine a prostitute, messe a segno da un uomo sui 40 anni, robusto, che andava in giro con un furgone bianco. Sono emersi otto casi di prostitute slave rapite, violentate e rapinate. Danieletti fu fermato a causa delle urla di una ragazza albanese caricata di forza sul furgone e quindi riconosciuto in un confronto all'americana dalle sue vittime.