Storie di ordinario fascismo
25 marzo 1974 ore 13,00, davanti alla Casa dello Studente a Milano, due
neofascisti ferirono gravemente una bambina di 9 anni
all'uscita dalla Scuola Elementare Leonardo da Vinci, ferma all'edicola per
acquistare delle figurine.
(Paolo Morandi)02/03/2012
Chiara A. allora aveva 9 anni ed abitava di fronte alla Casa dello Studente di viale Romagna. Uscita da scuola si fermò per acquistare delle figurine all'edicola d'angolo e una pallottola sparata da due neofascisti la ferì gravemente.
Chi materialmente sparò era Marco Pastori mentre si trovava a bordo di una vettura guidata da Alessandro Danieletti: sparò ad altezza uomo e colpì la piccola vittima che si salvò per puro caso, nonostante il proiettile avesse trapassato il bacino, senza fortunatamente colpire organi vitali. Un giovane, fra i molti fermi a quell'ora davanti alla Casa dello Studente, ebbe la prontezza e il coraggio di partire all'inseguimento della macchina e di bloccarla in viale Lombardia. Riuscì a fermare i due neofascisti e la Polizia , giunta dopo poco, riuscì a catturare Marco Pastori, mentre Danieletti scappò a Pian di Rascino (Rieti) dove fu poi arrestato nel maggio successivo, dopo un cruento conflitto a fuoco. Marco Pastori , all'epoca minorenne, fuggì dopo una settimana dal carcere minorile Beccaria, fu nuovamente arrestato sotto casa nei giardinetti di p.le Gorini e poi processato con il complice.
La pena fu molto lieve perchè il criminale atto fu ritenuto un semplice gesto dimostrativo senza che fosse riconosciuta l'intenzionalità di uccidere o di ferire.
Io conoscevo bene la sorella di Chiara, di cui sono ancora amico, e la storia mi impressionò molto. Chiara fisicamente si è ristabilita, ma i segni del ricordo continuano a ferirla a distanza di quasi 40 anni!
Quello che colpisce è la storia di questi due neofascisti e, oggi, sappiamo per certo che la valutazione del giudice di allora fu sbagliata: avevano intenzione di uccidere e sarebbe stato molto meglio per la comunità che rimanessero in carcere per tutta la vita!
Dal racconto di Danieletti alla polizia emergono gli antefatti della vicenda e le connivenze tra polizia/magistratura e movimenti neofascisti.
La sera del 23 marzo 1974 Danieletti e Pastori andarono, verso le undici, a un appuntamento con dei ricettatori, nella boscaglia del parco Lambro. Pastori, allora diciasettenne appena evaso dal riformatorio Beccaria, era molto nervoso. Mentre aspettavano, qualcosa si mosse dietro un cespuglio. Pastori sparò tre colpi ad un impiegato di banca, Lucio Terminiello, che era lì per tutt' altro motivo e morì poco dopo in ospedale. Due giorni dopo, i "neri" si rividero: "Devi sbarazzarti della pistola", disse Danieletti a Pastori. "Sì, ma ho ancora qualche colpo. Andiamo a spararlo ai ' rossi' ". Così i due saltarono su una Fiat 128 per un improvvisato raid contro le roccheforti della sinistra a Città Studi. Era mezzogiorno; passarono veloci davanti alla facoltà di Architettura sparando tre colpi, poi altri cinque contro la Casa dello studente: ferirono un passante e Chiara.
Qualcuno, quando già un perito balistico stava per scoprire l' assassino del parco, cambiò la canna della Beretta calibro 22 depistando le indagini. Per scoprire chi erano i complici dei "neri" il giudice istruttore di Milano Maurizio Grigo, oltre a un mandato di cattura per omicidio contro Pastori, ha firmato alcune comunicazioni giudiziarie. Destinatari, i periti che ebbero fra le mani la pistola del delitto. Quando Danieletti e Pastori si reincontrarono in carcere Pastori disse: "Non dobbiamo preoccuparci per il parco Lambro un amico ha cambiato la canna della pistola". Dopo il raid di Città Studi, la Beretta 22 era finita, per coincidenza, in mano allo stesso perito balistico che si stava occupando del delitto del parco. Pur senza capire in che modo fosse possibile, il tecnico aveva notato che la pistola che aveva sparato era probabilmente la stessa. Per verificare l' ipotesi, i magistrati ordinarono altre cinque perizie. Fu allora che qualche amico dei "neri" cambiò la canna della 22, depistando le indagini. Pastori, scarcerato per decorrenza termini, scappò all' estero. Per illuminare il giallo c' è voluto il "pentimento" di Danieletti.
Chi materialmente sparò era Marco Pastori mentre si trovava a bordo di una vettura guidata da Alessandro Danieletti: sparò ad altezza uomo e colpì la piccola vittima che si salvò per puro caso, nonostante il proiettile avesse trapassato il bacino, senza fortunatamente colpire organi vitali. Un giovane, fra i molti fermi a quell'ora davanti alla Casa dello Studente, ebbe la prontezza e il coraggio di partire all'inseguimento della macchina e di bloccarla in viale Lombardia. Riuscì a fermare i due neofascisti e la Polizia , giunta dopo poco, riuscì a catturare Marco Pastori, mentre Danieletti scappò a Pian di Rascino (Rieti) dove fu poi arrestato nel maggio successivo, dopo un cruento conflitto a fuoco. Marco Pastori , all'epoca minorenne, fuggì dopo una settimana dal carcere minorile Beccaria, fu nuovamente arrestato sotto casa nei giardinetti di p.le Gorini e poi processato con il complice.
La pena fu molto lieve perchè il criminale atto fu ritenuto un semplice gesto dimostrativo senza che fosse riconosciuta l'intenzionalità di uccidere o di ferire.
Io conoscevo bene la sorella di Chiara, di cui sono ancora amico, e la storia mi impressionò molto. Chiara fisicamente si è ristabilita, ma i segni del ricordo continuano a ferirla a distanza di quasi 40 anni!
Quello che colpisce è la storia di questi due neofascisti e, oggi, sappiamo per certo che la valutazione del giudice di allora fu sbagliata: avevano intenzione di uccidere e sarebbe stato molto meglio per la comunità che rimanessero in carcere per tutta la vita!
Dal racconto di Danieletti alla polizia emergono gli antefatti della vicenda e le connivenze tra polizia/magistratura e movimenti neofascisti.
La sera del 23 marzo 1974 Danieletti e Pastori andarono, verso le undici, a un appuntamento con dei ricettatori, nella boscaglia del parco Lambro. Pastori, allora diciasettenne appena evaso dal riformatorio Beccaria, era molto nervoso. Mentre aspettavano, qualcosa si mosse dietro un cespuglio. Pastori sparò tre colpi ad un impiegato di banca, Lucio Terminiello, che era lì per tutt' altro motivo e morì poco dopo in ospedale. Due giorni dopo, i "neri" si rividero: "Devi sbarazzarti della pistola", disse Danieletti a Pastori. "Sì, ma ho ancora qualche colpo. Andiamo a spararlo ai ' rossi' ". Così i due saltarono su una Fiat 128 per un improvvisato raid contro le roccheforti della sinistra a Città Studi. Era mezzogiorno; passarono veloci davanti alla facoltà di Architettura sparando tre colpi, poi altri cinque contro la Casa dello studente: ferirono un passante e Chiara.
Qualcuno, quando già un perito balistico stava per scoprire l' assassino del parco, cambiò la canna della Beretta calibro 22 depistando le indagini. Per scoprire chi erano i complici dei "neri" il giudice istruttore di Milano Maurizio Grigo, oltre a un mandato di cattura per omicidio contro Pastori, ha firmato alcune comunicazioni giudiziarie. Destinatari, i periti che ebbero fra le mani la pistola del delitto. Quando Danieletti e Pastori si reincontrarono in carcere Pastori disse: "Non dobbiamo preoccuparci per il parco Lambro un amico ha cambiato la canna della pistola". Dopo il raid di Città Studi, la Beretta 22 era finita, per coincidenza, in mano allo stesso perito balistico che si stava occupando del delitto del parco. Pur senza capire in che modo fosse possibile, il tecnico aveva notato che la pistola che aveva sparato era probabilmente la stessa. Per verificare l' ipotesi, i magistrati ordinarono altre cinque perizie. Fu allora che qualche amico dei "neri" cambiò la canna della 22, depistando le indagini. Pastori, scarcerato per decorrenza termini, scappò all' estero. Per illuminare il giallo c' è voluto il "pentimento" di Danieletti.
Marco Pastori |
Alessandro Danieletti |
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