La Stazione Forlanini: porta o barriera?
(Adalberto Belfiore)26/02/2014
- Le Ferrovie (RFI) hanno presentato il cronoprogramma dei lavori propedeutici (tunnel e spostamento binari) con la data termine ad aprile 2015, ma non di quello per la costruzione della nuova stazione.
- Poco o nulla è stato messo in cantiere per garantire il collegamento diretto col Parco Forlanini, che all’apparenza potrà avvenire solo tramite il tunnel centrale della stazione e solo con la costruzione del nuovo parcheggio di intercambio. Quindi un’opera fondamentale per l’integrazione del Parco con la città dipende da accordi non ancora siglati con RFI per la sistemazione dell'area inclusa tra i binari e non è affatto chiaro se e quando questo avverrà. Soprattutto non è chiaro con quale progetto e con quale tempistica, dato che è stato presentato solo il tracciato di una nuova stradina di collegamento tra stazione e parcheggio.
- La pista ciclopedonale di via Ardigò (che è a carico del Comune e non compresa nell'appalto presentato ieri) rischia di diventare un esempio da manuale di cattiva progettazione. Non si capisce quale sarà il suo punto di partenza dal lato sud, ma si capisce invece che sarà fatta secondo un vecchio progetto che prevede lo scavalcamento dei tre ponti ferroviari di Corsica- Forlanini. Oltre alle conseguenze sugli abitanti di via Ardigò (la pista passerebbe davanti alle finestre dei terzi piani) ci si chiede che benefici darà se servirà a connettere strade pericolose, per di più con lunghissime rampe di salita, e dovrà anche scendere al livello della futura stazione Forlanini che è più basso del piano strada. Inoltre, il tunnel sotto i binari ferroviari è stato progettato con quota pavimento a - 8 mt rispetto al piano strada e seppure l’atrio della stazione sarà a una quota più elevata tutto ciò richiederà uno sviluppo di rampe di lunghezza tale che potrebbero scoraggiarne l'uso.
Se tutto ciò risulterà confermato ne conseguirà un’opera in conflitto con la connessione tra parco Forlanini e asse Plebisciti – Argonne tramite via Pannonia proposta da associazioni, comitati, cittadini esperti e non garantirà un efficace e razionale accesso al Parco da parte di pedoni e bicicette.
Anche la planimetria della stazione dà da pensare, ci dice un architetto che segue da vicino la questione. L'accesso principale alla stazione da via Mezzofanti sembra avverrà da una strettissima stradina attraverso rampe e rampette. Ciò non sembra compatibile con la quantità di utenti che dovrà sopportare. Al contrario, l'accesso secondario verso il ben noto “pratone” è rappresentato nei render (le immagini che illustrano virtualmente le opere finite) come un praticello inclinato provvisto di rampe, a sfondo dell'ingresso principale. Quest'ultimo accesso è facile immaginare che sarà quello più usato, come terminale della possibile pista ciclabile di via Pannoia ma anche per gli utenti della stazione, che cercheranno di evitare la strettissima stradina e le rampe a tornanti. Ma per questo accesso, destinato appunto a diventare il più usato non è stato presentato un progetto soddisfacente che garantisca la qualità della realizzazione.
Tutto ciò non può non far pensare anche al problema della sistemazione delle opere fuori terra di tutta la M4, ossia del volto che assumerà concretamente la città dove viviamo alla fine di un’opera che tutti attendiamo , ma che non sembrano essere né concluse e, ci dicono, forse neppure iniziate.
Si tratta di osservazioni raccolte subito dopo la presentazione che sembrano rimandare a una carenza generale di progettazione o meglio di una visione complessiva all’altezza di un così importante intervento sul territorio. Notiamo in conclusione, nel giorno in cui viene ufficializzata la notizia del sostanziale annullamento del progetto per la realizzazione del famoso canale (più o meno navigabile) per l’Expo, come sia sempre più evidente, necessario e imprescindibile, per realizzare opere strategiche e di grande impatto sulla città, procedere mettendo al centro le esigenze concrete dei cittadini attraverso una effettiva partecipazione dotata della metodologia e degli strumenti necessari e non affidandosi esclusivamente ai tecnici o peggio ancora lasciando che prevalgano gli interessi privati su quelli generali della città. Teniamo alta l’attenzione e se necessario pensiamo anche a mobilitarci come cittadini attivi.