Nei giardini e sui balconi. IL TIMO
Timo - tymus vulgaris, così modesto così potente.
(Maria Antonietta Pellegrini)20/11/2013
(Maria Antonietta Pellegrini)20/11/2013
Sugli Appennini dell'Italia centrale, riparate da rocce bianche calcaree e nutrito da uno scarso terriccio rosso argilloso,
le piccole piantine di timo crescono in posizione soleggiata, così scarne e modeste, che non ci si raccapezza sulle potenti
qualità che invece possiede: antisettiche, antibiotiche, antiputrefattive, toniche, balsamiche, insomma di tutto di più.
È diffuso in tutto il Mediterraneo occidentale sino a 700 metri ed è usato sin dall'antichità per le sue riconosciute
- ora anche dalla scienza - qualità.
Lo usavano gli egizi per imbalsamare, i greci per i dolori articolari e i romani per infondere coraggio e per curare malattie di petto e ferite.
Nel medioevo si preparava "l'aceto dei 4 ladri", in cui si maceravano timo, lavanda, salvia, rosmarino: imbevendone un cencio attraverso cui respirare, ci si difendeva dalle epidemie. Ma, oggi, è dimostrato che l'olio essenziale uccide i bacilli in 40 secondi.
In cucina è usato per aromatizzare burro, olio, brodi, ripieni di verdure, pesci, carni bianche o cacciagione.
Cattiva digestione, colite, acne, tosse, influenza vengono tutt'ora trattati con quest'erba prodigiosa, sotto forma di olio essenziale o tisane o impacchi.
A Milano le piantine resistono appena, almeno un paio d'anni, non potandole però drasticamente. Vale la pena tenere anche qualche altra varietà, come quella con le foglie che profumano di limone o di arancio, ma per l'uso in cucina e curativo è consigliato il "tymus vulgaris". Cresce in modo disordinato, ma resta di piccole dimensioni, posizionato vicino a un muro, senza che l'acqua ristagni, per superare l'inverno ormai non più gelido del nord.
Maria Antonietta Pellegrini
le piccole piantine di timo crescono in posizione soleggiata, così scarne e modeste, che non ci si raccapezza sulle potenti
qualità che invece possiede: antisettiche, antibiotiche, antiputrefattive, toniche, balsamiche, insomma di tutto di più.
È diffuso in tutto il Mediterraneo occidentale sino a 700 metri ed è usato sin dall'antichità per le sue riconosciute
- ora anche dalla scienza - qualità.
Lo usavano gli egizi per imbalsamare, i greci per i dolori articolari e i romani per infondere coraggio e per curare malattie di petto e ferite.
Nel medioevo si preparava "l'aceto dei 4 ladri", in cui si maceravano timo, lavanda, salvia, rosmarino: imbevendone un cencio attraverso cui respirare, ci si difendeva dalle epidemie. Ma, oggi, è dimostrato che l'olio essenziale uccide i bacilli in 40 secondi.
In cucina è usato per aromatizzare burro, olio, brodi, ripieni di verdure, pesci, carni bianche o cacciagione.
Cattiva digestione, colite, acne, tosse, influenza vengono tutt'ora trattati con quest'erba prodigiosa, sotto forma di olio essenziale o tisane o impacchi.
A Milano le piantine resistono appena, almeno un paio d'anni, non potandole però drasticamente. Vale la pena tenere anche qualche altra varietà, come quella con le foglie che profumano di limone o di arancio, ma per l'uso in cucina e curativo è consigliato il "tymus vulgaris". Cresce in modo disordinato, ma resta di piccole dimensioni, posizionato vicino a un muro, senza che l'acqua ristagni, per superare l'inverno ormai non più gelido del nord.
Maria Antonietta Pellegrini