Palazzo Marino deve farsi in nove

Ieri è avvenuto anche in zona Tre. Per la prima volta le nove zone di Milano stanno approvando una delibera identica per la loro trasformazione in Municipi. Partendo dal verde e dalla manutezione scuole per poi evolvere fino alla polizia locale. Una rivoluzione resa necessaria dalla partenza della Città Metropolitana. Pena il suo fallimento. E i nove presidenti di Zona, coalizzati, hanno aperto una trattativa precisa con Palazzo Marino.
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Una delibera “forte” quella approvata ieri sera dal Consiglio di Zona tre. In pratica chiede, all’amministrazione comunale, di avviare subito e davvero il processo di decentramento, il primo passo per la nascita dei Municipi.

La novità è che non è un’iniziativa della sola zona 3. Ma di tutti i nove Cdz. Che stanno deliberando, nei loro consigli, l’identica delibera. Dietro c'è la formazione di un “club” dei Presidenti delle Zone che da due mesi a questa parte ha costruito l’iniziativa. Unendo le forze per esercitare la massima pressione possibile su Palazzo Marino.

Ma cosa dice questa delibera? In pratica chiede tre cose, ma di rilievo.

La prima è di mettere in pratica (ma con una modifica cruciale) le delibere de Comune n.2406 del 20/11/2012 e n.2452 del 23/11/2012, relative anche all’iniziale trasferimento di competenze in ordine all’arredo urbano, al verde e alla manutenzione delle scuole. Però, per attuare realmente tali competenze, e perché il Cdz possa davvero decidere sulle materie <le delibere vanno modificate con la espressa previsione che il personale trasferito farà capo al Direttore di Zona oltre che per la dipendenza gerarchica, anche per quella funzionale>. Questo significa un cambiamento decisivo, tenuto nascosto nelle delibere: i funzionari dovranno attenersi alle direttive del Cdz e non del loro superiore a Palazzo Marino. Altrimenti il primo passo al decentramento resterà finto.



E la delibera si spinge anche più avanti. Chiedendo la <trasformazione, entro la fine del 2014, delle zone del decentramento in veri e propri Municipi, come si è attuato da 13 anni a Roma. E che i Municipi costituiti abbiano un loro bilancio, proporzionato ai trasferimenti relativi alle funzioni decisionali delegate>.

In pratica un percorso di decentramento accelerato, contestuale all’avvio della città metropolitana (oltre 100 comuni intorno a Milano). Per evitare che l’attuale centralizzata (enorme) amministrazione comunale milanese “schiacci” il suo hinterland metropolitano. Ma al contrario si decentri nelle zone (a dimensioni di medi municipi) per le attività correnti  e mantenga al centro solo i temi, infrastrutture e investimenti di carattere strategico, comune alla conurbazione.

La rivoluzione amministrativa, per non mancare l’appuntamento con la città metropolitana (o renderla un pericoloso nulla di fatto), deve partire subito, chiedono le nove delibere. Toccando anche la “Costituzione” di Palazzo Marino: <con l’avvio da subito di un percorso per le opportune modifiche del Titolo VII dello Statuto del Comune di Milano, relativamente al decentramento…….attraverso l’istituzione dei Municipi, con  le stesse competenze e conseguenti risorse, previste  dalla normativa relativa ai Municipi di Roma, in particolare prevedendo di dotare i Municipi di  risorse e autonomia   amministrativa, finanziaria e gestionale; e di attribuire ai Municipi le funzioni relative ai servizi di prossimità (servizi demografici, servizi sociali e di assistenza, servizi scolastici ed educativi, attività e servizi culturali, sportivi e ricreativi) alle gestioni patrimoniali e demaniali degli immobili di interesse municipale, compresa manutenzione scolastica e del verde di interesse locale, artigianato e commercio (esclusa grande distribuzione) funzioni di Polizia urbana>.

In pratica la richiesta delle nove zone verte su un progressivo ma corposo trasferimento di competenze, non molto diverse da quelle di un comune di Segrate o di Rho.

E allo stesso tempo la creazione di municipi con assetti istituzionali e regole elettive simili a quelle del Comune centrale, fino all’elezione diretta del presidente e assemblee con numero di consiglieri ridotto.

Al 2016 la sfida della città metropolitana dovrà entrare a regime. E a quella data le zone di Milano, se trasformate, faranno la differenza. Con la capacità in più, perché più piccole e ancorate al territorio e ai cittadini, di generare processi partecipativi. Quanto è stato promesso ma è mancato, almeno finora, da Palazzo Marino.

Che succederà ora, con le delibere di zona sul tavolo? Una trattativa con il Comune è aperta. Ma di sicuro è nato un soggetto nuovo nello spazio politico cittadino. E la partita è appena iniziata.

Beppe Caravita


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Re: Palazzo Marino deve farsi in nove
21/11/2013 Alessandro Baldini
Finalmente un progresso almeno concettuale e speriamo pratico.
Sarebbe utile conoscere il confronto tra i costi amministrativi (personale pubblico, personale politico, uso degli spazi, gestione degli spazi etcc... di Nove "Municipi" contro l'unico "MUNICIPIO".
Non vorrei che risultasse una nuova mangiatoia per il personale di estrazione politica o da questa decisa.

Ed inoltre: perchè le 9 Zone non indicano dei referendum separati per Zona, non penso che sia particolarmente impegnativo, anche se naturalmente non semplice....Sarebbe un modo possibile per "spingere" in questo senso.
Cordiali saluti


Re: Palazzo Marino deve farsi in nove
21/11/2013 aldo
Credo che l'estensore dell'articolo sia incorso in una imprecisione. Quella che il CdZ ha approvato altro non è se non una mozione di indirizzo, un pio auspicio. Quanto poi sia sentita la questione in primis dai CdZ3 è presto detto: su 41 che compongono il Consiglio erano assenti 20 consiglieri.La "delibera" ha poi ottenuto su 21 presenti 17 voti favorevoli 2 contrari e 1 astenuto. Il che induce a pensare che al ricevimento della stessa Il Sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale siano indotti a ritenere che la delibera "forte" è estremamente debole essendo stata approvata da circa il 44% dei consiglieri.
In Cdz1 su 31 consiglieri 12 erano assenti 2 contrari e 17 favorevoli;
In Cdz2 su 41 consiglieri 22 erano assenti 1 contrario 3 astenuti e 15 favorevoli.
ecc.ecc.
Da questi primi elementi quindi si può dire che il tono dell'articolo ha volato alto mentre i consiglieri di zona volano basso.


 
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