I QUINDICI: 10 agosto 1944 PIAZZALE LORETO

La Storia è fatta dagli uomini. La Storia della loro vita ci insegna a capire.
Piazzale Loreto 10 agosto 1944.
Quindici corpi giacciono senza vita ammucchiati su un marciapiede.
Quindici vite hanno scritto una pagina di Storia.
()
10ago44

BRAVIN GIAN ANTONIO
Nato a Milano il 28 febbraio 1908. Commerciante. Abitava in viale Monza, 7 a Milano. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, nel Varesotto entra nella Resistenza, come partigiano. Torna a Milano a capo del III Gruppo GAP (Gruppi di Azione Patriottica) e lo dirige sino all’arresto fatto dai fascisti, il 29 luglio del 1944. Imprigionato a San Vittore, Bravin è messo a disposizione della “polizia di sicurezza” tedesca Sicherheitspolizei-Sicherheitsdienst (SIPO-SD), pochi giorni dopo è fucilato a Piazzale Loreto.
Al cimitero Maggiore (Musocco) di Milano, nel campo 64, vi è tumulata la sua salma.
BRAVIN ANTONIO 278

CASIRAGHI GIULIO

CASIRAGHI GIULIO

Nato a Sesto San Giovanni (Mi) il 18 ottobre 1899. Operaio con qualifica di montatore elettromeccanico della Ercole Marelli di Sesto San Giovanni. Nel 1921 aderisce al Partito Comunista d’Italia. Attivo antifascista, svolge la sua attività clandestina alle Acciaierie Lombarde, all’Alfa Romeo, alla Marelli, alla Breda e tra i militari delle caserme milanesi. Nel 1931 è arrestato e condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato a 5 anni di detenzione per: “costituzione del PCd’I, appartenenza al medesimo e propaganda”. Sconta la pena solo in parte. Liberato nel 1932 grazie all’amnistia, nel 1935 è nuovamente incarcerato per sei mesi. Nel 1943 è tra gli organizzatori degli scioperi del marzo, presso gli stabilimenti Ercole Marelli. Arrestato per la terza volta, viene rilasciato dopo circa 3 mesi. Dopo l’armistizio partecipa alla Resistenza: organizza la raccolta di armi e viveri per le formazioni partigiane; è di aiuto alla ricezione di radiomessaggi da Londra relativi all’esecuzione di aviolanci alleati volti ad approvvigionare la Resistenza. Il 12 luglio 1944 è arrestato (insieme all’ing. Fogagnolo) e rinchiuso nel penitenziario di Monza, dove, prima di essere trasferito nel carcere di San Vittore il 7 agosto, è sottoposto a tortura da parte delle SS. Scrive sulla porta della cella: “Il mio pensiero alla mia cara moglie e ai miei cari, il mio corpo alla mia fede”.
Sei mesi dopo il fratello Mario muore partigiano durante un combattimento in Valle Introna.
CASIRAGHIA Sesto San Giovanni, in via Marconi 191, sulla facciata della casa dove i fratelli Casiraghi abitavano a ricordo vi è una semplice lapide. Eccone il testo: “CITTÁ DI SESTO S. GIOVANNI – MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE – IN QUESTA CASA VISSERO – I FRATELLI CASIRAGHI – CADUTI PER L’IDEALE – DI UNA PATRIA LIBERA – IN UNA MIGLIORE UMANITÁ – GIULIO CASIRAGHI MARTIRE DI LORETO 10.8.1944 – MARIO CASIRAGHI VALLE ANTRONA 22.2.1945 “.
Il comune di Sesto San Giovanni ha intitolato una via ai fratelli Casiraghi.
A Cinisello Balsamo a lui è intitolato il liceo classico e scientifico di via Gorki 106.


DEL RICCIO RENZO

DEL RICCIO RENZO

DEL RICCIO RENZO

Nato a Udine l’11 settembre 1923, residente a Sesto San Giovanni in via Monte Sabotino, 67 oggi intestata  a suo nome dove è collocata una lapide. Operaio meccanico. Soldato di fanteria. Del Riccio l’8 settembre 1943 partecipa col suo reggimento a violenti scontri contro i tedeschi a Monfalcone. Tornato alla città natale, riprende il suo lavoro sino al marzo del 1944. Chiamato alle armi dalla RSI (Repubblica Sociale Italiana) si dà alla clandestinità nel Comasco e si unisce a una formazione delle brigate “Matteotti”. Catturato dai tedeschi, nel giugno del 1944 è destinato alla deportazione in Germania ma, quando la tradotta giunge a Peschiera, riesce a fuggire. Torna a Milano e trova rifugio presso parenti. Una spia lo denuncia e nel luglio del 1944 viene di arrestato in viale Monza. E’ dapprima incarcerato a Monza poi trasferito a San Vittore il 7 agosto 1944.
DEL RICCIO RENZOA Sesto San Giovanni, nella via a lui intitolata, vi è una semplice lapide. Eccone il testo:
Città di Sesto San Giovanni
Medaglia d’Oro al V. M.
Puro tra i puri
Patriota – idealista
RENZO DEL RICCIO
Scelto tra i tanti
il
10 08 1944
Piombo fascista falciava

A imperituro ricordo
di cotanto crimine
I compagni”


ESPOSITO ANDREA
Nato a Trani (Ba) il 26 ottobre 1898, operaio. Militante comunista e partigiano della 113ma Brigata Garibaldi. E’ arrestato da membri dell’Ufficio politico investigativo della Guardia nazionale repubblicana, il 31 luglio 1944, in casa, insieme al figlio Eugenio (renitente alla leva indetta della RSI). Entrambi sono rinchiusi nel carcere di San Vittore a disposizione della SIPO-SD.
Andrea Esposito è fucilato a Piazzale Loreto.
Il figlio Eugenio è deportato prima nel campo di concentramento di Gries (Bolzano) e poi in Germania, da dove ritornerà a guerra finita.
ESPOSITO ANDREA

A Milano, in via Faenza, 3 una lapide ne ricorda la memoria. Eccone il testo:
Qui abitò/ANDREA ESPOSITO/che mano fratricida spinse/in piazzale Loreto/
Perché paladino d’un ideale/di giustizia e d’amore
Trani                                          Milano
26 ottobre 1898                  10 Agosto 1944
Al cimitero Maggiore (Musocco) di Milano, nel campo 64, vi è tumulata la sua salma.
ESPOSITO ANDREA 286

FIORANI DOMENICO

FIORANI ESPOSITO

Nato a Boron (Svizzera) il 24 gennaio 1913, perito industriale, socialista. Impiegato in una fabbrica a Sesto San Giovanni (Mi) come tecnico in trattamenti chimici. Attivo antifascista, già prima della caduta del regime, organizza i nuclei operai del suo stabilimento e si occupa della stampa clandestina. Dopo l’armistizio fonda la sezione sestese del Partito socialista e si occupa dei rifornimenti per le formazioni partigiane dislocate in montagna. Il 25 luglio 1944 la polizia politica fascista lo arresta all’ospedale di Busto Arsizio (Va), dove si è recato per far visita alla moglie malata. Rinchiuso nel penitenziario di Monza vi esce per essere interrogato e torturato alla Casa del Balilla. Il 7 agosto, è trasferito nel carcere di San Vittore.
Sesto San Giovanni (Mi) gli ha dedicato una via e una lapide è in via Cavallotti 206 dove v’è una cooperativa a lui intitolata.

Fiorani

FOGAGNOLO UMBERTO
Nato a Ferrara il 2 ottobre 1911. Ingegnere idraulico (a lui si devono i giochi d’acqua della fontana davanti al Castello Sforzesco) è responsabile dell’Ufficio Idromeccanica allo stabilimento Ercole Marelli di Sesto San Giovanni (Mi). Nel luglio 1943 decide di impegnarsi nella Resistenza e scrive alla moglie una lettera nella quale dice: “Ho vissuto ore febbrili ed ho giocato il tutto per tutto. Per i nostri figli e per il tuo avvenire è bene tu sia al corrente di tutto. Qui ho organizzato la massa operaia che ora dirigo verso un fine che io credo santo e giusto. Tu Nadina mi perdonerai se oggi gioco la mia vita. Di una cosa però è bene che tu sia certa. Ed è che io sempre e soprattutto penso ed amo te e i nostri figli. V’è nella vita di ogni uomo però un momento decisivo nel quale chi ha vissuto per un ideale deve decidere e abbandonare le parole”.
Promuove la costituzione della Commissione interna di fabbrica e ne diventa uno dei principali animatori. Nell’ottobre del 1943 è fermato una prima volta a Milano, quando interviene per difendere un operaio aggredito dai fascisti. Rappresenta il Partito d’Azione in seno al C.L.N. (Comitato di liberazione nazionale) di Sesto S. Giovanni, con l’incarico di coordinare il movimento clandestino sia alla Ercole Marelli che negli altri stabilimenti industriali sestesi. Collabora alla liberazione dei detenuti politici e dei prigionieri alleati che provvede poi a fare espatriare. Organizza insieme a Giulio Casiraghi gli scioperi del marzo 1944. In quella primavera si occupa anche di smistare armi e informazioni ai partigiani dislocati in montagna. Grazie alle sue conoscenze e alle sue abilità progetta spesso atti di sabotaggio a Milano e in Lombardia. Ma si oppone al progetto di fare saltare una diga dal momento che il progetto avrebbe sì danneggiato i tedeschi ma avrebbe comportato un danno enorme per i milanesi. Tradito da una delazione, è arrestato dalle SS tedesche il 12 luglio 1944, mentre si trova sul posto di lavoro. Tradotto nel carcere di San Vittore è sottoposto a numerosi interrogatori e torture nel famigerato 5° Raggio.
Il 10 ottobre 1970 gli è stata conferita la medaglia d’argento al valor militare alla memoria con la seguente motivazione: “Instancabile e coraggioso organizzatore e capo della resistenza armata degli operai di un grosso centro industriale contribuiva validamente al buon esito della lotta di resistenza. Individuato dall’invasore e consapevole del gravissimo rischio cui andava incontro, preferiva restare tra i suoi uomini anziché cambiare zona. Catturato, affrontava torture e morte con lo stoicismo dei grandi martiri. Milano – Piazzale Loreto, 10 agosto 1944″.
A tanti anni dall’uccisione del padre, uno dei tre figli Sergio, (che ha costituito il Comitato denominato “I Quindici” e si è impegnato nel processo contro il capitano nazista Saevecke, dopo che dall’”armadio della vergogna” sono riemersi i documenti sulle responsabilità dei nazi-fascisti nelle stragi perpetrate in Italia), ha visto annullare dal Consiglio di Stato la sentenza che prevedeva un indennizzo alle famiglie dei caduti di Piazzale Loreto.
Recentemente l’associazione Le radici della Pace – i 15 , che riunisce i familiari dei fucilati di piazzale Loreto, ha prodotto il film Partiti per Bergamo che rievoca la strage nazifascista di piazzale Loreto.

Di seguito il trailer realizzato da Patrizio Saccò

A Milano, in via Pacini 43, una lapide ne ricorda la memoria.
FOGAGNOLO

Sesto San Giovanni (Mi) gli ha dedicato una via.
Al cimitero Maggiore (Musocco) di Milano, nel campo 64, vi è tumulata la sua salma.FOGAGNOLO UMBERTO 282

GALIMBERTI TULLIO
Nato a Milano il 31 agosto del 1923. impiegato. Dopo l’armistizio collaborare con la Resistenza con compiti di collegamento e raccolta di armi. E’ membro della IIIª brigata d’assalto Garibaldi Gap “Egisto Rubini”. Arrestato durante un incontro clandestino in piazza San Babila alla fine del giugno 1944 da agenti delle SS tedesche e italiane è  incarcerato a  San Vittore.
Al cimitero Maggiore (Musocco) di Milano, nel campo 64, vi è tumulata la sua salma.
GALIMBERTI TULLIO 279

GASPARINI VITTORIO

GASPARINI VITTORIO

GASPARINI VITTORIO

Nato ad Ambivere (Bg) il 30 luglio 1913. laureato in Economia e commercio. Chiamato alle armi nel 1939, presta servizio nel Battaglione “Edolo” degli Alpini. Nel 1942 è nominato capitano, ma è esonerato perché mandato, come “mobilitato civile”, presso gli stabilimenti Bombrini-Parodi Delfino di Roma. Subito dopo l’armistizio prende contatto  con il Fronte clandestino della Resistenza della Marina militare. Viene mandato in missione a Milano e qui è arrestato.

ANGELO CALVI VITTORIO GASPARINI, Cattolico, seppe resistere   Pagg. 96 – Quaderni dell’ANPI di Albino, Tera Mata Edizioni


Medaglia d’oro al valore militare alla memoria. Questa la motivazione della decorazione al valore: “Si prestava volontariamente a cooperare con il fronte clandestino di resistenza della Marina militare raccogliendo e inviando preziose informazioni militari, politiche ed economiche risultate sempre delle più utili allo sviluppo vittorioso della guerra di liberazione. Arrestato dai tedeschi e torturato per più giorni consecutivi resisteva magnificamente senza mai tradirsi né rivelare i segreti a lui noti, addossandosi le altrui colpe e riuscendo con ciò a scagionare un compagno che veniva liberato. Condannato a morte veniva barbaramente fucilato in una piazza di Milano, poco discosta dalla propria abitazione e dai propri familiari. Elevato esempio di indomito coraggio e di incrollabile forza morale, ammirevole figura di ufficiale e di martire che ha coronato la propria esistenza invocando la Patria”.
I comuni di Albino, Ambivere e Bergamo gli hanno dedicato una via.
Nell’ottobre del 2012 la sezione A.N.P.I. “M.O. Vittorio Gasparini – Ercole Piacentini” di Albino, costituitasi nel 2011, ha editato,  in collaborazione con TeraMata Edizioni, il libro di Angelo Calvi dedicato alla figura di “Vittorio Gasparini, cattolico, seppe resistere”.

MASTRODOMENICO EMIDIO
Nato a San Ferdinando di Puglia (Fg) il 30 novembre 1922. Agente di Pubblica Sicurezza. Faceva servizio a Milano, al Commissariato di Lambrate, dove era stato preso in forza nel 1940. Dopo l’armistizio entra nella Resistenza a capo di una delle formazioni GAP milanesi. E’ catturato il 29 luglio (il 16 aprile secondo l’Unità) 1944 in piazza Santa Barbara da agenti del Servizio di sicurezza germanico e incarcerato a San Vittore.
Il paese natio gli ha dedicato una via.
Al cimitero Maggiore (Musocco) di Milano, nel campo 64, vi è tumulata la sua salma.
MASTRODOMENICO EMIDIO 281

POLETTI ANGELO
Nato a Linate al Lambro (Mi) il 20 giugno 1912. Abita nella terza casa costruita dalla cooperativa edificatrice in Via Trenno 15. Operaio presso l’Isotta Fraschini e militante socialista. Nel 1934 entra in contatto con i socialisti del “Centro interno”, fondato a Milano da Morandi, Basso, Luzzatto e Colorni e organizza gruppi antifascisti clandestini nella zona di Porta Magenta e all’interno dell’Isotta Fraschini. Nella cooperativa di Lampugnano si gettano le basi della 44a brigata Matteotti: si raccolgono le armi abbandonate dai soldati italiani e si costituiscono distaccamenti partigiani a Baggio, Quinto Romano, Trenno e Figino. Poletti estende l’organizzazione alle fabbriche della zona e tiene i collegamenti con le formazioni di montagna, partecipando alle azioni armate in città contro tedeschi e fascisti. In una di queste azioni è ucciso il maresciallo delle S.S. che comanda il carcere di San Vittore. Ricercato, Poletti si allontana per un mese da Milano unendosi ai partigiani di montagna, ma presto ritorna con un carico di armi da riparare. In via Anfiteatro c’è una piccola officina il cui titolare è amico dei partigiani. È là che Poletti porta a riparare una mitragliatrice e ci ritorna il 5 marzo 1944, non vedendo arrivare i due giovani che ha mandato a ritirare l’arma. Nell’officina trova ad aspettarlo le SS. Finge di alzare le mani, prende a pugni il primo che si trova di fronte e riesce a scappare su una bicicletta. Inseguito dalle SS, lo bloccano due operai usciti da una casa in demolizione, ingannati dalle grida “al ladro!”. Così lo rinchiudono a San Vittore in isolamento e lo torturano. Poletti non confessa i nomi dei suoi compagni.
trenno Poletti AngeloDue anni dopo i compagni della Brigata Matteotti, hanno collocato, in via Trenno, 15 , un bassorilievo. Eccone il testo: “A ANGELO POLETTI/NEL II° ANNIVERSARIO/DEL SUO ARRESTO/
I COMPAGNI/
DELLA 44A BRIG.A/
MATTEOTTI/
DEDICANO/19. MAG. 1946
Lo scorso 14 marzo il Consiglio di Zona 8 ha deliberato, su proposta dell’ANPI, di intitolargli i giardini di via Gaetano Fichera.
Al cimitero Maggiore (Musocco) di Milano, nel campo 64, vi è tumulata la sua salma.
POLETTI ANGELO 285

PRINCIPATO SALVATORE
Nato a Piazza Armerina (Enna) il 29 aprile 1892. Frequenta le scuole fino al conseguimento del diploma magistrale. Socialista. Tra il novembre e il dicembre 1911, appena diciannovenne, è coinvolto (ma poi sarà assolto), in un processo per una protesta popolare, (terminata con l’incendio di alcune carrozze), contro il monopolio di una locale impresa di trasporti.  Diplomatosi, si trasferisce a Milano nel 1913 e incomincia a insegnare, prima al Collegio privato “Tommaseo” di Vimercate, poi alle scuole comunali, che abbandona quasi subito, perché chiamato alle armi. Combatte sul Carso come semplice soldato (e poi come caporale), ottenendo una Medaglia d’argento per aver catturato, e poi anche salvato, «una quindicina di prigionieri», durante la battaglia del monte Vodice del maggio 1917.
Tornato alla vita civile insegna senza soluzione di continuità alla scuola di via Comasina, alla «Giulio Romano», alla «Tito Speri» e, infine, alla «Leonardo da Vinci». Attivo in «Giustizia e Libertà» è  in contatto con Carlo Rosselli, con Rodolfo Morandi, e nell’aprile del 1931 è  tra gli artefici della fuga di Giuseppe Faravelli in Svizzera, dopo l’arresto del professore belga Léo Moulin. Arrestato il 19 marzo 1933, Principato è deferito al Tribunale speciale nell’ambito di un’operazione di polizia molto vasta, che coinvolge i componenti milanesi e genovesi del movimento di «Giustizia e Libertà». È rilasciato dopo oltre tre mesi di carcere. Da allora diventa un sorvegliato speciale dell’O.V.R.A. E’ reintegrato nell’insegnamento diurno alla «Leonardo da Vinci», ma gli è impedito l’insegnamento alle scuole serali, perché non iscritto al Partito Nazionale Fascista e all’Associazione Fascista della Scuola. Nell’ottobre 1942 Principato figura, con Roberto Veratti, tra i fondatori del Movimento di Unità Proletaria, costituito durante una riunione clandestina in casa di Ivan Matteo Lombardo. Negli anni successivi è uno dei punti di riferimento del P.S.I.U.P., Partito Socialista di Unità Proletaria. Fa parte della 33ª brigata Matteotti, del secondo e del terzo comitato antifascista di Porta Venezia e del Comitato di Liberazione Nazionale della Scuola. A Milano, in via Cusani 10, con lo schermo di una piccola officina meccanica, la ditta F.I.A.M.M.A. (Fabbrica Insegne Arredi Mobili Metallo Affini), mascera e gestisce lo smistamento di stampa socialista e antifascista. Qui, forse tradito dalla delazione di un giovane operaio, viene arrestato dalle S.S. l’8 luglio 1944. Imprigionato nel carcere di Monza subisce la frattura del braccio sinistro. Il 7 agosto 1944 è trasferito nel carcere milanese di San Vittore e viene rinchiuso nel  6º raggio, cam. 8, con Eraldo Soncini e Renzo Del Riccio.
La moglie, Marcella Chiorri, e la figlia, Concettina[1], ne continuarono la lotta contro i nazifascisti. Il 26 maggio 1945 il comune di Vimercate mutò il nome di via del Littorio in via Salvatore Principato; il 10 agosto 1946 con un discorso di Andrea Tacchinardi fu inaugurata la lapide commemorativa posta in viale Gran Sasso 5, dove Salvatore Principato aveva abitato dal settembre 1924. Fu tra le prime lapidi collocate a Milano in memoria della Resistenza, realizzata grazie al concorso privato e spontaneo di amici, inquilini dello stabile, e cittadini della zona. Eccone il testo: «Con animo invitto/in questa casa/il maestro/Salvatore Principato/medaglia d’argento al v. m. 1915-1918/cospirò per la libertà e la giustizia/piombo nazifascista il 10-8-1944/sul piazzale Loreto/abbatté il suo corpo, innalzò la sua fede».
Principto
In quello stesso giorno la città natale di Piazza Armerina gli intestò il tratto urbano della strada provinciale n. 15 che corre parallelo alla via Giacomo Matteotti;
il 25 aprile 1947 Ugo Guido Mondolfo inaugurò un busto in sua memoria, opera dello scultore Alfeo Bedeschi, nell’atrio della scuola elementare «Leonardo da Vinci» (piazza Leonardo da Vinci 2).
Al cimitero Maggiore (Musocco) di Milano, nel campo 64, vi è tumulata la sua salma.
PRINCIPATO SALVATORE 284

RAGNI ANDREA
Nato a Brescia, 5 ottobre 1921. Operaio. Dopo l’8 settembre 1943 entra in una delle prime Brigate Garibaldi in via di formazione. E’ catturato dai fascisti ma riesce a fuggire e riprende l’attività clandestina. Catturato il 22 maggio 1944 da membri delle SS tedesche è imprigionato nel carcere di San Vittore.
Al cimitero Maggiore (Musocco) di Milano, nel campo 64, vi è tumulata la sua salma.
RAGNI ANDREA 280

SONCINI ERALDO
Nato a Milano il 4 aprile 1901. Operaio della Pirelli Bicocca, socialista. Oppositore della dittatura fascista nel 1924 è arrestato dagli squadristi di Mario Giampaoli. In Pirelli lavora nell’officina 42. Dopo l’8 settembre 1943 entra a far parte della 107ª Brigata SAP e dell’Esecutivo del P.S.I.U.P. della zona di porta Venezia. Qui è in costante contatto con Salvatore Principato e con Dario Barni. Le riunioni avvenivano ora in via Melzo, ora in via Lecco, ora a casa di Barni in via Pecchio 11. Il 9 luglio 1944 le SS italiane piantonato la casa di via Pecchio per arrestare Dario Barni[2] che avvisato dalla portinaia[3] riesce a fuggire. Alle 8.30 arriva in bicicletta Eraldo Soncini per il consueto incontro con il Barni. La portinaia gli fa cenno di fuggire. Soncini scappa. Ma inseguito da un auto è arrestato in via Gran Sasso e condotto nel carcere di Monza. Il 7 agosto è trasferito al carcere di San Vittore.
Dal testo della sentenza del 23 maggio 1947 emessa dalla CAS di Milano si legge che i Quindici furono fatti scendere velocemente dal camion che li aveva trasportati dal carcere di S. Vittore e il Soncini, approfittando dello sbandamento generale tenta la fuga. E’ immediatamente inseguito da un gruppo di fascisti composto da uomini della Muti e della Brigata Nera. E’ ferito ad un polpaccio in via Andrea Doria, e poi, zoppicante, è raggiunto in via Palestrina 9. Qui Luisi Giacinto e Campi Luigi, incitati dal maggiore Vitali, sparano ripetutamente contro il Soncini e senza alcuna esitazione il Luisi lo finisce con una scarica di mitra.

Lapide posta sl luogo ove fu assassinato Eraldo Soncino, il sottoscala del civico di via Palestrina 9

Lapide posta sul luogo ove fu assassinato Eraldo Soncino, il sottoscala del civico di via Palestrina, 9

Il corpo è portato la dove giacciono gli altri cadaveri, in Piazzale Loreto.
La Corte condannò Luisi Giacinto e Campi Luigi «alla pena di morte, con fucilazione nella schiena e alla confisca totale dei patrimoni, in favore dello Stato». La pena fu mutata l’anno successivo in ergastolo per Luisi e vent’anni per Campi; con progressive riduzioni in Corte di Cassazione tra 1953 e 1954 fino alla definitiva estinzione per amnistia negli anni successivi (Archivio di Stato di Milano, Corte d’Assise. Sezione straordinaria. Sentenze, vol. 10).
Al cimitero Maggiore (Musocco) di Milano, nel campo 64, vi è tumulata la sua salma.
SONCINI ERALDO 288

TREMOLO LIBERO
Nato ad Arzignano (Vi) il 31 ottobre 1906 Trasferitosi a Milano con la famiglia, trova impiego dapprima come assicuratore, quindi come operaio presso lo stabilimento della Pirelli. Attivo antifascista e militante comunista, si impegna sia nella propaganda all’interno dell’azienda che dell’organizzazione delle Squadre di Azione patriottica (S.A.P.). Tradito da una delazione, viene arrestato all’uscita della fabbrica la sera del 21 aprile 1944. Rinchiuso nelle carceri milanesi di San Vittore, vi rimane fino al mattino del 10 agosto. Giunto a Piazzale Loreto Libero Temolo intuisce ciò che sta per accadere e tenta la fuga, ma viene raggiunto e ucciso da una raffica di mitra, dopo pochi metri.
Una lapide, con la foto di Libero Temolo, è in via Casoretto, 40. Eccone il testo: “Libero Temolo/nel martirio/chiuse la vita breve di anni/densa di opere/per il culto della libertà/Arzignano 31-10-1906 Milano 10-08-1944″
VIA CASORETTO 40 TEMOLO LIBERO

TEMOLO LIBERO 287

VERTEMATI VITALE

senza titolo1410005DesktopNato il 26 marzo 1918 a Niguarda (Mi). Operaio meccanico alla Falck. Dopo l’8 settembre 1943 era entrato a far parte della I° Brigata GAP “Gramsci. Arrestato il 1º maggio 1944 da agenti dell’Ufficio speciale dell’UPI mentre era impegnato come agente di collegamento tra i vari gruppi partigiani. Rinchiuso nel carcere di San Vittore seppe resistere alle sevizie.

Una lapide, con l’effige in rilievo di Vertemati, ne ricorda la memoria in via Vincenzo da Filicaia, 3.



[1] CONCETTINA PRINCIPATO
Nata a Milano il 6 marzo 1924, morta a Milano il 6 gennaio 2009, farmacista. Alla morte del padre ne proseguì, con la madre Marcella Chiorri Principato, la lotta contro i nazifascisti, nel ruolo di staffetta partigiana. Il contributo dato alla Resistenza le valse, il 19 novembre 1988, la Benemerenza civica del Comune di Sesto S. Giovanni, e il 21 dicembre 1989 la Medaglia d’oro di Riconoscenza della Provincia di Milano.

Concettina Principato, Siamo dignitosamente fiere di avere vissuto così, a cura di Massimo Castoldi, Giorgio Pozzi editore, pp. 176

Concettina Principato, Siamo dignitosamente fiere di avere vissuto così, a cura di Massimo Castoldi, Giorgio Pozzi editore, pp. 176

A Concettina, praticante in farmacia, era stato rilasciato un lasciapassare del comando tedesco, che le permetteva di muoversi in qualsiasi ora del giorno e della notte per consegnare farmaci; grazie a questo documento, poté eludere in varie circostanze i controlli delle SS. Luoghi topici di smistamento erano il Cimitero maggiore, dove nei mazzi di fiori si nascondevano denaro e messaggi, e i sotterranei della scuola Caterina da Siena, dove si ammassavano indumenti e materiale di propaganda. Dopo la Liberazione, Concettina ha proseguito l’attività del padre, prima nel Partito socialista e poi esclusivamente nell’ANPI.


[2] BARNI DARIO
Nato a Prato il 10.8.1906. Il suo lavoro di autista per conto di una consociata della Gondrand lo porta a girare l’Italia. Durante questi viaggi diffonde le copie clandestine dei giornali antifascisti. Si trasferisce a Milano dove lavora come autista per conto della Pirelli. Dopo l’armistizio entra nelle file della Resistenza con l’incarico di commissario della Brigata Matteotti e assume il nome di battaglia di “Armando”. Entra in contatto con Salvatore Principato e Eraldo Soncini. Il 9 luglio 1944 messo in allarme dalla portinaia della casa in cui abita, Giuditta Muzzolon (1897-1976), sfugge all’arresto. Trova la morte in combattimento contro i nazifascistia a Santa Maria della Versa, nella frazione di Begoglio, (PV) il 18.9.1944.
Ne ricorda la memoria una lapide in via Pecchio, 11.
BARNI

 (L’indicazione della località della morte, riportata sulla lapide, deve intendersi quella di Begoglio)
Al cimitero Maggiore (Musocco) di Milano, nel campo 64, vi è tumulata la sua salma.
BARNI DARIO 143

[3] MUZZOLON GIUDITTA

Giuditta Muzzolon

Giuditta Muzzolon

Nata il 18.10.1897 a Lonigo (Vc). Nel 1944 risiede a Milano e fa la portinaia in  via Pecchio, 11. Il 20.7.44 è arrestata con l’accusa di avere favorito la fuga di Dario Barni e di Eraldo Soncini ed è portata a San Vittore. Il 18.8.44 è trasferita a Bolzano. Il 5.10.44 da Bolzano è deportata nel campo di concentramento di Ravensbrück, dove le è assegnata la matricola 77316. Tornò a casa il 30.6.45.
Il 25 aprile del 1968 il sindaco di Sesto San Giovanni, Giuseppe Carrà, ha consegnato una medaglia d’argento e un diploma a ricordo del periodo in cui, come vittima e come avversaria del nazifascismo, ella diede il suo contributo alla conquista della libertà del nostro paese. È deceduta a Sesto San Giovanni il 23.9.1976.



Link all'articolo originale su twbiblio.wordpress.com



Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha