Un modo diverso di fare cultura: l’esperienza di Santeria
Abbiamo incontrato Andrea Pontiroli che di Santeria è socio fondatore e coordinatore. Ecco come ci racconta questa esperienza che, a due anni dalla sua nascita, sta riscuotendo un successo sempre maggiore tra coloro che la frequentano (non solo giovani). Un modo nuovo per socializzare e per esprimere la propria voglia di fare cultura fuori dalle mode.
(Massimo Cecconi)30/05/2013Cos’è Santeria?
E’ una palazzina adibita a factory
con al proprio interno: uffici dedicati alla grafica, web designer,
illustratori, uno studio di produzione musicale, un coworking, uno
shop di vestiti, vinili e libri, un bar bistrot, una sala
mostre/showcase ed un cortile.
Come vi è venuta l’idea di aprire
un locale di questo tipo?
L’idea è maturata e ha preso forma
nei due anni precedenti all’apertura. Ci siamo chiesti come mai a
Milano non ci fossero posti paragonabili alle grandi factory europee,
convinti che il potenziale creativo degli operatori culturali dovesse
trovare una casa dove svilupparsi.
Cosa c’è di innovativo o quanto
meno di diverso, rispetto ad altre esperienze simili, nel vostro
progetto?
Se paragoniamo Santeria ad esperienze
simili di altre città europee direi che di davvero innovativo non vi
è molto, perché l’ispirazione viene proprio da lì, in Italia
risulta invece essere un posto d’avanguardia sotto tutti i punti
vista, a partire dal fatto di essere un posto aperto solo di giorno
con attività di spettacolo che normalmente si tengono di sera. La
particolarità e la forza del progetto Santeria è nella composizione
dei soci, ha infatti radunato a sé 14 diversi operatori culturali di
Milano.
Quali sono i rapporti con il
quartiere?
Sinceramente dopo due anni lo definirei
un rapporto di amore e odio. Molte persone del quartiere hanno
cominciato a frequentare Santeria, scoprendo un posto nuovo dove
poter passare le ore diurne in diversi modi: bevendo un caffè nel
cortile mentre lavorano al computer con wi-fi libero e gratuito,
partecipando alle presentazioni di libri e dischi, al brunch o al
“Cinemerenda”. Molti hanno cominciato ad intrattenersi con noi e
ci hanno dimostrato affetto e apprezzamento per un posto che
riqualifica e dà lustro al quartiere. Altri hanno invece mostrato
indifferenza e qualcuno anche insofferenza, senza neanche mai averci
messo piede. Noi siamo convinti di poter avvicinare anche queste
persone e di cercare insieme al quartiere una crescita culturale per
la città, nel rispetto di tutti.
E quali sono i rapporti con la
pubblica amministrazione?
Con l’amministrazione comunale i
rapporti sono buoni, ci confrontiamo spesso sui temi della cultura e
dello spettacolo. Poniamo spesso l’accento sulle problematiche
riguardanti in particolar modo la burocrazia, presentando anche
soluzioni che possano aiutare a risollevare un settore in grande
difficoltà. Speriamo che si possa procedere in tal senso in tempi
brevi.
Che problemi di tipo
logistico/organizzativo state affrontando ultimamente?
Stiamo affrontando una lunga trafila
burocratica riguardante l’impatto acustico. Sono ormai tre mesi che
cerchiamo di capire come uscirne. L’assurdità è che sono messi
sullo stesso piano la rassegna di cinema con i concertini acustici,
mentre la musica diffusa non ha problemi. Dopo anni che lavoro in
questo settore non riesco proprio a capire questo modo di
interpretare il regolamento sul pubblico spettacolo.
Progetti/idee per il futuro?
La bellezza di una factory è che le
idee nascono non per imposizione ma per stimolo. Abbiamo fatto di
tutto per creare un posto che sia terreno fertile per incontri tra
operatori e professionisti.
Comunque il primo progetto è quello di tornare ad organizzare le nostre consuete attività di spettacolo.
Santeria
Via Paladini, 8
www.santeriamilano.it
(a cura di Massimo Cecconi)
In allegato la presentazione della Santeria