Il Lambro e l’agricoltura lambratese

Un tempo l’efficiente utilizzo delle limpide acque del Lambro, delle marcite e dei tanti fontanili della zona permettevano una produzione agricola tanto fiorente da richiamare viaggiatori d’oltralpe a studiarne i processi.
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Mulino Torrette
Il nostro quartiere, come ovvio, prende il nome dal fiume che lo attraversa in direzione nord sud lungo i vecchi confini comunali in vigore fino al 1923. Il fiume ha origine dal nodo montagnoso situato tra i due rami del lago di Como a Piano Rancio (Civenna). Nel tratto superiore ha carattere torrentizio e nel suo sistema idrografico include i laghi di Pusiano, Alserio e Sedrino. Superati i colli briantei il fiume entra nella fascia intermedia delle pianura da Monza a Sant’Angelo Lodigiano, da qui assume un corso maggiormente tortuoso per poi sfociare nel Po in località Corte Sant’Andrea.
Può sembrare strano ma non lontano dalla sua sorgente e poco prima di transitare per l’abitato di Canzo (famoso per le antiche coltellerie), le acque del Lambro forniscono un’ottima acqua minerale commercializzata con il marchio “Gajum”.

Ma il Lambro non è l’unico elemento idrografico che interessa il territorio lambratese. Esso viene infatti a trovarsi a cavallo della fascia dei fontanili, cioè in quella zona dove le acque piovane, inghiottite dalla ghiaia permeabile nella parte alta della pianura riemergono in superfice perché bloccate nel loro scorrimento verso sud dai terreni impermeabili di natura argillosa. L’acqua sgorga a temperature costante (intorno ai 10°d’inverno e ai 15° in estate e ciò permetteva la pratica dell’irrigazione termica in grado, attraverso la realizzazione delle cosiddette “marcite” (una particolare sistemazione delle colture a prato), di produrre quantità di foraggio per il bestiame anche nel periodo invernale con un significativo incremento della produttività.

Nel territorio lambratese erano presenti diversi fontanili, oggi praticamente scomparsi. Se si vuole godere del gorgoglio delle acque tipico di questi manufatti, è però sufficiente recarsi nel nucleo storico di Segrate (magari servendosi delle piste ciclabili che lo collegano a Lambrate) per visitare il “Fontanon”, fontanile che da circa un decennio è stato riattivato e fa bella mostra di sé nella piazza principale del paese.
La disponibilità ampia di acqua in superficie veniva poi sfruttata ai fini agricoli attraverso la realizzazione di una fitta rete di distribuzione e di ripartizione della acque (canali, rogge, cavi, colatori), una straordinaria sequenza di manufatti idraulici che molto colpì i viaggatori d’oltralpe in visita nel Milanese.
Basti qui ricordare l’apprezzamento espresso nel settecento dal Symonds per l’agricoltura e per il modo in cui l’acqua veniva usata “Quando si voglia osservare quest’arte portata al più alto grado di perfezione occorre visitare lo Stato di Milano, di cui tutte le zone, ad eccezione della settentrionale, offrono prove dei suoi effetti meravigliosi”. (Symonds, Sur l’effet de l’eau dans l’agricolture d’Italie, 1796)

Lo sviluppo urbano ha fortemente intaccato il paesaggio agrario dell’Est Milanese. Cionondimeno, la realizzazione del Parco Lambro (1936) ha permesso di salvaguardarne, seppur parzialmente, le caratteristiche.
Forse gli elementi più interessanti, ancora percepibili, sono i mulini che si trovano all’interno del parco: il mulino San Gregorio e il mulino Torrette (Fig. 1 - 3), sede della comunità Exodus. Questi sono i meglio conservati tra i numerosi mulini presenti nel territorio di Lambrate (nel catasto del 1720 ne risultavano 14).
Tutte queste strutture erano di origine almeno trecentesca e avevano funzioni prevalentemente legate alla macina dei grani. Non mancavano però le eccezioni date dalle strutture molitorie a carattere proto-industriale; oltre alla Polveriera che abbiamo già visto settimana scorsa, era presente anche un mulino “della Folla” dove si praticava la follatura, un sistema meccanico di infeltrimento dei tessuti che serviva a renderli impermeabili.
Ma tornando al nostro fiume Lambro, il problema aperto resta quello del suo insostenibile livello di inquinamento; è auspicabile che prima o poi venga trovata una soluzione così come auspicabile che si prosegua nel percorso di valorizzazione di questa parte dell’est milanese realizzando dei corridoi ecologici di collegamento tra il Parco Forlanini e il Parco Lambro che abbiano come risultato la valorizzazione dell’asta fluviale.

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