E’ partita la Zona C!
Riflessioni e impressioni al varco di Porta Venezia.
(Adalberto Belfiore)16/01/2012
Il Comune questa volta ha comunicato abbastanza bene, mi sembra.
La lettera del Sindaco è arrivata a 700.000 famiglie, manifesti e volantini si sono visti.
E ci mancherebbe altro, data la spesa di 400.000 euro per la campagna di informazione a carico del dissestato bilancio comunale. I Tg regionali della Rai hanno informato in modo sostanzialmente corretto ed anche su internet il tema è stato molto trattato.
I contrari non mancano certo, ovviamente: i residenti del centro protestano, hanno formato un’associazione che annuncia il ricorso al Tar se non addirittura alla Suprema corte e l’Unione del Commercio paventa la fuga dei clienti da Milano versi i centri commerciali dell’hinterland. Per ricordare le due principali polemiche, quelle più cavalcate dalla sconquassata destra cittadina ansiosa di trovare appigli per recuperare appeal presso il proprio elettorato.Non si può ignorare neppure che in città girino, e non poco, anche le solite idee che “tanto non serve a niente”, “è solo una tassa in più”, “lo sappiamo che fine faranno quei soldi” e via mugugnando. Sono idee da bar sport certo, ma non per questo meno pericolose.
Il tema è senz’altro cruciale per la Giunta di centrosinistra alla sua seconda iniziativa di impatto sulla vita e la quotidianità di Milano, dopo l’aumento del biglietto Atm.
Ciò che fa Milano ha sempre anche un significato simbolico. Spesso prefigura il futuro di tutto il paese. Non a caso Pisapia è andato da Fazio il sabato prima dell’ora X, (o C se si preferisce), come fosse la chiusura di una campagna, non elettorale ma certo assai importante.
Ha risposto bene il Sindaco alle sensate obiezioni di Fazio. Si è potuto cogliere, seppur nelle difficili condizioni di oggi, una certa capacità di guardare al futuro. Bisognava pur cominciare e si è cominciato. Una volta nei cinema si poteva fumare – ci ha ricordato Giuliano - e il divieto scatenò furibonde proteste. Un paragone efficace! Adesso è perfino impensabile. Chi vorrebbe tornare indietro se non qualche tabagista accanito? Ma potrà avvenire lo stesso con l’auto privata, che è stata ed è ancora l’ideale, il modello di un’epoca storica? Potrà essere proprio Milano la prima città italiana a cambiare davvero il paradigma della nostra mobilità, della stessa nostra concezione di libertà come cittadini dell’Occidente? Avrà i mezzi, la cultura, la lungimiranza per farlo? Il Sindaco ha affermato che da oggi ci sono 90.000 “posti in più” sui mezzi Atm. Non è una semplice tassa, ha anche detto, perché quei fondi serviranno a realizzare le varie modalità alternative. Speriamo, viene da dire pensando al bilancio del Comune. Milano è una città pragmatica, certamente. Ma anche piuttosto incarognita, per certi aspetti. Vuole toccare con mano, e giustamente. C’è da essere certi che poi giudicherà, anche severamente se sarà ancora delusa.
Ma come sta entrando nei comportamenti dei milanesi questa misura?
Anch’io, nel mio piccolo ho sentito il bisogno di andare a toccare con mano, di raccogliere qualche impressione. Così mi sono recato il giorno dell’entrata in vigore, circa alle nove, al varco di porta Venezia. Avvicinandomi, all’altezza di via Spallanzani una signora tutta imbacuccata litigava col suo motorino che non voleva saperne di ripartire. Diceva “mannaggia a Pisapia”. Perché? Perché ha dovuto lasciare la macchina ed usare questo trabiccolo, dato che Milano fa schifo, ma con tre figli non se ne può andar via come han fatto tutte le sue amiche! Però, richiesta del suo parere sul provvedimento, ha detto che “non basta perché dovrebbe essere più esteso!” Mi è sembrato un buon segno.
Al varco c’era parecchio movimento. Una nutrita pattuglia di Vigili urbani, una o due troupestelevisive, un bel po’ di fotografi. Ed anche una ragazza, con tanto di pettorina “Zona C” a dar via i volantini del Comune. Ne hanno contrattate una ventina, mi ha detto, per dare informazioni, dalle 8 alle 13, fino a fine gennaio.
Il flusso sembra assolutamente normale, anche a detta dei vigili urbani. Molto gentili, rispondono agli automobilisti che chiedono informazioni. Son qui praticamente solo per quello. Non devono né multare, né controllare. Fan tutto le macchine, appostate senza modifiche apparenti, negli stessi punti del vecchio Ecopass. Due belle signore, a bordo di un Suv Bmw, imboccano Corso Venezia e si accorgono di star entrando nella no fly zone. Si fermano, dicono che non sapevano. E i vigili le aiutano, probabilmente violando tre o quattro articoli del Codice della strada, a fare marcia indietro e tornare sulla linea dei bastioni. Non sarà perché si trattava appunto di due belle signore? Ma no!Honni soit qui mal y pense, perché succede ancora e ancora. Un macchinone, che questa volta blocca anche la svolta di un autobus turistico, che a sua volta blocca tutta la strada, trasporta quattro signori, forse banchieri a giudicare dal taglio degli abiti. E i vigili, sempre gentilissimi, aiutano per un’altra retromarcia ancora più borderline. Possibile che anche un banchiere per non scucire 5 euro preferisca sottoporsi a torsioni pericolose? Sarà l’abitudine.
Un signore anziano, elegante, si ferma, scende per chiedere informazioni. E’ residente in centro e ha il dubbio se deve pagare. Ma la sua auto è ibrida. Elettrica e, che so, all’idrogeno forse. Ma no che non deve pagare, beato lui. Gli chiedo se comunque è d’accordo col provvedimento e mi dice di no. Non serve a niente. Le idee sono libere, ma avrebbe un’auto elettrica adesso senza limitazioni del traffico? Intanto un notevole numero di auto provenienti da Corso Buenos Aires per evitare di passare dal varco svolta a sinistra su viale Maino malgrado il divieto. I vigili non aspettano al varco. Guardano e tollerano.
Ai me temp i ghisa l’eren pussé dur, dico al capo pattuglia. Se dovessimo dare tutte le multe alla sera avremmo la mano slogata, mi risponde con bell’accento siciliano. Si, però …
La ragazza dei volantini è talmente infreddolita che chi vuole averne uno deve proprio andare da lei e sfilarglielo dalle mani. Insomma tutto abbastanza normale, nel primo giorno della rivoluzione.
Andando via l’unica nota sgradevole. All’inizio del Corso, verso via Panfilo Castaldi c’è un banchetto di Berlusconi-Popolo della libertà, con tanto di bandiere. Raccolgono le firme contro. Sarà perché fa freddo, ma non se li fila quasi nessuno. Sono tosti, se hanno ancora il coraggio di farsi vedere.