L’oratorio di San Gregorio Vecchio

Un altro frammento della storia di Lambrate. Luoghi quotidiani, vecchi muri che vediamo ogni giorno, custodiscono antiche vicende.
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cascina
Tra l’VIII e XI secolo giungono a Lambrate i monaci benedettini. Coerentemente con le regole imposte dal loro Ordine monastico essi, oltre ad edificare i primi luoghi di culto, mettono a disposizione della popolazione locale le loro competenze nel settore agricolo, della pastorizia e dell’arte casearia. È proprio per loro iniziativa che sorgono, sul territorio lambratese, i primi due esempi di monastero - cascina. Quello di via Saccardo (la torre di mattoni nei pressi dell’ufficio postale) e l’altro in via Cavriana, alla cascina Sant’Ambrogio. In questo periodo i monaci benedettini danno inizio anche alla costruzione delle chiese di San Martino  e dei Santi Faustino e Giovita, nonché dell’oratorio di San Gregorio Vecchio (figura 1 e 2). L’oratorio, ora scomparso, sorgeva nelle vicinanze dell’omonima cascina ancora presente in viale Turchia (la strada che conduce dal quartiere Feltre a Milano 2).

L’oratorio era parte integrante, se non del primo, di uno dei primi lazzaretti milanesi. La sua costruzione risalirebbe alla prima epidemia di peste nel milanese dell’anno 883.
L’oratorio secondo don Vincenzo Cavenaghi, autore della bella monografia “Il lazzaretto, storia di un quartiere di Milano” veniva chiamato “Ad Lambrum ecclesia Santi Gregorii, Hospitale de Brolio”, dove l’espressione “de Brolio” indicava la dipendenza di questo ospizio dall’Ospedale Maggiore di Milano così chiamato dal nome della sua sede.



Durante la peste cosiddetta di San Carlo Borromeo (1576) verrà utilizzato come lazzaretto di emergenza  assumendo il nome di “San Gregorio Vecchio” per distinguerlo dal Lazzaretto di San Gregorio fuori porta Orientale di manzoniana memoria, la cui costruzione ebbe inizio tra il 1489 e il 1496 (figura 3).
L’esistenza di una località chiamata San Gregorio è confermata anche da un documento del 1300 dove certo Baziano Viola, di porta Ticinese fa dono all’ospedale del Brolio di un mulino con prati e campi, che possedeva “Iuxta S.Gregorium prope Lambrate” (nei pressi di San Gregorio in Lambrate). Veniamo a conoscenza così che sin d’allora esisteva il mulino di San Gregorio, ancora presente ed inserito nell’attuale Parco Lambro a poche centinaia di metri dalla cascina omonima.

La giunta del comune di Lambrate , in data 7 luglio 1872, invitava la Fabbriceria  parrocchiale a far riparare l’oratorio, perché lo stato precario dello stesso minacciava l’incolumità dei cittadini. Purtroppo, a tali riparazioni non si sarebbe provveduto; così è scomparso uno dei più importanti monumenti della storia lambratese, così come non è rimasta traccia di coloro che sono stati sepolti nel “Foppone” di San Gregorio Vecchio colpiti dalla peste. Anche se, per una continuità che in molti casi si verifica nella storia dei luoghi, proprio in prossimità del vecchio foppone sorge, dal 1905, l’attuale cimitero di Lambrate.







1. Il toponimo “Brolo” è ancora presente nella toponomastica odierna. Via del Brolo  (tra piazza Fontana e piazza Santo Stefano) sta appunto nelle vicinanze dell’Ospedale Maggiore di Milano (attuale Università Statale).
2. Lambrate rimase comune autonomo fino al 1923 per essere poi assorbito nel comune di Milano
3. Ente che gestisce i patrimoni destinati al culto


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