La Cappelletta

La Cappella votiva posta in fondo a via Conte Rosso all’incrocio con le vie Bertolazzi e Dardanoni può essere definito l’edificio religioso simbolo del nostro quartiere (Fonte - Bellavita P.: Lambrate storia e storie, Milano 1998).

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La Cappelletta in una foto dell’estate 1945. Osservando il tetto sconnesso, si può notare il punto in cui è caduto l’ordigno durante la notte del 13 agosto 1943, senza scoppiare.

Sorta probabilmente come luogo di culto romano rappresentato da un’ara sacrificale pagana; si è probabilmente trasformato in altare cristiano a seguito dell’editto dell’Imperatore Costantino (313 d.C.) che concedeva libertà di culto ai cristiani. Nel corso del tempo l’altare ha assunto la configurazione attuale di piccolo Oratorio.

Non molto diversa da come oggi ci appare la “Cappelletta” è stata luogo di culto anche per i milanesi cacciati dall’Imperatore Barbarossa (1125 -1199) e rifugiatisi a Lambrate dopo la distruzione della città da parte delle truppe imperiali. Lo testimonia una scritta apparsa sul primo pilastro di sinistra della struttura, dopo che un furioso temporale dell’estate del 1944 fece cadere alcuni pezzi di intonaco dal pilastro stesso.

Tra il 1567 e il 1573 San Carlo Borromeo officiò a più riprese funzioni religiose in questo luogo; così come il cugino Federico, arcivescovo di Milano, che sostò in preghiera durante la visita pastorale alla comunità lambratese nell’autunno del 1610.
Da oltre 1500 anni il piccolo oratorio resiste all’inclemenza del tempo e alla vicissitudine secolari rappresentate da guerre, pestilenze, carestie, occupazioni straniere e non capitola nemmeno durante il bombardamento della notte del 13 agosto 1943 quando un ordigno forò il tetto e si adagiò sull’altare senza, peraltro deflagrare e lasciando pressoché intatta la struttura.

Ancora oggi la Cappelletta è allo stesso incrocio stradale a rappresentare un forte elemento identitario per l’intera comunità lambratese. Ne è esempio evidente un episodio avvenuto nel corso dell’ultima guerra.

Alla sera, dopo la funzione religiosa alla chiesa di San Martino, alcuni componenti delle famiglie che avevano i loro congiunti dispersi in guerra presero l’abitudine di ritrovarsi davanti la Cappelletta, cercando conforto nella preghiera con la speranza di veder rientrare i loro cari sani e salvi dai vari teatri di guerra. Terminato il conflitto, con il rientro di molti reduci, il gruppo orante si assottigliò finché rimasero due anziane signore che, per qualche mese, continuarono a manifestare la loro devozione e il ringraziamento per il ritorno a casa dei propri congiunti.

Franco Sala

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Re: La Cappelletta
13/10/2020 Mariano Maistrello
sono passato stamattina e mi sono fermato a fotografare la Cappelletta.
Ho potuto anche notare uno stemma araldico, bassorilievo in alto sulla parte Nord.
Ho cercato riferimenti (Borromeo?) ma senza trovare riscontro o similitudini: si tratta di un leone, in posizione quasi verticale, non alato, che poggia su una sola zampa.

Nessuna informazione in proposito?? Grazie.


Re: La Cappelletta
22/02/2013 marco fiorentino
Grazie per questi piccoli quadretti che ci raccontano una città che, immigrati come siamo per lavoro, non conosciamo.
Sono luoghi che vediamo praticamente ogni giorno, ma non ci eravamo mai chiesti, cosa ci fanno o da quanto tempo sono li, proprio in quel luogo.


 
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