Sgomberato il Lambretta
Il presidente dell'Aler, patteggiatore che non scende a patti, sarà soddisfatto.
E gli anni di incuria possono puntare all'ambizioso traguardo del mezzo secolo.
La cittadinanza, commossa, ringrazia.
(Adalberto Belfiore)23/10/2012
Il disfacimento del sistema di potere Azzurro/Celeste inizia a produrre, oltre a tutti i danni di quando era trionfante e praticamente onnipotente, anche i fenomeni tipici di una disgustosa putrescenza. Non ha avuto molto peso la lettera dell’Ufficio per la Città di Paolo Limonta al Questore, che la nostra rivista ha già pubblicato. Meno ancora la presa di posizione del Consiglio di zona e nulla proprio la simpatia del quartiere. Perché questa mancanza di sensibilità sociale da parte delle autorità di polizia? Non si poteva dare un po’ di tempo ai tentativi di trovare una soluzione accettabile pur auspicata a parole? È accettabile invece che il Questore si faccia forte di un fin troppo scontato appello alla legalità, una legalità che può facilmente sembrare a senso unico in un Paese a rischio di naufragare esattamente per la diffusione dell’illegalità, di un livello senza eguali in tutta Europa? No. Non è accettabile. I cittadini dovrebbero reagire. E lo faranno. Noi lo auspichiamo e lavoriamo, nel nostro piccolo, proprio per questo.
Non è stato un bello spettacolo assistere oggi all’azione della polizia. Gli agenti e la Digos, eseguendo gli ordini del Questore, alle nove di mattina hanno rotto i lucchetti, sono entrati, hanno trasportato fuori i pochi ragazzi presenti vincendone facilmente la resistenza passiva, ed hanno consentito ad una squadra di operai di iniziare a sfasciare tutto ciò che in questi mesi quegli stessi ragazzi avevano costruito a loro spese a beneficio di giovani e meno giovani cittadini di questo quartiere. I sanitari sono stati spaccati, gli arredi danneggiati o distrutti, le poche attrezzature messe al servizio dei cittadini buttate per strada. Solo tre di loro, tra cui l’ormai noto Teo e due compagni, si sono arrampicati sul tetto e tuttora resistono, appoggiati da centinaia di amici e abitanti di tutta la zona rimasti davanti alla prima palazzina per tutto il giorno.
Ma di sotto lo Stato ha ripreso il controllo. Gli operai hanno distrutto le porte e gli stipiti e mentre scrivo stanno ancora piazzando delle lastre metalliche per sigillare le palazzine. E così la storia riprenderà il suo corso normale.
Una incredibile, indecente, lunghissima, vergognosa storia di incuria, cattiva amministrazione e impunità. Nel nostro Paese è ovviamente illegale occupare case pubbliche sfitte da decenni ed abbandonate al degrado. Ma è legale appunto lasciare sfitto e abbandonare per decenni al degrado un patrimonio pubblico inestimabile. Chi scrive si ricorda da ragazzo di aver passeggiato per via Apollodoro ed aver ammirato la bellezza di quell’angolo di Milano che fa ancora pensare ad una realtà urbana dei tempi passati, con villette di notevole pregio architettonico, verde e tranquillità. Erano abbandonate anche allora, addirittura nel 1968, quarantaquatto anni fa. La tentazione di occuparle e farne qualcosa venne anche ai ragazzi della mia generazione, ma quella immediatamente successiva fu più combattiva o forse più concreta e nel ’77 il Circolo giovanile Lo Russo le occupò per davvero. Poi vennero gli anni dell’abbandono, quando nella stessa area iniziarono a convivere paradossalmente un Centro aiuto drogati (Cad), e un florido spaccio di droga sempre più controllato dalla malavita organizzata. Un paradosso durato proprio fino all’ultima occupazione del Lambretta e che ora, con ogni probabilità, sembra destinato a riprodursi. Nel mezzo appunto il lungo abbandono, l’incuria, le aste deserte e forse ora l’attesa di qualche lucroso colpo speculativo.
È ormai evidente che le palazzine di Piazza Ferravilla sono diventate il paradigma dell’enorme, sedimentato, pressoché inestricabile problema della gestione del patrimonio edilizio pubblico di Milano. Ed anche dell’Aler, l’ente preposto alla gestione della parte più consistente di esso. Una gestione a detta di molti quantomeno poco efficiente, poco trasparente, non all’altezza.
In questa giornata, davvero nera per la nostra zona e per tutta la città, davanti alle palazzine occupate si sono fatti vedere alcuni esponenti politici del centro sinistra, come il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo e l’assessore alle Politiche sociali Majorino. Interrogato sulla posizione dell’Amministrazione Pisapia, Majorino ha dichiarato che la risoluzione del problema degli spazi inutilizzati è una priorità per la Giunta, che le realtà come il Lambretta vengono incoraggiate a partecipate ai bandi per l’assegnazione degli immobili, che comunque la logica dell’amministrazione arancione è quella di favorire il dialogo e non alimentare una spirale conflitto/repressione. Ad una domanda specifica di Z3XMI sulla possibilità che il Comune di Milano revochi o non rinnovi l’accordo con l’Aler per la gestione del suo patrimonio edilizio Majorino ha dichiarato che una revisione dell’accordo è necessaria e vi sta lavorando Lucia Castellano, assessore al Demanio.
Speriamo in bene, perché è anche importante fare chiarezza sulle idee, le prospettive ed il ruolo dell’attuale amministrazione comunale e dell’eredità che deve gestire. Un compito non facile che espone alle critiche, spesso interessate e speciose se avanzate da gente che la pensa sostanzialmente come i poco rimpianti De Corato e Moratti, ma anche prodotte da cattiva informazione ed ignoranza della effettiva responsabilità del Comune e delle sue concrete possibilità legali ed amministrative.
Bene, dunque. La peggiore destra cittadina, in putrefazione ma non ancora sconfitta, può credere di aver segnato un punto a suo favore, perché i terribili ragazzi del Lambretta sono stati sloggiati. Ma la vera battaglia inizia adesso. Ringraziamo il Questore per il suo doveroso e illuminato intervento, vera lezione di diritto pubblico italiota. Ma invitiamo tutti i cittadini a tenere gli occhi aperti, perché la posta in gioco è enorme.