I dati aperti risveglieranno Milano?
(Beppe Caravita)04/10/2012
Il Comune di Milano comincia a mettere a disposizione dei cittadini i suoi dati. L’iniziativa, presentata il 3 ottobre scorso dall’assessore allo Sviluppo economico Cristina Tajani è centrata su un nuovo portale, dati.comune.milano.it dove sono già disponibili 45 serie di dati, ma con l’obbiettivo di arrivare a 100 entro dicembre.
Di che si tratta? Per esempio se qualcuno fosse interessato a sapere dove sono tutte le postazioni di bike sharing ha la mappa aggiornata. Oppure tutto il traffico in tempo reale nei varchi dell’area C, i punti wi-fi pubblici già attivi, e prossimamente le piste ciclabili, i vari tipi di esercizi commerciali….
Si tratta di risorse informative prima interne all’amministrazione ma che oggi possono catalizzare _ ha spiegato la Tajani presentando il portale _ nuove attività.
Vediamo come. La proposta degli Open Data è nata in Italia, alcuni anni fa, dagli esperti di software libero del Politecnico di Torino. E si è rapidamente diffusa, fino ad entrare nell’attuale agenda digitale del Governo. Un’idea abbastanza semplice e a basso costo, per indurre (magari) innovazione e lavoro. La pubblica amministrazione produce, giorno dopo giorno e ora dopo ora, massicce quantità di dati. Sulla vita e il lavoro dei cittadini, gli spostamenti, la sanità, la casa… Un autentico giacimento di informazioni che, ovviamente con opportune cautele, può essere reso pubblico, disponibile gratuitamente a chi voglia consultarli oppure persino rielaborarli per nuove applicazioni.
Oggi nel mondo vi sono 4 miliardi di telefonini, su 6 miliardi di umani. E di questi una quota crescente è fatta di smartphones, capaci di gestire applicazioni (Apps) di uso immediato. L’Italia, nonostante la crisi, con i suoi 15 milioni di smartphones su 40 milioni di abbonati mobili è oggi uno dei paesi all’avanguardia in Europa e nel mondo su questa tecnologia in corsa.
Un altro dato: l’anno scorso, sui cellulari di ultima
generazione, sono state scaricate circa 30 miliardi di apps. Si è formato, a
rotta di collo, un enorme mercato per giochi, informazioni, e anche per
applicazioni che aiutano a trovare il distributore di benzina al prezzo più
favorevole, o il posteggio sicuro per biciclette più vicino.
Magari aggiornandosi con la partecipazione dei cittadini, che dal telefonino (o da siti di comunità come PartecipaMi) possono aggiornare la base dati ottenuta dal Comune (Community augmented open data). Per esempio questo avviene per centinaia di migliaia di utenti sui prezzi dei carburanti (app: prezzi benzina)
Ovvio. I dati territoriali che il comune di Milano mette a disposizione dovranno servire proprio a questo. A invogliare gruppi di giovani a inventarsi un’App nuova, utile e ben fatta. Quindi diffondersi nei circa 300mila smartphone che popolano la città. E poi magari replicarsi altrove.
Per questo, presentando il portale sugli Open data milanesi, la Tajani ha tenuto ad agganciarvi il bando da 4 milioni avviato pochi giorni fa dalla Camera di Commercio insieme al Comune per applicazioni e progetti innovativi nell’Ict (informatica e telecomunicazioni) aperto ad aziende si qualunque taglia (anche micro e appena costituite). I riferimenti sono qui: http://servizionline.mi.camcom.it e le proposte sono ammesse fino al 31 ottobre.
Il bando, ovviamente, dovrebbe essere lo strumento per concretizzare il circolo virtuoso tra la disponibilità dei nuovi Open Data e le iniziative applicative.