Città della Salute. Sesto vince facile per ritiro dell'avversario

La Regione ha scelto il progetto Sesto-Falck per la Città della Salute. Stranamente la proposta Landonio basata su Milano non è stata esplicitamente messa in concorrenza. E Pisapia ha preferito il ritiro dal tavolo. Così si profila un percorso ad alta criticità, tra inquinamento dell'area Falck, interessi immobiliari, e indebitamento di fatto dei due istituti clinici. Al ritmo di 20 milioni all'anno nei bilanci per venti anni, da sottrarre agli investimenti in attrezzature cliniche, personale e ricerca. Il tutto per comprare mattone molto probabilmente inquinato.
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falck per città salute

E così è rimasta solo Sesto in lizza per la Città della Salute. E Formigoni vi ha rapidamente messo la firma, sabato scorso. Complice anche un Comune di Milano stranamente paralizzato, incapace di definire una reale proposta alternativa, di motivarne gli aspetti sanitari e clinici vincenti, e i costi inferiori. Era tutto pronto, numerosi esperti ci avevano lavorato (si veda qui la proposta sviluppata da Giuseppe Landonio, oncologo e consulente dell’assessore Pierfrancesco Majorino) ma Pisapia ha preferito, alla fine, tirarsi indietro dal tavolo con qualche dichiarazione critica. Senza, di fatto, combattere.

Ha pensato che una proposta ragionevole, competente, ma clinico-scientifica e non immobiliare, come quella di Landonio fosse troppo debole di fronte all'impostazione tutta puntata sulle "aree" e il "cemento" formulata fin dall'inizio da Formigoni?

Doveva battersi comunque.

«il Comune ha sbagliato impostazione. – commenta Carmela Rozza, capogruppo del Pd al Comune - Avrebbero dovuto assumersi l’onere di indicare una strada e un progetto, esprimendo con forza un parere sulla funzionalità dell’operazione e sulle aspettative che devono essere garantite pensando agli interessi dei malati».

E invece niente. L’idea forte di Sesto è passata. Usare la Città della salute, ovvero l’accorpamento in sede nuova dell’Istituto dei Tumori e del neurologico Besta come detonatore del gigantesco progetto immobiliare (firmato Renzo Piano) sulla grande area ex-siderurgica. Regalare alla Regione 100mila metri quadri bonificati (e sottratti all’unico parco previsto) per i due insediamenti sanitari. Costruire, mettere a regime i due ospedali, attrarre le famiglie dei pazienti e possibile indotto. E da lì partire per avviare la bonifica dell’area e le costruzioni (grandi condomini e grattacieli).

Importa a qualcuno se, al 2015, Besta  e Tumori si troveranno in un’enclave magari bonificata ma nel mezzo di 1,3 milioni di metri quadri ancora pesantemente inquinati, con falde idriche piene di metalli pesanti?

Importa a qualcuno se i famosi 340 milioni per il progetto, in apparenza elargiti dalla Regione, diverranno debiti (e pesanti) per i due istituti?

Il fondo rotativo sanitario della Regione  prevede infatti un anticipo dei fondi, ma poi gli enti dovranno rimborsare a vent’anni gli ammontari. Questo significa che Int e Besta dovranno mettere a bilancio almeno una decina di milioni ciascuno di rimborso annuo sul fondo. E questo, in tempi di vacche magre come queste, significa meno ricerca, meno attrezzature, meno risorse.

Per cosa? Per tanto bellissimo cemento nuovo in un mare di inquinamento? Senza reali controlli?

Stiamo ai precedenti. La Regione nel 2006 lanciava l’idea della città della salute. Prescelta l’area di Via Alba, per mettere gli istituti a contatto con l’Ospedale Sacco. Perfetto, ineccepibile. Di qui l’avvio di un consorzio che si produceva in un progetto da ben 6 milioni di Euro. Ma, in mezzo a tanto lavoro di architetti e cervelli, il responsabile del consorzio non si peritava di mandare nemmeno un geometra a supervisionare l’area. Salvo a scoprire, a consorzio costituito, con tanto di sede e dipendenti e a progetto fatto, che là, oddio, vi scorre un allegro fiume, uso a vivacemente esondare ad ogni pioggia autunnale.

Risultato: una perdita secca di 6 milioni nostri e la chiusura del consorzio. Tutto da rifare. Abolita l'idea di un polo con l'ospedale generalista (essenziale ai due istituti). Si punta invece al loro accorpamento secco in un polo edilizio, sulla base di inesistenti ma strombazzate sinergie reciproche. E poi, quasi subito dopo, la proposta sestese. Che i maligni potrebbero dire si annuncia analoga, dati i rischi di inquinamento ambientale (fisico e giudiziario in corso) abbastanza evidenti.

E la prevedibile carenza di fondi in corso d'opera, stante le restrizioni attuali (già Torino ha dovuto cancellare, per taglio da Roma,  la sua città della Salute... )

Prudenza avrebbe voluto che si optasse per soluzioni più rapide, a minor costo, e più sicure. Come quelle indicate da Landonio. Ma Formigoni oppone la fretta di non perdere il contributo da Roma di 40 milioni al progetto (che forse si perderà comunque, data la Spending review in accelerazione).

Ma perché tanta fretta, quando i “privati” (non è ancora dato sapere chi) ce ne metteranno 50 in project financing?

Forse sta nella necessità di contrappore un grande progetto di immagine ai suoi problemi con la Magistratura?

Di sicuro, sul piano strettamente sanitario, tra Int e Besta la necessità impellente di reinsediarsi assieme sono molto scarse. Solo il 7% delle loro ricerche tocca temi comuni. E allora?

Non sarebbe meglio per il Besta traslocare negli spazi liberi dell’area di Niguarda, dove vi sono altre e forti competenze neurologiche? Costo (secondo Landonio): 120 milioni.

E per l’Int, riallocarsi in Città studi, rifacendo padiglioni obsoleti? Costo: 80 milioni. E partecipando al ridisegno dell’area, come sostiene il Consiglio di zona 3.

Risultato: una collocazione ottimale dei due istituti, sicura e a prova di crisi. E un risparmio di 140 milioni pubblici, da investire magari in altre istituzioni sanitarie (come il Policlinico).

Formigoni ha sprezzantemente bocciato queste proposte (peraltro nemmeno presentate al tavolo di sabato). A Niguarda non c’è spazio, ha detto (non è vero, metà dell’ospedale con la ristrutturazione è vuoto). Città Studi è mal servita dai mezzi pubblici (con tram, autobus, stazione ferroviaria e aereoporto di Linate, vedete voi).

Scuse. Per far passare il grande investimento immobiliare, che sta a cuore all'amministrazione di Sesto fin dai tempi di Filippo Penati sindaco. E oggi sta a cuore a Davide Bizzi, il patron di Sesto immobiliare vicino a Maurizio Lupi e a Comunione e Liberazione.

Nomi emblematici. Comunione e Liberazione, il pilastro di Formigoni, e Sistema Sesto. Siamo alle solite, verrebbe da dire.

Peccato infine che i vertici dei due istituti non abbiano mai messo in discussione, nemmeno loro, le criticità e i costi del progetto Sesto. Ma anche qui. Chi li ha nominati? A chi rispondono? Facile immaginarlo.

 


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Re: Città della Salute. Sesto vince facile per ritiro dell'avversario
25/07/2012 antonio
la caserma perrucchetti è la solita proposta comunale che fa schifo, si fa di tutto per svuotare la zona 3 di ogni servizio, imbucando tutto a nord ovest. La Perrucchetti è troppo dentro la città, scarsamente raggiungibile, mentre ad esempio la trentacoste avrebbe potuto ospitare facilmente i due istituti e molto altro, a un Km da Linate, allo sbocco della tangenziale (se prima della fine del mondo darà pronto lo svincolo) e non lontana dal treno. Per non parlare dell'area della mensa universitaria chiusa che avrebbe potuto ospitare il besta,lasciando l'IT dov'è e liberando area preziosa per l'università dove ora c'è il besta. Già ora circa la metà degli utenti vien da fuori Milano.
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La zona 3 è mortificata sia da Pisapia quanto lo era dalla Moratti: 1-chiuso l'istituto di arti grafiche 2-via il ciack 3-il politecnico che di anno in anno sposta pezzi alla Bovisa 4-chiusa la mensa universitaria di via Golgi 5-la biblioteca europea svanita nel nulla 6-la città del gusto a chi l'ha visto 7-le uniche cliniche pubbliche presenti nell'area est (di ospedali non ce ne sono, a differenza di tutti gli atri quadrantoi di Milano) portati a sesto. Ma lo fanno apposta a svaligiare la zona 3 di ogni servizio????
saluti
S


Re: Città della Salute. Sesto vince facile per ritiro dell'avversario
06/07/2012 ornella belluschi
Con tante aree dismesse a Milano, è possibile lasciar scappare un centro di così grande importanza per la città? La proposta della ex-caserma Perrucchetti sarebbe stata ottima, ben servita , con tanto spazio attorno per i parcheggi e le aree per i servizi di rifornimento, logistica ecc. Tutta la zona periferica sarebbe sta rivalutata, Anche Milano sta dimostrando di essere lenta, lenta, lenta. Ma dove è andata la nostra capacità imprenditoriale, la velocitò decisionale, il fiuto per gli affari (ci vuole anche quello).
Mah!


 
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