Amministrazione Comunale, Cooperazione internazionale, Cooperazione decentrata e Expo 2015.

Un Convegno a Milano delinea le linee strategiche di una possibile collaborazione tra Amministrazione Comunale e altri attori dello sviluppo. Il Cambio di prospettiva introdotto dalla nuova amministrazione di Milano e alcuni punti problematici. Una grande questione su cui tener viva l’attenzione dei cittadini. ()
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Allo “Spazio del Sole e della Luna” (la ex-Casa della pace) si è svolta lo scorso sabato pomeriggio, una tavola rotonda, organizzata dal Fondo provinciale milanese per la Cooperazione internazionale (FPMCI), sul tema dell’Expo 2015. Un tema di cui i milanesi discutono e si informano forse ancora troppo poco. Eppure la data del grande evento che avrà certamente, nel bene e nel male, un impatto enorme sul futuro della città si avvicina a grandi passi. Certo non ha giovato alla popolarità dell’Expo il panorama di “lite continua tra strutture di potere” come ebbe a dire Romano Prodi, né la lotta per le poltrone e il desolante immobilismo della giunta precedente dietro a cui non era difficile scorgere le pressioni contrapposte di enormi interessi ed agguerriti gruppi di pressione. Tutti elementi che hanno fatto temere che Milano potesse addirittura non riuscire a garantire la realizzazione dell’Expo, con il rischio dunque, evocato da molti osservatori, di una figuraccia planetaria dalle conseguenze catastrofiche per la città.

Ma questa volta si è volato alto e i due interventi centrali dell’incontro, quello di Stefano Boeri, assessore della Giunta Pisapia con delega all’Expo e quello di Giovanni Camilleri, coordinatore internazionale del programma Art (Appoggio alle Reti Territoriali) dell’Agenzia delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Unpd) hanno provato a condividere elementi di una visione strategica per l’Expo 2015 e definire il terreno per una possibile collaborazione.

Camilleri ha espresso la convinzione che sia necessario utilizzare l’Expo come tappa di un processo il cui obiettivo è valorizzare l’importanza dei territori, precisando che territorio vuol dire ricchezza e potenzialità espresse dall’ambiente, ma anche dai cittadini e dalle istituzioni. In questa accezione, ha detto, territorio è un concetto culturale tipicamente italiano, difficile da tradurre in inglese e dunque da far intendere appieno in molti dei paesi dove opera l’Unpd. Tuttavia il programma Art, ha sottolineato, lavora per capitalizzare iniziative in corso sia al Nord che nel Sud del mondo, i cui protagonisti sono proprio i territori, intesi come sopra specificato, di America Latina, Asia, Africa che operano su interessi comuni come ambiente, energia, salute, giovani, movimenti migratori. Camilleri ha fatto osservare che la dimensione locale diventa lo spazio dove prendono forma gli elementi di criticità, ma le cui cause molto spesso nascono fuori dai territori stessi. Dato che l’Expo 2015, ha continuato Camilleri entrando nella parte propositiva del suo intervento, mette al centro i temi di nutrizione, energia e sostenibilità, il dialogo tra i diversi attori dovrà realizzarsi su tematiche di comune interesse e dar luogo a iniziative comuni, tenendo sempre al centro la consapevolezza dell’impatto della dimensione locale sulle tematiche globali. Come esempio della dialettica tra locale e globale Camilleri ha citato il dialogo in corso tra territori della sponda sud e nord del Mediterraneo nel quadro dei profondi mutamenti a cui stiamo assistendo. E ha offerto la collaborazione delle Nazioni Unite per la costruzione di un percorso che porti all’inserimento dell’Expo nell’agenda delle azioni di sviluppo di tutti i paesi in cui Art-Unpd è presente. Ha infine ricordato che Art – presente nella maggioranza dei paesi del mondo- svolge la sua attività nella consapevolezza che le azioni locali sono efficaci se si collegano a dinamiche nazionali e globali e fornisce a tali azioni un quadro di riferimento normativo ed organizzativo su scala generale. Conclude ricordando che a Siviglia, lo scorso ottobre, 54 paesi hanno discusso di questi temi, mettendo a fuoco la valenza locale di qualunque progetto di sviluppo. Ha concluso invitando a dare uno spazio strategico nell’Expo agli attori dello sviluppo locale e ha offrendo la collaborazione di Art-Undp per preparare un percorso e creare un programma d’azione.

L’Assessore Boeri ha esordito ponendo una discriminante tra due concessioni possibili per Expo 2015. Da un lato Expo come grande evento sostanzialmente fine a sé stesso e dall’altro una concezione, quella assunta dalla nuova amministrazione, che vede Expo come un primo traguardo verso la transizione di Milano verso un livello superiore del suo sviluppocome grande metropoli all’avanguardia sul piano globale. Boeri afferma che “ Le politiche pubbliche devono recepire l’idea che è necessaria un’accelerazione: va comunicata la percezione che a Milano sta succedendo qualcosa di estremamente importante”

Questo “qualcosa” è sintetizzato da Boeri in cinque punti:

  • Innovazione radicale nei modelli di mobilità,

  • Valorizzazione del sistema agroalimentare attorno a Milano, che diventa il cardine di un nuovo modello per lo sviluppo locale sostenibile,

  • Formazione di reti di imprese, d’accordo con quanto propone anche Geremy Rifkin, per la creazione di modelli di produzione di energia che esca dalla logica di quelli imposti dall’alto,

  • La rigenerazione urbana attraverso il recupero delle zone di abbandono e la valorizzazione

dell’agricoltura anche all’interno della città,

  • Una città produttrice di cultura, cosmopolita ma ricca di reti locali.

Si tratta, ha detto l’Assessore della Giunta Pisapia di “raccontare attraverso politiche concrete una città che sta operando un svolta profonda.”

Toccando il tema del rapporto con la Cooperazione internazionale, Boeri afferma la necessità per Milano di ridefinire la sua “politica estera” correggendo gli errori del passato, attraverso due assi strategici:

  • Il mondo che viene a Milano: dobbiamo accelerare subito i rapporti con i paesi che parteciperanno all’Expo ed organizzare un incontro internazionale tra reti locali nel2014.

  • Il mondo che è già a Milano: abbiamo invitato tutte le associazioni straniere per discutere di Expo. La consulta cittadina si riunirà il 13 dicembre; abbiamo un forum degli studenti universitari stranieri, che ci serve tra l’altro per capire cosa rappresenta Milano per i loro paesi di origine.

Una delle grandi sfide di Milano nella prospettiva dell’Expo, conclude Boeri, è capire anche attraverso il proprio rapporto con la Cooperazione internazionale, come ripensare complessivamente la politica estera della città.

I due interventi hanno avuto un interessante corollario in quelli degli altri attori della Cooperazione internazionale presenti all’incontro.

Guido Milani (Fpmci) ha proposto di candidare Milano come sede dell’Agenzia internazionale per lo sviluppo locale, proposta che vede favorevole l’assessore Boeri.

Simone Giovetti, del comitato scientifico di Expo, ricorda che esistono altre realtà della cooperazione decentrata, come i Fondi spagnoli, e sottolinea l’importanza di sviluppare l’apertura delle città alla dimensione internazionale.

Andrea Vento, anch’esso del Comitato scientifico Expo, spiega il concetto dicluster applicato all’organizzazione dell’Expo. Si tratta di raggruppamenti di paesi omogenei per tematiche particolari, come definiti nell’International participants meeting dello scorso ottobre.

E’ un approccio innovativo per la partecipazione dei Paesi in via di sviluppo (Pvs). Aggregare paesi omogenei (paesi insulari, territori aridi, paesi senza accesso al mare ecc.), o con tematiche comuni (produzione, artigianato, tecnologia), permetterà la partecipazione anche di paesi che da soli non sarebbero in grado di occupare un proprio spazio. La metodologia dei cluster permetterà di analizzare tutta la filiera di processi complessi, coinvolgere tutti gli attori, anche quelli non abituati alla cooperazione internazionale e aiutare ad elaborare modelli di governance replicabili su tutto il pianeta.

Massimiliano Gallicchio, dell’agenzia Milano Metropoli, ricorda il bando del 2008 per la creazione di sistemi di circuiti turistici del Parco sud e dell’asse della Martesana, perché è importante permettere ai visitatori dell’Expo di conoscere la ricchezza dei territori del milanese.

Ricorda anche l’idea del Comune di Locate Triulzi di far portare su rotaia i prodotti del Parco agricolo sud per Milano Ristorazione.

Claudia Sorlini, preside della Facoltà di Agraria dell’Università Statale di Milano fa notare che l’Università partecipa a decine di progetti di cooperazione e supporta le Organizzazioni non-governative (Ong). Sostiene che il metodo proposto non produce solo sviluppo ma anche democrazia. Propone un esempio interessante ed utile per Milano: nello Stato di Pernambuco, Brasile, la legge obbliga gli enti di ristorazione pubblica ad acquistare la maggioranza degli alimenti da produttori locali e riserva una quota alla produzione biologica. Propone dunque un gemellaggio tra Milano Ristorazione (La società di al 100% del Comune di Milano oggetto di pesanti critiche durante la Giunta Moratti, ndr) e questi enti, che hanno una normativa più avanzata della nostra. Noi però – afferma la Preside di Agraria- possiamo contribuire significativamente sul tema della sicurezza alimentare, configurando in tal modo un rapporto di reciproco vantaggio. Le iniziative per Expo sono secondo lei ancora molto frammentate. Bisogna portarle in forma organizzata all’Expo perché Milano, che si è dotata da anni di un Ufficio per la Cooperazione internazionale, dovrebbe diventare la capitale della cooperazione allo sviluppo. Queste iniziative dovrebbero dare contenuti al Centro per lo sviluppo sostenibile, che non ha ancora preso un’identità sufficiente. Ed è necessario, conclude la Sorlini, creare una piattaforma per mettersi in collegamento coi i paesi in tempo reale attraverso l’utilizzo di tutte le potenzialità dei nuovi media. Concludendo il suo appassionato intervento Sorlini afferma che la voce della cooperazione internazionale deve essere molto più forte di quanto sia adesso.

Pietro Accame, Presidente del Fpmci, conclude l’incontro ricordando l’importanza della valorizzazione, per la riuscita dell’Expo del lavoro degli attori della Cooperazione decentrata che seppur non ricca di risorse finanziarie in questa fase di crisi, lo è però in termini di capacità e competenze tecniche.


Già, la crisi. Qualcosa, durante l’esposizione dei relatori, pur nell’interesse e la rilevanza dei temi affrontati, faceva pensare ad una sorta di Convitato di Pietra. Il percorso che ci avvicina all’Expo si svolge infatti nel quadro della più grande crisi dal 1929. Crisi prima finanziaria, poi dilagata anche sul terreno economico e produttivo ed infine su quello politico, morale e della stessa legittimità democratica, che ha finito per coinvolgere, seppur in misura diversa, tutto l’Occidente. Nello sfondo di un cambio epocale delle relazioni di forza e di potere tra le varie aree e nazioni del mondo. E nel nostro ambito nazionale si devono registrare anche i timori legati al rischio, tutt’altro che teorico, del fallimento dello stato, il famoso default, e alle conseguenti misure in preparazione proprio in questi giorni da parte del Governo Monti.

Sembra dunque dotata di qualche fondamento la preoccupazione, espressa da più parti, che l’Expo corra il rischio di essere la vetrina planetaria proprio della crisi dell’Occidente e del nostro paese in particolare. Per sventare questo pericolo sembra essenziale il ritorno ad uno spirito di piena collaborazione tra i gli attori, pubblici e privati, che realizzeranno l’Expo, simile a quello che il 31 marzo del 2008, con Prodi presidente del consiglio e Moratti sindaco, si era pur realizzato ai tempi dell’assegnazione a Milano dell’evento. Ma è altrettanto necessario che ciò avvenga attorno ad un asse politico-culturale di alto livello.

Ciò che si è ascoltato oggi permette alcuni concreti motivi di ottimismo. L’avvento della Giunta Pisapia ha rivitalizzato il dibattito coinvolgendo in modo più organico la società civile e, paradossalmente, ha permesso di migliorare anche la comunicazione interistituzionale superando la sterilità di uno scontro prima tutto all’interno di amministrazioni in mano al centrodestra. Dopo l’estromissione di Lucio Stanca pare che la Società Expo si stia concentrando più di quanto facesse prima sugli aspetti tecnici. La presa degli interessi legati ai soliti noti costruttori è diminuita con l’accantonamento dell’ipotesi di affitto, sostenuta dalla Moratti, per i terreni interessati e soprattutto con l’affermarsi di una concezione più leggera, basata sull’adozione di strutture smontabili e tecnologie di comunicazione all’avanguardia.

L’impostazione strategica esposta dall’assessore Boeri permette di sperare in un definitivo superamento dell’Expo come grande (e culturalmente obsoleta) fiera campionaria e pone le premesse per un farne un’occasione di sperimentazione di forme innovative per affrontare i problemi globali.

Molti problemi rimangono tuttavia aperti, come quello dell’impatto delle grandi opere previste (ma almeno è stato accantonato il tunnel sotterraneo tra l’Expo e Linate, forse ancor più inquietante di quello dei neutrini tra Ginevra e il Gran Sasso…), della definizione di ciò che rimarra alla città, dell’insufficienza degli investimenti, pubblici e privati, dell’incertezza del risultato economico, legato in buona parte al numero di visitatori le cui stime sono state ridotte dagli iniziali 29 milioni a 21 attuali, Che peraltro sembrano a molti ancora eccessivamente ottimisti. E poi ancora il problema, sottolineato dalla Cgil nella due giorni di Cernobbio, dei 10.000 volontari necessari che potrebbe nascondere un grosso fenomeno di lavoro nero. Per non parlare del pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata, la cui presenza massiccia sul territorio milanese e lombardo è stata definitivamente rivelata dalla recentissima condanna in primo grado di ben 110 dei 118 sospetti camorristi assicurati alla giustizia in seguito all’operazione “Infinito” delle forze dell’ordine. Ma anche su questo fondamentale terreno, la città sembra essersi meglio attrezzata. Ora disponiamo di una Commissione comunale antimafia, presieduta da una personalità come Nando della Chiesa, a fronte dell’inaccettabile minimizzazione del problema da parte della precedente amministrazione. E nei capitolati delle gare d’appalto saranno introdotti vincoli sulla tutela contro gli infortuni e l’assenza di lavoro irregolare.

La grande sfida insomma sta entrando nel vivo, l’occasione per farne un volano di sviluppo, economico culturale e strategico per Milano e il suo territorio è ancora viva. Dovremo però parlarne ancora e molto, per contribuire tutti assieme a suscitare un grande dibattito e mantener viva l’attenzione dei cittadini.


Adalberto Belfiore


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