Centri sociali milanesi: avanti uniti o in ordine sparso?
Mercoledì 22 seconda assemblea aperta indetta dal Leoncavallo per discutere la proposta di azione politica sul futuro loro e degli spazi sociali autogestiti nella nostra città. Rispetto alla precedente di settembre, ridotta la partecipazione ma soprattutto il calore intorno al tema. Intanto, per lo storico centro sociale il sindaco Sala sembra aprire a soluzioni diverse da via San Dionigi, finora prospettata dal Comune.
(Adalberto Muzio)29/10/2025

È bastato un mese e mezzo dalla settimana di fuoco in cui, a inizio settembre, prima in assemblea alla Camera del Lavoro, poi sabato 6 nella grande e doppia manifestazione di solidarietà al Leoncavallo, per spegnere gli ardori politici sviluppatisi intorno alla questione dei centri e degli spazi sociali, e alimentati per qualche settimana dalle mobilitazioni di piazza contro il genocidio a Gaza e in Palestina? Se inizialmente si è avuta l'impressione che questi temi, insieme alle vicende tutte cittadine dell'urbanistica e dello stadio Meazza, potessero confluire in una sorta di piattaforma da cui partire per costruire una nuova proposta politica della sinistra milanese, capace di unirne le varie anime - politiche e sociali, partitiche e sindacali, associative e spontanee, istituzionali e antagoniste -, tutto ciò al momento sembra essere svanito.
D'altra parte, nelle ultime settimane lo slancio delle mobilitazioni pro-Pal si è affievolito, la Giunta Sala nonostante qualche defezione sta tenendo, l'urbanistica milanese ha cessato di fare scalpore sui grandi media, e sulla questione stadio per ora sembrano aver avuto la meglio le squadre di calcio o, meglio, i fondi che ne sono proprietari. Il tutto con lo sfondo di un quadro politico nazionale in cui la destra al governo non dà segni di arretramento. Gli animi così devono essersi molto raffreddati, o almeno questo è ciò che si è percepito alla seconda assemblea aperta tenutasi su iniziativa del Leoncavallo presso l'ARCI Provinciale il 22 ottobre scorso. E oltre all'atmosfera fredda si sono registrate prese di posizione a sostegno un po' scontate da parte di forze istituzionali come CGIL, ANPI, ARCI (partiti non pervenuti se non per muta presenza...), ma soprattutto divergenze di obiettivi e di metodo anche nella stessa galassia dei centri sociali: in sostanza, concentrarsi sulla questione del Leoncavallo e degli spazi sociali autogestiti per poi ripartire da qui, o farne fin da subito il nucleo di una nuova iniziativa politica di opposizione antagonista?
Il quadro della situazione lo fornisce questo articolo del Manifesto "La ferita aperta del Leoncavallo fa discutere Milano" (da cui è stata ripresa anche la foto Lapresse della manifestazione del 6 settembre), dove sono messe a confronto le due posizioni prevalenti, espresse dai promotori dell'assemblea del Leoncavallo (qui l'invito all'assemblea con il link per il documento politico lì presentato) e da Off-Topic (qui la loro risposta), che si autodefinisce "laboratorio di dibattito e progettazione che indaga nelle crepe del tessuto politico, fisico e sociale della “metropoli” Milano" costituito da "studenti, lavoratori, pendolari, stagisti e avventurieri urbani lanciati nell’impresa di descrivere e riscrivere le trasformazioni della nostra città", ed è fra i promotori dello spazio sociale autogestito Piano Terra all'Isola. Ad esse si aggiungono le fresche dichiarazioni del Sindaco di apertura sia nei confronti del centro sociale sgomberato in agosto dalla sua ultima sede di via Watteau, sia verso tutti gli altri a cui riconosce una valenza politica, sociale e culturale: prove tecniche di nuova sinistra o semplice riposizionamento funzionale alla lunga campagna elettorale sotto traccia che ci accompagnerà fino a quella effettiva per la scelta del suo successore?
