Lo scorsa settimana ho moderato un dibattito organizzato per provare a capire cosa sia la BEIC e a comporre alcuni nodi problematici che la realizzazione della grande biblioteca milanese genera o si ritiene debbano essere affrontati. La domanda sottesa dell’iniziativa riguarda la possibilità e la necessità che la realizzazione di una infrastruttura culturale così rilevante possa diventare l’occasione per provare a ripensare Milano, la sua identità, i suoi legami e le sue relazioni locali e globali, proprio a partire dall’occasione data da un luogo, un ganglio rilevante, cosa che invece sembra sopita.
L’iniziativa, organizzata da Alleanza Verdi Sinistra, si è svolta nel Parco 8 Marzo, luogo emblematico che raccoglie numerose emergenze urbane: innanzitutto il parco è una porzione della prima trasformazione urbana di aree ferroviarie, porta Vittoria, trasformazione non ancora conclusasi dopo un paio di decenni, il parco è il luogo che avrebbe dovuto accogliere una prima versione dell’edificio BEIC, sul lato nord del parco che si affaccia su viale Molise, la stazione del Passante con a cavallo la BEIC in costruzione, subito in fronte le aree dismesse dell’ex Macello dove dovrebbe realizzarsi ARIA, un progetto di rigenerazione urbana che però sembra non comprenda le palazzine lungo lo stesso viale Molise ed infine, al fianco, i quartieri di edilizia popolare Molise-Calvairate. Un brano urbano di grande interesse e tensione, a cui servirebbe una regia pubblica che, organizzando le parti non lasci l’esito alla loro pura e casuale sommatoria.
All’incontro sono intervenuti Gianni Pizzi, RSU Cgil bibliotecari, Elena Comelli di Sinistra Italiana, Valerio Bini del Comitato Case Popolari Molise Calvairate, Onorio Rosati consigliere regionale Alleanza Verdi Sinistra e Giuseppe Pepe presidente Commissione Territorio Municipio 4.
La proposta di dotare Milano con una nuova sede per la biblioteca centrale circola dalla fine degli anni '80, gli anni in cui si forma l’idea di trasformare la città in grande metropoli europea. Attorno al tema si susseguono varie proposte più o meno fantasiose e sempre a prevalente carattere architettonico come ad esempio il riuso del carcere di San Vittore, oppure il riutilizzo della sede AEM di via Sforza ed infine, probabilmente l’unica ipotesi credibile, il progetto per l'area Garibaldi-Ex Varesine con un "Polo Culturale" firmato da Pierluigi Nicolin, progetto finito nelle secche con l’aprirsi della stagione di Tangentopoli.
Alla fine del secolo scorso si affaccia una nuova proposta per una grande "Biblioteca Europea di Informazione e Cultura" localizzata sul sistema Passante ferroviario e nel quadro della ristrutturazione urbanistica “PRU Porta Vittoria”, proposta che si afferma durante la prima Giunta Albertini, all'assessore alla cultura Salvatore Carrubba il compito di realizzarla. Per la nuova biblioteca viene formata una Fondazione ad hoc con principali soci il Ministero della Cultura, il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, la Regione Lombardia, il Comune di Milano, l'Università degli Studi, il Politecnico di Milano.
Il documento intitolato "Prime ipotesi progettuali" viene pubblicato nel 1998, con l'obiettivo esplicito e ambizioso di realizzare "una struttura che in Italia non ha eguali". Nel 2001 venne bandito un concorso internazionale vinto dagli architetti Wilson&Bolles con un progetto per un edificio di 80.000 mq, caso unico in Europa che non sia una biblioteca nazionale, costi realizzativi per oltre 300 milioni di euro e costi per la gestione in proporzione.
Il progetto viene di fatto accantonato a fine mandato della Giunta Moratti e definitivamente abbandonato con la successiva Giunta Pisapia, assessore alla cultura Stefano Boeri. La BEIC risorge a sorpresa nel 2022 con un quadro di fattibilità per un corpo edilizio di 30.000 metri quadrati e prevedendo un costo di poco superiore ai 100 milioni; finanziato con fondi PNRR di cui una quota a carico dello Stato italiano con conseguente possibilità che il vincolo tassativo del completamento dell’opera sia entro il 2026.
Un concorso internazionale di progettazione architettonica è stato bandito e successivamente assegnato sempre nel 2022 e il cantiere viene aperto alla fine del 2023. Nel frattempo, all’inizio di quest'anno l’Università degli Studi ha lasciato la Fondazione BEIC e si teme che il Politecnico possa fare altrettanto, visti i carichi degli investimenti che le università hanno in corso e il progressivo taglio ai finanziamenti statali.
Se il quadro della realizzazione dell’involucro edilizio sembra in progressione, con la fine lavori prevista nel 2026 e l'apertura al pubblico nel 2027 restano sul tavolo alcune questioni di politica culturale della città, che riporto qui in forma di decalogo che ci aiuti per una riflessione strutturata:
- che fine farà la Biblioteca Sormani, intesa come edificio, attività di servizio e lavoratori?
- quale sorte e ricadute - nel bene e nel male - avranno le altre biblioteche milanesi di ogni ordine e grado, ovvero il sistema bibliotecario milanese e più in generale il sistema formato dalle biblioteche specialistiche del Comune (Trivulziana, Arte, Risorgimento, Raccolta Bertarelli, Archivio Fotografico); dalla Braidense (con l'appendice della Mediateca Santa Teresa, inaugurata nel 2003 dagli stessi "soci fondatori" della Beic, in crisi dal 2013 e attualmente chiusa e abbandonata da anni senza alcuna prospettiva dichiarata); le biblioteche universitarie (Statale, Cattolica, Bocconi, Politecnico, IULM); la Biblioteca Ambrosiana (istituzione ecclesiastica dell'Arcivescovato di Milano); la Biblioteca di Palazzo Isimbardi (Città Metropolitana)?
- quale ruolo per le biblioteche pubbliche di quartiere, servizio e spazi che svolgono un importante ruolo di "centri di comunità" e che per questo necessitano di personale motivato e in numero sufficiente a servire i vari "nuclei urbani"?
- chi rimarrà nella Fondazione BEIC e con quali compiti, e chi sosterrà le prevedibili ed importanti spese di gestione?
- quale si ritiene possa essere il ruolo delle biblioteche pubbliche nel futuro? Anche se questo è un tema di riflessione assai arduo e come sempre è difficile fare previsioni attendibili, su questo e sulla politica culturale della città necessaria per ritrovare il senso di questa metropoli, la BEIC sarebbe l’occasione per aprire una discussione pubblica.