Confidenze raccolte da una cittadina chiaccherona
L’estate è esplosa, cittadini e turisti si rifugiano all’ombra delle pensiline, centinaia di conducenti restano chiusi al loro posto di guida, senza aria condizionata con turni massacranti.
(Giusi Viotti)02/07/2025

La sostenibilità ambientale sembra valere solo per i mezzi, non per chi li guida.
I lavoratori lo denunciano da tempo: ATM ha scelto una rotta che guarda molto lontano dai propri dipendenti. L’azienda partecipata, infatti, pur mantenendo una patina di modernità e apertura, appare ogni giorno più distante dal suo personale. Dietro la retorica dei piani green e dell’innovazione, si nasconde un mondo fatto di solitudine professionale, frustrazione crescente e assenza di ascolto.
A raccontarlo – con fatica e sempre più timore – sono proprio i conducenti. Qualcuno ha provato a parlare, ma oggi bastano due parole fuori posto per rischiare un provvedimento disciplinare o, nei casi estremi, minacce o un licenziamento in tronco. Non è solo un’azienda che non ascolta: è un sistema che silenzia le voci scomode.
Intanto, la classe dirigente prosegue per la sua strada, lontana anni luce dalla realtà: turni estenuanti, ritmi spezzati, pause ridotte, aria condizionata non funzionante, aggressioni in aumento e un clima che spezza la solidarietà tra colleghi. La conseguenza? Personale che corre a casa dopo il turno, senza più energie né voglia di costruire qualcosa insieme.
A rendere tutto ancora più opaco è la posizione ambigua dei sindacati confederali, sempre più percepiti – da molti lavoratori – come strumenti di mediazione al servizio dell’azienda, piuttosto che dei dipendenti. In questo vuoto di rappresentanza reale si inseriscono anche alcuni sindacati autonomi, la cui retorica aggressiva non sempre è supportata da azioni concrete, alimentando una diffidenza trasversale.
Ma il punto forse più inquietante non riguarda il presente, bensì il futuro. Tra le ipotesi raccolte da testimonianze anonime, l’emergenza autisti potrebbe essere solo un alibi: un modo per giustificare scelte che puntano alla guida autonoma, alla riduzione delle linee nei quartieri meno redditizi e a un servizio sempre più centralizzato. Metropolitane, tram e passante ferroviario diventerebbero l’asse portante, riducendo al minimo la necessità di personale.
Il problema è che nulla, da anni, sembra davvero cambiare. Le richieste dei lavoratori restano inascoltate e, mentre la città applaude i nuovi autobus elettrici, chi li guida continua letteralmente a cuocere sotto il sole.
I lavoratori lo denunciano da tempo: ATM ha scelto una rotta che guarda molto lontano dai propri dipendenti. L’azienda partecipata, infatti, pur mantenendo una patina di modernità e apertura, appare ogni giorno più distante dal suo personale. Dietro la retorica dei piani green e dell’innovazione, si nasconde un mondo fatto di solitudine professionale, frustrazione crescente e assenza di ascolto.
A raccontarlo – con fatica e sempre più timore – sono proprio i conducenti. Qualcuno ha provato a parlare, ma oggi bastano due parole fuori posto per rischiare un provvedimento disciplinare o, nei casi estremi, minacce o un licenziamento in tronco. Non è solo un’azienda che non ascolta: è un sistema che silenzia le voci scomode.
Intanto, la classe dirigente prosegue per la sua strada, lontana anni luce dalla realtà: turni estenuanti, ritmi spezzati, pause ridotte, aria condizionata non funzionante, aggressioni in aumento e un clima che spezza la solidarietà tra colleghi. La conseguenza? Personale che corre a casa dopo il turno, senza più energie né voglia di costruire qualcosa insieme.
A rendere tutto ancora più opaco è la posizione ambigua dei sindacati confederali, sempre più percepiti – da molti lavoratori – come strumenti di mediazione al servizio dell’azienda, piuttosto che dei dipendenti. In questo vuoto di rappresentanza reale si inseriscono anche alcuni sindacati autonomi, la cui retorica aggressiva non sempre è supportata da azioni concrete, alimentando una diffidenza trasversale.
Ma il punto forse più inquietante non riguarda il presente, bensì il futuro. Tra le ipotesi raccolte da testimonianze anonime, l’emergenza autisti potrebbe essere solo un alibi: un modo per giustificare scelte che puntano alla guida autonoma, alla riduzione delle linee nei quartieri meno redditizi e a un servizio sempre più centralizzato. Metropolitane, tram e passante ferroviario diventerebbero l’asse portante, riducendo al minimo la necessità di personale.
Il problema è che nulla, da anni, sembra davvero cambiare. Le richieste dei lavoratori restano inascoltate e, mentre la città applaude i nuovi autobus elettrici, chi li guida continua letteralmente a cuocere sotto il sole.