Possibile? Lettera di una lettrice
Riceviamo e volentieri pubblichiamo l'articolo di denuncia inviatoci da una lettrice.
(a cura della Redazione )10/06/2025

Ebbene sì, è possibile: nel reparto di riabilitazione dell’Istituto dei Tumori di via Venezian a Milano c’è un solo medico; malato, assente, stufo lui… non ce ne sono altri…e i pazienti aspettano.
Non morirò, almeno non per questo, se ritardo la visita, ma mi è apparsa come una anomalia che una prestazione richiesta a maggio, prenotata per il 2 luglio, spostata al 28 agosto c.a. abbia come motivazione “la mancanza del medico”. Ce n’è solo uno? Nel centro tumori più prestigioso d’Italia? (o Italietta?). Pare.
Sono puntigliosa e non mi fermo a una risposta generica: ho scritto all’URP dell’Istituto (ufficio relazioni col pubblico) per comunicare la mia incredulità: la mia richiesta con protocollo INT-0006915 del 21.5.25 è in attesa di risposta da parte dei responsabili in alto loco…staranno ancora contando i medici? Vengono assunti operatori delle forze armate per la sicurezza anche contro le zanzare che pungono, non vengono assunti medici per la sicurezza di un buon vivere dell’umano.
A favore del cancro devo dire che mi ha consentito di fare ottime esperienze presso l’Istituto dei tumori, anche quando ci sono state difficoltà causate da errori medici: siamo tutti umani e fallibili; ho compreso e soprasseduto, ma la burocrazia non ha cuore, il soldo non ha famiglia, ha seguaci. Se aggiungiamo all’interesse anche la pochezza morale politica il risultato è l’asfissia per strozzamento del corpo pulsante dell’Umanità.
A favore del cancro devo dire che mi ha consentito di fare ottime esperienze presso l’Istituto dei tumori, anche quando ci sono state difficoltà causate da errori medici: siamo tutti umani e fallibili; ho compreso e soprasseduto, ma la burocrazia non ha cuore, il soldo non ha famiglia, ha seguaci. Se aggiungiamo all’interesse anche la pochezza morale politica il risultato è l’asfissia per strozzamento del corpo pulsante dell’Umanità.
A causa di quanto sopra, alla burocrazia politica, che gestisce le assunzioni, non concedo la mia tolleranza dell’errore. Dopo una mia visita in presenza i gentili incaricati dell’URP si sono impegnati per farmi avere l’anticipo di una settimana sulla visita di agosto… forse perché rompo i maroni, ma a chi non ha voce cosa accade? Non sono Giovanna D’Arco che si batte indomita contro le truppe (col nuovo decreto sicurezza mi metterebbero in galera se solo alzo la mano per chiedere di andare in bagno) non ne sarei all’altezza, ma non vi pare che chi, credendo all’esistenza di un filo comune che lega gli esseri deambulanti umani (e se la sente) non debba pensare anche al bene dell’Altro? Restiamo indifferenti davanti al vicino, al meglio una domanda “tu chi sei?” a cui nessuno risponde “io sono l’Altro Te (non una bevanda)” per cui noi adulti ci muoviamo come se fossimo gli Unici, scollegati dagli Altri e lo abbiamo insegnato ai nostri figli che perpetuano la stupidità, se non si “illuminano”.
Ben strana questa società! Si è trasformata in uno spot pubblicitario continuo su larga scala: bocca larga culo stretto. Si dice dice dice, ma fare: poco poco poco. Il bene non fa pubblicità, è silenzioso, poco appariscente. Gridare slogan è appassionante, litigare furiosamente per un parcheggio è normale, ci diciamo. E’ vergognoso, dico io. Adulti di tutte le estrazioni che sbraitano…cosa apprendono le nuove generazioni? I labili ascoltatori si identificano col “forte” e pensano che, seguendo il rumore, appaiano anche loro stessi come forti…ci starebbe un aforisma scurrile, ma io sono fine. Le pecore seguono la capra su per i monti, ma non sanno dove vanno.
Ho divagato, lo so, è mio costume: resta il fatto che non mi basta l’anticipo di una settimana della visita, cercherò altrove per aiutare il mio braccio sofferente; il mio malcontento è perché sono desolata dal toccare con mano l’incuria con cui viene trattato un fiore all’occhiello della sanità pubblica. A Milano cementificano ovunque spazzando prati, uccidendo fiori.
Ben strana questa società! Si è trasformata in uno spot pubblicitario continuo su larga scala: bocca larga culo stretto. Si dice dice dice, ma fare: poco poco poco. Il bene non fa pubblicità, è silenzioso, poco appariscente. Gridare slogan è appassionante, litigare furiosamente per un parcheggio è normale, ci diciamo. E’ vergognoso, dico io. Adulti di tutte le estrazioni che sbraitano…cosa apprendono le nuove generazioni? I labili ascoltatori si identificano col “forte” e pensano che, seguendo il rumore, appaiano anche loro stessi come forti…ci starebbe un aforisma scurrile, ma io sono fine. Le pecore seguono la capra su per i monti, ma non sanno dove vanno.
Ho divagato, lo so, è mio costume: resta il fatto che non mi basta l’anticipo di una settimana della visita, cercherò altrove per aiutare il mio braccio sofferente; il mio malcontento è perché sono desolata dal toccare con mano l’incuria con cui viene trattato un fiore all’occhiello della sanità pubblica. A Milano cementificano ovunque spazzando prati, uccidendo fiori.