Milano, estate senz’acqua: piscine pubbliche a secco, ma i privati si preparano a nuotare?

A Milano, l’estate 2025 si preannuncia particolarmente difficile per chi resta in città. Solo tre piscine comunali all’aperto saranno operative: la Romano di via Ponzio (Municipio 3), la Cardellino in zona Lorenteggio e la Sant’Abbondio in zona Chiesa Rossa. Le altre strutture storiche resteranno chiuse. Non per mancanza d’acqua, ma per lavori di ristrutturazione o, più spesso, per progetti di privatizzazione. ()
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Facendo un breve viaggio tra gli ex centri balneari milanesi, il panorama è tutt’altro che incoraggiante: la piscina Argelati, chiusa dall’estate 2023, non riaprirà prima del 2027; il Lido di Milano, chiuso dal 2019, è in attesa di una riqualificazione con riapertura prevista non prima della fine del 2026; il Centro Sportivo Saini è oggi inutilizzato e affidato all’Università Statale per diventare un campus di Scienze Motorie; la Suzzani, nel quartiere Niguarda, resterà chiusa almeno fino alla primavera del 2025 per lavori di messa a norma; infine, la Scarioni, anch’essa a Niguarda, è chiusa dal 2019 e non riaprirà, stando alle notizie, prima del 2029.

Per i residenti del Municipio 3, un’alternativa possibile è rappresentata dall’Idroscalo, situato nel comune di Segrate: una vasta area verde e balneare, gestita da operatori privati tramite concessioni assegnate dalla Città Metropolitana di Milano. È facilmente raggiungibile dalla città con la metropolitana M4 fino alla stazione di Linate Aeroporto, seguita dal bus 183. Una soluzione esterna, certo, ma almeno ancora accessibile e funzionante.

Nonostante il crollo dell’offerta comunale, le tariffe d’ingresso restano invariate: 9 euro nei giorni feriali, 10 nei festivi. Una cifra che, tutto sommato, non penalizza eccessivamente, ed è giustificata all’utilizzo di strutture attrezzate e sorvegliate. Il vero allarme, però, non è il prezzo di oggi, bensì il rischio concreto di un ingresso a gamba tesa degli operatori privati, che potrebbe aprire la strada a speculazioni sempre meno controllabili, trasformando gradualmente l’accesso all’acqua in un bene di mercato. Non più un servizio pubblico, ma un prodotto a consumo.
E in una città che si proclama europea, sostenibile e attenta al benessere dei suoi abitanti, la domanda resta lecita: l’estate in piscina sarà ancora un diritto, o diventerà un lusso?

Questa situazione si inserisce in un contesto storico ed economico comunale tutt’altro che semplice. Secondo il Rendiconto di gestione 2023, approvato dal Consiglio comunale, il Comune ha chiuso l’anno con 2,7 miliardi di euro di disponibilità liquide, ma oltre 2,2 miliardi risultano vincolati o accantonati per legge.

Una macchina complessa, come sottolineato dallo stesso sindaco Sala, che si regge su equilibri sempre più delicati. A pesare sono anche i tagli imposti dal governo centrale, pari a 92 milioni di euro tra il 2024 e il 2029, con 8,9 milioni già decurtati nel 2025, secondo quanto dichiarato dall’assessore al Bilancio Emmanuel Conte. In questo quadro, la riduzione di alcuni servizi pubblici - piscine incluse - appare sempre più una scelta forzata, più che politica.

Abbiamo formalmente chiesto al Comune di Milano ulteriori chiarimenti in merito alla gestione e
al futuro dei servizi pubblici, e in particolare delle piscine: pubblicheremo le risposte non appena
disponibili, in nome della trasparenza e del diritto dei cittadini a essere informati.

z3xmi appoggia la campagna di 'Sai che puoi?' riguardo alla situazione dei centri balneari milanesi e vi invita a firmare questo appello.

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