Dei diritti e dei doveri. Perchè è importante votare per i referendum

L’articolo 2 della Costituzione recita: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale". ()
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L’8 e il 9 giugno siamo chiamati ad esprimerci su 5 quesiti referendari che trovate spiegati qui sotto.
I promotori hanno raccolto complessivamente circa 5 milioni di firme per chiedere l’abrogazione di alcune norme e il 20 gennaio la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili i referendum.
Ora, al di là delle valutazioni di merito dei diversi quesiti che affronteremo dopo nel dettaglio, la discussione in questo momento verte sulla legittimità e soprattutto sull’opportunità di certe prese di posizione di personaggi politici e istituzionali a favore del non voto.

La Costituzione

L’articolo 2 recita:
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri
inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
In parole semplici, questo significa che la Repubblica italiana riconosce i diritti di ogni persona, sia come individuo che come membro di comunità, e richiede a tutti di contribuire al benessere collettivo.
Secondo questo articolo, e in accordo con il pensiero dei padri costituenti, possiamo ben considerare il voto un diritto/dovere inderogabile e tale è stato considerato fino al 1993, quando sono state eliminate le sanzioni amministrative, assai blande in verità, per coloro che non si recavano alle urne senza giustificato motivo.
Possiamo dire meno male, il diritto prevale sul dovere, e quindi possiamo ritenere legittimo da parte di personaggi istituzionali invitare al non voto.

L’articolo 48 dice:
Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.
Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.

Rimane quindi sottolineato come il voto resti un dovere civico, possiamo quindi accettare che, per covenienza di risultato, alcune formazioni politiche invitino al non voto, ci pare non giustificabile che tale invito venga dalla seconda carica dello Stato.
Tutto ciò ci deve anche interrogare sullo statuto referendario e sulle leggi che lo regolano. Sarebbe forse meglio chiedere un maggiore sforzo ai promotori aumentando, per esempio,il numero di firme necessarie e poi togliere il quorum in modo da permettere una discussione e un risultato basati sui contenuti e non solo sul raggiungimento del quorum.
Ma questa è un’altra questione.

Perchè sempre meno persone votano?

Il termine dovere civico, nel quale includere indubbiamente il voto, rimanda dunque per la Costituzione, all’idea di solidarietà politica, economica, sociale. E’ probabilmente questo concetto di solidarietà che è andato negli anni indebolendosi per far posto a interessi più egoistici in quella che Adriana Apostoli ha chiamato “la svalutazione del principio di solidarietà, cui si è affiancata un’opera di quasi denigrazione di quest’ultimo sul piano economico e culturale generale.”

Avvertiamo tutti, infatti, un certo “affievolimento” delle ragioni della convivenza,uno scadimento delle ragioni della solidarietà a fronte di una rivendicazione sempre più marcata della richiesta di tutela per i propri diritti e interessi particolari: nella dicotomia tra individualismo e comunitarismo oggi ci troviamo fortemente schiacciati sul lato individualista. In tale contesto, la solidarietà,da vincolo di inclusione,
sembra trasformarsi in elemento di esclusione: la solidarietà con i vicini, i simili, diventa ragione giustificatrice di esclusione per quanti sono titolari di diversa cittadinanza, o per quanti vivono in parti diverse del territorio nazionale, e così via. E ciò non è prerogativa (negativa) soltanto della società italiana: si consideri l’estrema difficoltà di riconoscere il valore della solidarietà nell’ambito dell’ordinamento dell’Unione Europea, come messo in evidenza dalle vicende dell’ultimo
decennio di crisi.

Nuove sfide per una sinistra moderna

Soprattutto in tempi di crisi economica, ma più in generale in situazioni in cui non è possibile garantire livelli di benessere a tutti i cittadini, emerge l’esigenza di nuove declinazioni della solidarietà e un
ripensamento del rapporto diritti-doveri. Si pensi alla “solidarietà fiscale” che viene rifuggita e osteggiata, pur in presenza, come si è detto, di una solidarietà (anche di tipo economico) spontanea e quindi “liberale”. Con l’ulteriore possibile paradosso di contribuenti che non avvertono la contraddizione tra un comportamento di evasione fiscale e una contemporanea generosità nelle erogazioni
liberali (comportamento complessivo che probabilmente molti ritengono anzi moralmente lecito e coerente). Se una persona vive nel lusso (legittimamente) e un’altra (vicina o anche “lontana”) non ha il
necessario per vivere, il fatto che il comportamento della prima sia rispettoso delle norme giuridiche non vale a giustificarla in termini morali.
Proprio l’impegno nei confronti di una solidarietà “privata” è giustificazione (sul piano morale) per il non adempimento dei doveri di solidarietà pubblica.

Gustavo Zagrebelsky, in un suo recente lavoro, riprende un’espressione riferita a Norberto Bobbio, per il quale “se avessi qualche anno di vita davanti a me e se la forza necessaria mi assistesse ancora, scriverei
un’“età dei doveri”.

Viviamo in un periodo in cui le parole visione e futuro sembrano sostanzialmente scomparse per lasciare spazio ai sondaggi di giornata e agli umori quotidiani.

Diamo per scontato che Il rispetto dei doveri civici di solidarietà e il senso di responsabiità siano parte irrinunciabile del bagaglio e della progettualità delle forze politiche e dei singoli che si dichiarano
progressisti. I dati del recentissimo rapporto ISTAT ci dicono che, anche se non direttamente coinvolti, tutti, indipendentemente dalle proprie convinzioni politiche, hanno quasi sicuramente avuto esperienza
personale di familiari, amici, conoscenti, scivolati in una condizione di mancate tutele, o che potrebbero presto trovarcisi. Anche per loro è importante il voto di tutti.

E se, per dirla con Naomi Klein, la democrazia è il diritto di vivere in dignità, allora la difesa dei diritti altrui è la difesa dei diritti di tutti, difesa di cui il voto rappresenta in questo caso lo strumento.

Al voto, al voto!!!

Questi referendum mirano a tutelare i diritti di alcune categorie di persone: lavoratori licenziati ingiustamente e che quindi devono aver fatto causa al giudice del lavoro e averla vinta, lavoratori
immotivatamente precari,coloro che lavorano in ditte che entrano col meccanismo dei subappalti senza rispettare i requisiti di sicurezza e tutela della salute dei propri lavoratori,persone che sono e vivono nel
nostro paese da oltre 5 anni e che a oggi non vedono riconosciuta la cittadinanza italiana e quindi rimangono per lo Stato cittadini di serie B, privati di alcuni diritti fondamentali.

Quale occasione migliore per una battaglia di civiltà fondata sulla solidarietà e sulla responsabilità a cui chiamare tutti a partecipare.

Si consideri anche, se nelle elezioni politiche si votano dei rappresentanti, nel caso del referendum il voto è espressione diretta del proprio sentire, senza mediazione alcuna.

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