Sanità. Un diritto negato

Le Camere approvano un emendamento della Lega che impone altri tagli alle cure delle persone anziane malate e non autosufficienti! ()
sedia rovesciata
Il 6 marzo 2025 è stato approvato in Commissione Sanità del Senato un
emendamento, proposto dalla Senatrice Maria Cristina Cantù della Lega, ancora una volta contro i bisogni delle persone anziane malate e non autosufficienti.

L’emendamento va a modificare l'articolo 30 della legge 730 del 1983 che così recita:
«Sono a carico del fondo sanitario nazionale gli oneri delle attività di rilievo sanitario connesse con quelle socio-assistenziali». Tradotto significa che la quota socio assistenziale dei malati cronici gravi, molto gravi, (ovvero la retta di ricovero in una RSA n.d.r.) è a carico del SSN e quindi nulla è dovuto dai malati, né dai loro familiari.

Quota sanitaria e quota socioassistenziale
Come viene calcolata il costo di una giornata di degenza in RSA?
La legislazione nazionale in vigore in tema di Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) prevede che la quota sia ripartita equamente tra quella sanitaria e quella cosiddetta socio assistenziale.
La quota sanitaria è a carico del SSN ed è corrisposta dalla Regione agli Enti gestori di RSA.

Regione Lombardia ha stimato, nel 2013, un costo giornaliero complessivo di 103,90 euro per giornata di degenza. Questa cifra, ancora in vigore dopo oltre 10 anni, pare molto sottostimata rispetto ai bisogni delle persone ricoverate. Con gli ultimi adeguamenti tariffari dal gennaio 2024 Regione Lombardia versa alle RSA per giornata di degenza, come quota sanitaria, tra i 62 euro nei casi più gravi (es. Alzheimer) e i 36,90 euro, nei casi meno gravi.
Questa quota fissa versata da Regione Lombardia disattende palesemente l’articolo 30 dei Livelli Essenziali di Assistenza (Dpcm del 12 gennaio 2017) che afferma come i costi di ricovero in RSA debbano essere coperti al 50% dal SSN.

In compenso alle RSA viene lasciata carta bianca sui costi della quota alberghiera che lievitano raggiungendo i 95 euro al giorno a Milano e gli 80/85 fuori città. Questo significa rette dai 2.400 ai 3.000 euro mensili.

Rette insostenibili
Le rette delle RSA in Lombardia sono insostenibili per i malati e i loro familiari.
Il malato si trova così a dover versare una quota, la retta alberghiera, ben superiore a quel 50% che sarebbe dovuto. Non solo, molti Comuni, chiamati a intervenire laddove il malato non sia in grado di corrispondere la retta o parte di essa, non sempre si attengono all’Isee del cittadino, come prescritto dalla legge, ma adottano regolamenti propri più penalizzanti.

Per esempio spesso la contribuzione viene negata ai proprietari di casa, ma l’eventuale proprietà di una casa già rientra nel calcolo dell’Isee e non può quindi mai essere motivo di esclusione.

In questo quadro i gestori delle strutture di RSA non solo si guardano bene dal fare pressione sulla Regione affinché copra il 50% dei costi complessivi di degenza con la quota del SSN, ma neanche pretendono che questa quota sia conforme alla gravità clinica dei degenti.

Chi sono oggi i degenti delle case di riposo?
Oggi sostanzialmente sono anziani non autosufficienti, di età molto avanzata con patologie complesse e bisogni sanitari importanti. Si tratta in Lombardia di circa 70.000 persone
Molte sono persone in condizioni cliniche così compromesse che avrebbero bisogno di ricoveri in reparti più attrezzati da un punto di vista sanitario, possiamo considerarli “ricoveri sbagliati”. Tenerli in RSA spesso mette a repentaglio la loro salute.
La mortalità dei ricoverati supera il 10% nei primi trenta giorni dall’ingresso e questo dato da solo spiega meglio di qualsiasi ragionamento di chi stiamo trattando.

Si esclude la copertura dei costi di ricovero
Ed ecco dunque l’emendamento presentato dalla Senatrice Cantù che mira ad escludere dalla piena copertura sanitaria dei costi di ricovero i malati non autosufficienti che hanno
interventi sanitari nettamente preponderanti su tutte le altre prestazioni che ricevono.
La Senatrice chiede anche una retroattività del suo emendamento: “le disposizioni si applicano anche agli eventuali procedimenti giurisdizionali in essere alla data di entrata in vigore della presente Legge”.

Un diritto negato
Questo a fronte delle ultime sentenze della Corte di Cassazione (Cass. civ n° 3490/2023 e Cass. civ n° 2038/2023) nelle quali si riafferma il principio di diritto in base al quale le prestazioni socio assistenziali che sono inscindibilmente connesse a quelle sanitarie sono incluse in quelle a carico del Servizio Sanitario Nazionale e dunque gratuite per i cittadini.

Un tentativo di porre fine ai contenziosi fra le famiglie di alcune persone malate gravi e le case di cura per anziani e disabili (RSA e RSD) che non hanno applicato il tariffario di copertura al 100 per cento e che in sede legale hanno visto riconosciuti i diritti dei malati non autosufficienti. Un numero esiguo di persone, al limite dell’insignificanza, che hanno ottenuto il rimborso totale delle rette ma che viene messo in gran risalto e utilizzato per chiedere che il carico delle cure ricada sulle famiglie.

Le strutture che gestiscono le RSA lungi dal chiedere un adeguamento del modello di cura e dei costi a questo collegati si limitano a chiedere l’aumento delle rette per i malati e l’annullamento della possibilità che i più gravi siano completamente a carico del SSN.

Una enorme ingiustizia
Le persone anziane malate gravi non autosufficienti dovranno sobbarcarsi le spese socio-assistenziali!
Oggi un anziano malato non autosufficiente nella stragrande maggioranza dei casi paga le cure sia a domicilio che nei ricoveri sanitari (RSA).
Chi ha ottenuto, per la propria gravissima condizione patologica e di non autosufficienza, la copertura delle cure al 100% con questo emendamento della Senatrice Cantù della Lega, non ne avrà più diritto.

Ma la maggioranza non sente ragioni
Medicina Democratica e le altre associazioni che provano a tutelare i diritti dei più fragili hanno prodotto un testo inviato alla Commissione Sanità del Senato e anche un emendamento da presentare in commissione.

Intanto al question time del 20 marzo alla Camera, il sottosegretario alla Sanità, Marcello Gemmato, Fratelli d’Italia, a fronte di due interrogazioni poste da un rappresentante del PD e uno dei Cinque Stelle ha ribadito che il SSN non può caricarsi di ulteriori costi che non gli competono, cosa comunque non vera fino all'eventuale approvazione dell'emendamento Cantù.

E tutto questo mentre in Lombardia, per esempio, la Regione avvia un progetto di screening per il tumore della prostata (ne abbiamo parlato qui) di dubbia efficacia e costi certi.

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