Questo giornale ha pubblicato a inizio gennaio il premuroso articolo “Ortica. Inaugurazione della panchina del dialogo” e altri ne sono circolati sullo stesso tema nelle festività di fine anno. Si è trattato di dare risalto all’iniziativa del 20 dicembre scorso relativa alla Panchina del Dialogo ben posizionata in piazzetta Ortica, al giardinetto antistante la chiesetta di S. Faustino, dunque nel cuore pulsante del quartiere.
D’impulso mi trovo a ripercorrere velocemente i colori che negli ultimi anni hanno sinora differenziato le panchine: panchina verde, quella dei giardini/parchi – panchina rossa, in memoria dei femminicidi – panchina blu, in onore dell’Europa – e ora la nostra panchina arancione per dare impuulso al dialogo. Una meticolosa locandina ha accompagnato questa inaugurazione mettendo in risalto, giustamente, quante risorse sono state coinvolte per la realizzazione, le elenco nel timore di escludere qualcuno: Tavolo della Nonviolenza del Municipio 3 – Centro di Nonviolenza Attiva – Cooperativa Edificatrice Ortica – ViviLambrate – Vite Intorno – la rete di scuole EDUMANA – Mondo Senza Guerre e Senza Violenza – Comunità per lo Sviluppo Umano.
Trascorso un mese, ora qui scrivo per evidenziare dell’altro, scaturito proprio in nome del dialogo: nell’occasione dell'inaugurazione sono state chieste informazioni a un'autorità locale relativamente ad uno spazio presente all’Ortica che, anni fa, è stato utilizzato dalla comunità ortighese per iniziative varie, ma che oggi appare abbandonato da lungo, lungo tempo. Si tratta di un locale posto di fianco alle poste di via Ortica, la cui saracinesca è staticamente chiusa da anni. Chi ha buona memoria si ricorderà degli incontri con le autorità, delle presentazioni di libri, di conferenze... Insomma un punto d’incontro per creare unione, cultura e animazione. In un periodo di penuria di spazi d’incontro e aggregazione, questa possibilità suscita l’interesse del "Gruppo per la creazione della partecipazione di Lambrate", di cui chi scrive fa parte. È stato assicurato che avremmo avuto informazioni e siamo ancora in attesa...
A questo fatterello si aggiunge che in occasione di una interessante Camminata di ViviLambrate svolta una domenica del mese scorso per le scuole di Lambrate e Ortica, abbiamo saputo che nello spazio recintato della scuola Enrico Toti di via Cima 2 è ancora presente la cosiddetta 'casa del custode', disabitata da quando quest'ultimo non c’è più e quindi da alcuni decenni.
Insomma, la parola dialogo mi pesa nella testa e si abbina a questi due tristi spazi dimenticati, figli di nessuno e di nessun interesse condiviso. Credo sia tutto causato da una mancanza di dialogo e, spero, non di volontà. Chiedere è una responsabilità, quando lo si fa spesso si è malvisti e si arreca fastidio, spesso bisogna insistere e si diventa noiosi se non vittime di noncuranza e inascoltati. Insomma una gamma di sentimenti ed emozioni che ben si abbinano a quanto era scritto, tra l'altro, nella locandina per la Panchina del Dialogo: “Dialogare significa ascoltare, ispirarsi con altri pensieri per trovare nuova qualità di umana connessione... Nel dialogo c’è una dimensione sociale, personale, culturale e politica che può aiutarci a costruire a tutto tondo una realtà più sostenibile e meno sofferente”.
Concludo, mesta, con una domanda interiore che esterno: bisogna prendere un’appuntamento alla Panchina del Dialogo o lasciamo che il dialogo resti in panchina?