Salva Milano e la certezza del diritto
Da chi dipende l'interpretazione delle leggi, dalla magistratura o dalla politica?
(Paolo Burgio)15/01/2025

In una recente intervista l’assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi ha dichiarato che l’approvazione della legge Salva-Milano, approvata alla Camera e in attesa di approvazione al Senato, richiede una scelta di responsabilità, sarebbe un danno non solo per Milano, ma per tutto il paese se non venisse approvata.
Un’affermazione da rimandare al mittente tout-court.
Sarebbe gravemente irresponsabile far diventare legge nazionale un intervento legislativo predisposto per sanare le irregolarità contestate dalla procura milanese in violazione delle norme urbanistiche in vigore. La stessa motivazione della legge in questione come “interpretazione autentica” ne rivela la finalità, evitare che i procedimenti avviati vadano avanti e la giustizia segua il suo corso.
Una materia complessa e sensibile come quella urbanistica non può essere trattata con un colpo di spugna per cancellare le inchieste milanesi in corso modificando su scala nazionale la normativa in vigore; per questo i 140 professori universitari hanno rivolto alle forze politiche l’appello a non approvare il provvedimento mettendone in evidenza le conseguenze. Questo appello chiede al legislatore di considerare con responsabilità il danno che deriverebbe a tutto il paese se venisse lasciata mano libera ad una rigenerazione urbana senza i vincoli che oggi impongono alle amministrazioni di pianificare lo sviluppo della città secondo criteri di piena vivibilità dello spazio urbano, non secondo lo sfruttamento di questo spazio per assicurare il profitto degli operatori del settore o dei fondi di investimento, come è avvenuto in questi anni a ritmi crescenti a Milano, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Una città che si sviluppa in funzione della rendita finanziaria e della speculazione edilizia è destinata alla perdita della sua caratteristica essenziale, quella di offrire ai suoi abitati un ambiente urbano ove coltivare lo status di cittadino, in cui poter promuovere una reale convivenza civile a beneficio di tutti e non solo di alcuni. La sviluppo urbano deve salvaguardare la vivibilità della città in termini di mixing abitativo, aria pulita, trasporti pubblici, spazi verdi, servizi per il tempo libero, lo sport, la cultura, diversamente avremo un costante degrado della qualità del vivere cittadino.
Spetta all’amministrazione comunale la responsabile gestione di uno sviluppo urbanistico organico, al servizio dei cittadini e non del mercato, ove per mercato si intende il profitto dei costruttori, degli operatori immobiliari e dei fondi di investimento. Non è in discussione un giusto profitto, ma non si può pensare che sia l’interesse dei privati a orientare la pratica urbanistica, mentre è proprio questo quello che è successo a Milano e la ragione per cui non si può ammettere che l’interpretazione milanese delle norme diventi regola generale.
Questo è quello che chiedono i cittadini danneggiati dalle costruzioni abusive, i comitati e le associazioni attive sul territorio, gli accademici, gli urbanisti, i giuristi, i sociologhi firmatari dell’appello; occorre scongiurare gli effetti devastanti che il mercato come criterio unico dello sviluppo cittadino produrrebbe riducendo le città ad agglomerati privi di urbanità.
Ma chi aspira a vivere in tali contesti? E’ nell’interesse di tutta la cittadinanza senza distinzioni, operatori del settore, tecnici, amministratori impedire che sia il mercato il motore dello sviluppo urbanistico; a questo servono le leggi urbanistiche.
Mentre in tutta Italia l'attività edilizia prosegue applicando le norme esistenti a Milano ci troviamo in una situazione critica, costruzioni sotto sequestro, cantieri fermi, progetti in stallo. Una situazione che ha causato grandi disagi ed inconvenienti, a cui occorrerebbe porre rimedio quanto prima possibile. Si dice che l’attività edilizia è ferma perché l’amministrazione ha in pratica bloccato il funzionamento degli uffici in attesa che le norme vengano modificate avallando l’interpretazione che la magistratura ha impugnato. Se un comune cittadino pretendesse una cosa simile, che la propria interpretazione delle leggi diventi la regola non saremmo all’anarchia, al sovvertimento dello stato di diritto?
La scelta del sindaco Sala viceversa è stata quella di andare, simbolicamente, ad uno scontro diretto con la magistratura con la pretesa di cambiare le norme e avallare le interpretazioni ambrosiane come autentiche. Anzi se le interpretazioni non verranno approvate il sindaco minaccia le dimissioni.
Da che parte stanno i comportamenti irresponsabili?
Un’affermazione da rimandare al mittente tout-court.
Sarebbe gravemente irresponsabile far diventare legge nazionale un intervento legislativo predisposto per sanare le irregolarità contestate dalla procura milanese in violazione delle norme urbanistiche in vigore. La stessa motivazione della legge in questione come “interpretazione autentica” ne rivela la finalità, evitare che i procedimenti avviati vadano avanti e la giustizia segua il suo corso.
Una materia complessa e sensibile come quella urbanistica non può essere trattata con un colpo di spugna per cancellare le inchieste milanesi in corso modificando su scala nazionale la normativa in vigore; per questo i 140 professori universitari hanno rivolto alle forze politiche l’appello a non approvare il provvedimento mettendone in evidenza le conseguenze. Questo appello chiede al legislatore di considerare con responsabilità il danno che deriverebbe a tutto il paese se venisse lasciata mano libera ad una rigenerazione urbana senza i vincoli che oggi impongono alle amministrazioni di pianificare lo sviluppo della città secondo criteri di piena vivibilità dello spazio urbano, non secondo lo sfruttamento di questo spazio per assicurare il profitto degli operatori del settore o dei fondi di investimento, come è avvenuto in questi anni a ritmi crescenti a Milano, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Una città che si sviluppa in funzione della rendita finanziaria e della speculazione edilizia è destinata alla perdita della sua caratteristica essenziale, quella di offrire ai suoi abitati un ambiente urbano ove coltivare lo status di cittadino, in cui poter promuovere una reale convivenza civile a beneficio di tutti e non solo di alcuni. La sviluppo urbano deve salvaguardare la vivibilità della città in termini di mixing abitativo, aria pulita, trasporti pubblici, spazi verdi, servizi per il tempo libero, lo sport, la cultura, diversamente avremo un costante degrado della qualità del vivere cittadino.
Spetta all’amministrazione comunale la responsabile gestione di uno sviluppo urbanistico organico, al servizio dei cittadini e non del mercato, ove per mercato si intende il profitto dei costruttori, degli operatori immobiliari e dei fondi di investimento. Non è in discussione un giusto profitto, ma non si può pensare che sia l’interesse dei privati a orientare la pratica urbanistica, mentre è proprio questo quello che è successo a Milano e la ragione per cui non si può ammettere che l’interpretazione milanese delle norme diventi regola generale.
Questo è quello che chiedono i cittadini danneggiati dalle costruzioni abusive, i comitati e le associazioni attive sul territorio, gli accademici, gli urbanisti, i giuristi, i sociologhi firmatari dell’appello; occorre scongiurare gli effetti devastanti che il mercato come criterio unico dello sviluppo cittadino produrrebbe riducendo le città ad agglomerati privi di urbanità.
Ma chi aspira a vivere in tali contesti? E’ nell’interesse di tutta la cittadinanza senza distinzioni, operatori del settore, tecnici, amministratori impedire che sia il mercato il motore dello sviluppo urbanistico; a questo servono le leggi urbanistiche.
Mentre in tutta Italia l'attività edilizia prosegue applicando le norme esistenti a Milano ci troviamo in una situazione critica, costruzioni sotto sequestro, cantieri fermi, progetti in stallo. Una situazione che ha causato grandi disagi ed inconvenienti, a cui occorrerebbe porre rimedio quanto prima possibile. Si dice che l’attività edilizia è ferma perché l’amministrazione ha in pratica bloccato il funzionamento degli uffici in attesa che le norme vengano modificate avallando l’interpretazione che la magistratura ha impugnato. Se un comune cittadino pretendesse una cosa simile, che la propria interpretazione delle leggi diventi la regola non saremmo all’anarchia, al sovvertimento dello stato di diritto?
La scelta del sindaco Sala viceversa è stata quella di andare, simbolicamente, ad uno scontro diretto con la magistratura con la pretesa di cambiare le norme e avallare le interpretazioni ambrosiane come autentiche. Anzi se le interpretazioni non verranno approvate il sindaco minaccia le dimissioni.
Da che parte stanno i comportamenti irresponsabili?
L'articolo è stato pubblicato anche su Arcipelago Milano qui