Città della Salute: Pisapia rompe con Formigoni
(Beppe Caravita)31/05/2012
Sulla città della Salute, Palazzo Marino contro Regione Lombardia. Ieri il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha deciso di rompere gli indugi. Ha preso carta e penna e inviato una lettera a Roberto Formigoni. Una missiva che, di fatto, annuncia il ritiro del Comune dalla competizione sulla Città della Salute con Sesto. E dall’ultimatum per il 13 giugno, posto da Formigoni, in cui si sarebbe dovuto decidere definitivamente se l’istituto neurologico Besta e l’Istituto nazionale dei Tumori (Int) avrebbero dovuto trasferirsi, alternativamente, nell’area Falck di Sesto San Giovanni oppure alla caserma Perrucchetti di Milano.
"Milano non ritiene di poter continuare in quella che viene sempre più spesso dipinta come una mera competizione tra aree, riducendo così un dibattito importante e necessario ad un'asfittica questione tecnico-urbanistica". Si legge nella lettera di Pisapia, e questa è forse la più significativa tra le frasi del Sindaco. Per capirla basta riassumere un po’ di storia dell’annosa vicenda. La città della Salute nasce nel 2006 come progetto di un polo ospedaliero e di ricerca avanzato tra tre soggetti: l’Ospedale Sacco, il Besta e l’Int. Il primo è un grande ospedale generalista, quindi dotato di tutte le discipline mediche e dei servizi per la cura dei pazienti, dal laboratorio di analisi alla farmacia interna, al pronto soccorso. Gli altri due sono invece ospedali monospecialistici, della dimensione, in pratica, di grandi cliniche e quindi prive dei servizi interni di un grande ospedale. Ovvio: se per esempio il Besta potesse appoggiarsi a un grande ospedale vicino non dovrebbe spendere somme rilevanti in consulenze (come avviene oggi) per analisi, preparazioni, diagnosi e altro che va al di fuori del suo campo neurologico. E altrettanto per l’istituto tumori.
Il polo di Via Alba (Sacco,Besta, Int) era quindi sulla carta perfetto. Peccato però per un grossolano errore. Non essersi accorti, in anticipo, che l’area del futuro polo era di fatto inagibile, data la presenza di una via d’acqua che ne rendeva costosissima la bonifica.
Di qui la chiusura del primo consorzio della Città della salute. E l’immediata riapertura, da parte della Regione, di una seconda versione del progetto, però limitato al solo accorpamento del Besta e dell’Int senza l’essenziale ospedale di appoggio.
Di qui, nella lettera di
Pisapia, un rilievo critico piuttosto netto:
Il problema di fondo, quindi, non è Perrucchetti o Falck ma la sostanza dell’operazione. Ovvero le strutture e le funzioni di un grande ospedale vicino (si pensi che una preparazione di farmacia ospedaliera ha un tempo utile spesso di pochi minuti dal laboratorio al paziente ) e ancora meglio di un centro di ricerca abbinato. Come le ricerche neurologiche al Policnico abbinate a quelle del Besta. E quelle oncologiche di Niguarda o del San Raffaele per l’Int.
Questi parametri non sembrano essere stati presi in considerazione nel progetto di Formigoni. "È evidente che la tua decisione di indicare una data vicina e tassativa, diversa da quella da noi indicata, quale è il 13 giugno (il Comune aveva indicato la data del 30) rende impossibile ogni confronto, fa apparire come già assunta, nei fatti, la decisione".
Per cui: "Ti comunico, quindi, che rimetto sin da ora alla tua responsabilità ogni decisione in merito al progetto Città della Salute - scrive Pisapia -, impegnandomi a seguire con ogni strumento a disposizione la vicenda, affinché non vada dispersa o impoverita l’eccellenza medica milanese, anche a tutela degli utenti, dei cittadini, dei lavoratori del settore e della stessa città".
Il pallino, ora, passa a Formigoni.
E infatti, in serata di oggi ha risposto a Pisapia. Anche lui via lettera.
Accoglie la
richiesta avanzata da Giuliano Pisapia di prendere tempo fino
al 30 giugno per arrivare alla decisione definitiva sull'area
che dovra' ospitare la citta' della Salute.
Nella missiva, Formigoni precisa che ''il progetto attuale
e' il frutto di un percorso lungo e articolato di confronto e
presenta caratteristiche di eccellenza sanitaria che
attraverso l'integrazione delle due Fondazioni (Besta e
Istituto Nazionale contro i Tumori) consentira' di dare
una risposta di avanguardia alle esigenze di cura e di
ricerca in campo oncologico e neurologico''.
Secondo il governatore lombardo, ''e' assolutamente
indispensabile individuare una scelta definitiva in tempi
molto rapidi, sia per l'esigenza di risolvere gli oggettivi
problemi delle strutture esistenti, sia per non rischiare di
incorrere in riprogrammazioni dei finanziamenti statali che
potrebbero danneggiarci in modo sensibile (mentre la Regione
investe nel progetto 330 milioni di euro). Al tempo stesso,
le risorse messe a disposizione da Regione Lombardia, per un
restauro immediato dei due edifici (42 milioni di euro)
consentono di guardare ai prossimi quattro anni con una certa
tranquillita', ma non ci si puo' spingere oltre questo
orizzonte temporale. Per la responsabilita' che porto non
posso venire meno a questo obiettivo. E tuttavia -
puntualizza Formigoni - accedo alla Tua richiesta di
posizionare il prossimo incontro alla fine di giugno, invece
che al 13 dello stesso mese, e ti chiedo al proposito di
farmi sapere in quale direzione intendi muoverti in relazione
al progetto e alla sua possibile collocazione, affinche' io
possa adeguatamente motivare tale scelta al Comune di Sesto
S. Giovanni.
Sono certo - conclude il governatore lombardo sempre rivolto
al sidnaco di Milano - che apprezzerai questa ulteriore,
concreta testimonianza di collaborazione, cosi' come Ti so
consapevole dell'esigenza prioritaria di individuare e
mettere in pratica adeguate soluzioni''.
Fin qui Formigoni, che evidentemente non ha letto o non ha voluto leggere la sostanza della lettera di Pisapia. Ovvero la necessità, saltato il polo a tre con il Sacco, di ripensare un progetto effettivamente capace di dare un futuro a due istituti monospecialistici, e che presentano scarse sinergie tra di loro. Ma questo a Formigoni non sembra interessare, di fronte all'urgenza di investire i fondi regionali stanziati (prima che il governo ce li porti via) in una bella, moderna e inutile colata di cemento.