I capaci e i meritevoli

"Il punto di partenza non è uguale per tutti, ma è da lì che parte il merito". Lo dice la Costituzione e, in questa intervista, ce lo ricorda nella pratica Marina Olivieri, presidente della commissione Educazione del Municipio 3. ()
FFF  scuola
Costituzione Italiana Art. 3 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale… è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale.. Art. 34 “La scuola è aperta a tutti.” … I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi…”


D. - Questo gran parlare di merito, termine aggregato a “Ministero dell’Istruzione” ricorda quando ai tempi dei ministeri Moratti e Gelmini si dissertava ugualmente di merito e per provarlo si definivano i giudizi in misurazioni numeriche virgola decimi e centesimi, ma si tagliavano di 8/10 miliardi i fondi all’istruzione. Cos’è quindi il merito?

R. - Il merito è parallelo all’impegno, se però le competenze sono già sviluppate e questo è il nodo gordiano.
La valutazione del merito è già inserita nella valutazione oggettiva che viene attribuita nelle scuole secondarie, ma quello che viene precisato dalla Costituzione è di valutare il progresso compiuto rispetto al punto di partenza, che non è uguale per tutti, e da lì parte il merito.
Viene richiesto di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo individuale e la capacità di relazionarsi con la realtà e gli altri, che significa favorire la realizzazione della personalità di ognuno.
Per raggiungere questi obiettivi occorrono piani individuali per dare gli strumenti che consentono di assimilare competenze, sviluppare le capacità relazionali e di gestire le emozioni.
“PFI”, piani formativi individualizzati, contro la dispersione, l’abbandono scolastico e i “neet “ però le scuole non hanno soldi neppure per corsi di recupero.
Al preside e agli Istituti vanno dati maggiori strumenti per operare secondo necessità, che cambiano, anzi divergono da scuola a scuola, tra periferie e centro città, da nord e sud.


D. - Dalle ricerche effettuate già molti anni fa si evidenziavano differenze nelle prestazioni delle/dei giovani che si collegavano con il background familiare: al nord i genitori presentavano un maggiore grado d’istruzione ed erano in grado di seguire i figli, al centro meno ed al sud ancora di meno. Vale a dire che la scuola italiana non era ed è in grado di recuperare il gap iniziale. Il merito quindi dove lo collochiamo?

R. - Alla base collochiamo gli investimenti, sono necessari per l’assunzione di docenti, e personale di segreteria e di servizio, eppure dal 2019 gli insegnanti sono senza contratto. Anche la valutazione degli insegnanti è necessaria e complessa. I docenti devono possedere competenze strutturate sulla metodologia della didattica, devono frequentare corsi di aggiornamento obbligatori e ripetuti nel tempo, ma senza oneri a carico degli insegnanti e in orario scolastico. Le retribuzioni vanno incrementate, riconosciute economicamente le attività ulteriori prodotte da alcuni insegnanti: vicepresidi, coordinatori, organizzatori, responsabili di commissioni e mansioni di inter-relazioni. Occorrono soldi per i corsi di recupero e attività extracurricolari.


D. - Il PFI dovrebbe guardare anche a competenze che non sempre si trovano nei libri di testo: il teatro, l’arte, la musica capaci di far aumentare l’autostima con ricadute positive sulle prestazioni nelle materie scolastiche. La misurazione del merito comprende anche attività alternative allo studio sui libri?

R. - L’insegnamento si dà anche con altri strumenti, anche la creatività è impegnativa e richiede investimenti, perché tutte le attività devono essere definite e organizzate, collegate con gli insegnamenti curricolari. Questo richiede lavoro, che deve essere retribuito, invece spesso è svolto gratuitamente da docenti molto responsabili e attenti.
Ad esempio, nel 1974 sono stati istituiti i Decreti Delegati* e il Consiglio d'Istituto, tuttavia ora si fatica a trovare persone disposte a prendervi parte, perché richiede tempo, procura “grane” e nessun riconoscimento. In certe scuole il lavoro è parecchio, gli incrementi economici vanno riconosciuti a chi fa più lavoro, se si vuole più offerta.


D. - Ogni settore pubblico - come quello sanitario che durante la pandemia ha visto persone sopperire alle carenze della sanità locale, con un’abnegazione non sempre riconosciuta -, sconta troppo spesso attacchi gratuiti.
Certo ci sono persone impegnate e disimpegnate nella scuola, come in ogni attività, anche nel privato. È pur vero che bisogna tendere sempre a migliorare. Quali sono i passi?

R. - C’è bisogno di un sistema scuola. Ogni azienda, prima di mettersi in moto predispone un piano di lavoro. Chiariamo che bisogna rimarcare come punto fermo che l’istruzione è pubblica, la scuola è democratica e ciò significa con piani individualizzati che è un lavoro che non è riconosciuto e oltre alla retribuzione è importante anche la gratificazione.
Occorrono facilitatori esperti in metodologia didattica, in grado di seguire casi problematici. Gli insegnanti parimente devono aggiornarsi sulla gestione della classe e dei conflitti che vi si generano.


D. - Le relazioni interpersonali sono diventate più problematiche con il lockdown, c’è maggiore aggressività, minore disposizione a collaborare nel gruppo e delimitare le proprie necessità, riconoscendo i bisogni degli altri. Come intervenire?

L’isolamento in casa e le lezioni on line hanno determinato un eccesso d’uso dei mezzi digitali; gli interventi di esperti possono aiutare le/i giovani ad uscire dalla bolla di relazioni interpersonali dei cellulari e farli invece incontrare fisicamente nelle relazioni fisiche.

Su questa linea si sta sviluppando un progetto che, come Commissione Educazione del Municipio 3, stiamo diffondendo: “Aspettando lo smartphone” per un’alleanza tra docenti e genitori, che devono accompagnare e tenere per mano i figli non solo per strada, ma anche nella progressiva autonomia tecnologica e soprattutto nella gestione dei telefonini.
Certe APP dovrebbero avere limite nell'uso, non essere disponibili prima dei 14 anni d’età, ma troppi piccoli hanno il cellulare già alle elementari. Il cellulare è uno strumento che fa vivere in mondi diversi, ma ai genitori si consigliano patti culturali e sociali.
Ai test invalsi i giovani che usano di più il cellulare hanno ottenuto i risultati peggiori.
Come educatori noi dobbiamo confrontarci e accompagnarci con i genitori, per valorizzare le qualità che ognuno possiede.

Sempre su questa linea ha lavorato il Municipio 3 che, in collaborazione con il Centro Psicopedagogico Bracco, ha organizzato, il 17 ottobre all'Auditorium Stefano Cerri, un incontro "Aiutami a far da solo" per le scuole elementari con Marta Baschirotto e Chiara Pozzi.
Nella serata abbiamo discusso su come educare all'autonomia per gradi, per favorire la crescita ed il benessere emotivo dei bambini e aiutare i genitori ad affinare lo sguardo sulle scelte concrete quotidiane.

Il Municipio inoltre mapperà i doposcuola delle associazioni e gli aiuti allo studio linfa vitale per le scuole presenti nel suo territorio, per monitorare quelle che non hanno corsi di recupero perché non hanno soldi, o strumenti diversi per i percorsi individualizzati. Non sono solo stranieri, spesso i ragazzi in difficoltà sono anche italiani.
Piccole, ma importanti cose le stiamo facendo.

Dare punteggio oggettivo sulle prove nei registri elettronici, va bene, ma non solo questo, il voto scolastico non è media aritmetica, occorre creare cultura, confronto e dialogo; estendere la capacità di lavorare, ognuno nel proprio campo, e al meglio.


*I decreti delegati sono una raccolta di sei atti normativi emanati tra il 1973-74. Costituirono il primo tentativo di dare una effettiva e coerente attuazione ai principi della Costituzione della Repubblica, istituendo gli organi collegiali della scuola, i distretti scolastici, nuovi enti per l’aggiornamento e per la valutazione…

www.webecome.it è una proposta educativa dedicata a bambine e bambini delle scuole primarie di tutt'Italia, per la prevenzione delle nuove forme di disagio sociale nelle giovani generazioni e lo sviluppo delle competenze trasversali… è una piattaforma gratuita …per insegnanti e genitori su argomenti come sostenibilità, nutrizione, dipendenze, digitale, bullismo, diversità…

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