Incontri di donne. Chan
Prosegue con la seconda intervista il nuovo ciclo "Incontri di donne". Questa volta è protagonista una sarta cinese.
(Antonella Nathansohn)19/09/2022

Chan (nome di fantasia), vive in Italia da quattro anni. E’ arrivata dal sud della Cina col marito e gestisce un negozio di sartoria nella zona. La conoscono tantissime persone, perché nel suo lavoro è bravissima e molti abitanti se la contendono.
Chan è piccola e minuta con capelli nerissimi come gli occhi, sguardo mobile e vivace.
Ha un po' paura dell’intervista perché pensa di non sapere abbastanza bene l’italiano e si scusa intimidita. Non ha ancora frequentato una scuola d’italiano, per impararlo parla con i clienti e gironzola per la città. Assimila le parole piano piano: sa cosa sono le asole, le cerniere, le pence e le fettucce, ma non sa come parlare dei suoi affetti.
Le piace molto Milano e anche l’Italia. Ha visitato tutto in città, tranne i musei, perché ha poco tempo. Lavora moltissimo e poi si occupa della casa dove vive con il marito.
In Cina ha lasciato la mamma e i figli che vivono con lo zio. Li sente spesso via internet e con le telefonate. Per ora non tornerà in Cina: il biglietto costa caro, ma prima o poi andrà.
Non ha quasi il tempo per mangiare, ma va spesso al ristorante cinese, che è all’angolo della strada dove lavora, e si fa dare qualcosa; le piacciono anche i cibi italiani: pasta, riso, tutto insomma.
La sua clientela è di maschi e femmine in egual misura e lei si trova bene qui in zona, c’è tanta gente gentile, mi dice. Solo che è così difficile imparare l’italiano, sospira…
Non ha amiche italiane, ha solo un’amica cinese che però vive in un’altra città.
Si siede davanti alla sua macchina da cucire e mi sorride. Aspetta, mi dice, dammi l’indirizzo internet dove potrò leggere l’intervista!
Chan è piccola e minuta con capelli nerissimi come gli occhi, sguardo mobile e vivace.
Ha un po' paura dell’intervista perché pensa di non sapere abbastanza bene l’italiano e si scusa intimidita. Non ha ancora frequentato una scuola d’italiano, per impararlo parla con i clienti e gironzola per la città. Assimila le parole piano piano: sa cosa sono le asole, le cerniere, le pence e le fettucce, ma non sa come parlare dei suoi affetti.
Le piace molto Milano e anche l’Italia. Ha visitato tutto in città, tranne i musei, perché ha poco tempo. Lavora moltissimo e poi si occupa della casa dove vive con il marito.
In Cina ha lasciato la mamma e i figli che vivono con lo zio. Li sente spesso via internet e con le telefonate. Per ora non tornerà in Cina: il biglietto costa caro, ma prima o poi andrà.
Non ha quasi il tempo per mangiare, ma va spesso al ristorante cinese, che è all’angolo della strada dove lavora, e si fa dare qualcosa; le piacciono anche i cibi italiani: pasta, riso, tutto insomma.
La sua clientela è di maschi e femmine in egual misura e lei si trova bene qui in zona, c’è tanta gente gentile, mi dice. Solo che è così difficile imparare l’italiano, sospira…
Non ha amiche italiane, ha solo un’amica cinese che però vive in un’altra città.
Si siede davanti alla sua macchina da cucire e mi sorride. Aspetta, mi dice, dammi l’indirizzo internet dove potrò leggere l’intervista!