Il Premio per la Pace 2011 ad una volontaria milanese?

Dal 1997 la Regione Lombardia promuove un “Premio per la Pace” che intende valorizzare l’apporto di cittadini e associazioni particolarmente distinti in attività di solidarietà o in azioni umanitarie. In occasione dell’edizione di quest’anno, un gruppo di cittadini ha proposto per il premio una giovane volontaria, Michela Sommaruga, in rappresentanza delle tante giovani donne che decidono di mettere a disposizione le loro competenze per la cooperazione internazionale. ()
mozambico ong
Michela è attualmente in Mozambico con il Cosv, ONG (Organizzazione Non Governativa) nata e radicata a Milano da più di 30 anni. La proposta, si saprà a dicembre se sarà accolta, ci offre l’occasione di ricordare che Milano contribuisce in modo assai significativo alla solidarietà italiana con i paesi del Sud del Mondo. Ogni anno decine di volontari milanesi si recano in paesi lontani per realizzare progetti di aiuto alle popolazioni locali. Si tratta spesso di progetti di emergenza – l’ultima quella di Haiti – ma anche di sviluppo, ovvero di sostegno alle economie locali o ai servizi di base: educazione, sanità, tutela delle fasce più deboli (bambini e anziani). Le destinazioni più frequenti riguardano i paesi africani, in particolare quelli a sud del Sahara ma molti interventi vengono realizzati anche in America Latina, in Nord Africa e in Medio Oriente. Dieci anni fa, nel 2001, i volontari e cooperanti inviati in paesi in via di sviluppo dalle ONG italiane sono stati circa 4.400, diventati quasi 7.200 nel 2010. A causa, probabilmente, delle difficoltà di un’esperienza molto impegnativa, si assiste ad un innalzamento dell’età degli operatori, ora prevalentemente nella fascia dei 35/40 anni, pur essendo una prospettiva affascinante anche per giovani fortemente motivati. Segno evidente di studi sempre più lunghi, di corsi e stage impegnativi, necessari per prepararsi al difficile lavoro di aiutare gli altri. Il trend non ha conosciuto crisi, in controtendenza con il progressivo disimpegno del nostro governo, che ha diminuito il finanziamento per l’aiuto allo sviluppo ad un misero 0,1 % del nostro prodotto interno lordo. Si tratta di migliaia di persone, oggi prevalentemente donne (52% del totale), spesso laureati a pieni voti ed in possesso di master anche prestigiosi, che decidono di agire e rischiare in prima persona per dedicarsi ai problemi di un mondo squilibrato e ingiusto in cui ancora oltre un miliardo di persone sono costrette a vivere sotto la soglia della povertà, soffrire la fame o morire per malattie facilmente curabili. Molte delle circa 300 Organizzazioni Non Governative italiane, ufficialmente riconosciute sulla base della Legge – del 1987 - che regola la Cooperazione dell’Italia verso i Paesi in Via di Sviluppo, sono lombarde. La maggior parte, una quarantina almeno, di Milano e provincia. Si tratta in realtà solo della punta di un iceberg formato da centinaia di associazioni, piccole o grandi, dedicate alla solidarietà tra i popoli. Non per beneficenza o generica filantropia, ma per la convinzione che i problemi di chi soffre siano anche nostri e che non affrontarli non sia solo immorale ma significhi anche condannarsi a subirne le conseguenze: conflitti, migrazioni, desertificazione, cambi climatici e molte altre emergenze sempre più stringenti. Il Premio per la Pace sarà un segno importante, certo, ma più importante ancora sarà informarsi e sentirsi vicini ai nostri operatori della cooperazione e della solidarietà, perché essi sono, particolarmente per la città che si prepara ad ospitare l’Expo del 2015, una nostra linea avanzata, dei sensori strategici. Ed anche particolarmente esposti, come dimostra il caso di Rossella Urru e Francesco Azzarà, operatori umanitari rapiti da mesi e di cui non si sa più nulla. Un avamposto prezioso da appoggiare e tutelare, di tutti coloro che sognano e si impegnano per un mondo più giusto, sicuro ed ospitale.


Adalberto Belfiore



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