Il Premio per la Pace 2011 ad una volontaria milanese?
Dal 1997 la Regione Lombardia promuove
un “Premio per la Pace” che intende valorizzare l’apporto di
cittadini e associazioni particolarmente distinti in attività di
solidarietà o in azioni umanitarie. In occasione dell’edizione di
quest’anno, un gruppo di cittadini ha proposto per il premio una
giovane volontaria, Michela Sommaruga, in rappresentanza delle tante
giovani donne che decidono di mettere a disposizione le loro
competenze per la cooperazione internazionale.
(Adalberto Belfiore)14/11/2011
Michela è attualmente in Mozambico con
il Cosv, ONG (Organizzazione Non Governativa) nata e radicata a
Milano da più di 30 anni. La proposta, si saprà a dicembre se sarà
accolta, ci offre l’occasione di ricordare che Milano contribuisce
in modo assai significativo alla solidarietà italiana con i paesi
del Sud del Mondo. Ogni anno decine di volontari milanesi si recano
in paesi lontani per realizzare progetti di aiuto alle popolazioni
locali. Si tratta spesso di progetti di emergenza – l’ultima
quella di Haiti – ma anche di sviluppo, ovvero di sostegno alle
economie locali o ai servizi di base: educazione, sanità, tutela
delle fasce più deboli (bambini e anziani). Le destinazioni più
frequenti riguardano i paesi africani, in particolare quelli a sud
del Sahara ma molti interventi vengono realizzati anche in America
Latina, in Nord Africa e in Medio Oriente. Dieci anni fa, nel 2001, i
volontari e cooperanti inviati in paesi in via di sviluppo dalle ONG
italiane sono stati circa 4.400, diventati quasi 7.200 nel 2010. A
causa, probabilmente, delle difficoltà di un’esperienza molto
impegnativa, si assiste ad un innalzamento dell’età degli
operatori, ora prevalentemente nella fascia dei 35/40 anni, pur
essendo una prospettiva affascinante anche per giovani fortemente
motivati. Segno evidente di studi sempre più lunghi, di corsi e
stage impegnativi, necessari per prepararsi al difficile lavoro di
aiutare gli altri. Il trend non ha conosciuto crisi, in
controtendenza con il progressivo disimpegno del nostro governo, che
ha diminuito il finanziamento per l’aiuto allo sviluppo ad un
misero 0,1 % del nostro prodotto interno lordo. Si tratta di migliaia
di persone, oggi prevalentemente donne (52% del totale), spesso
laureati a pieni voti ed in possesso di master anche
prestigiosi, che decidono di agire e rischiare in prima persona per
dedicarsi ai problemi di un mondo squilibrato e ingiusto in cui
ancora oltre un miliardo di persone sono costrette a vivere sotto la
soglia della povertà, soffrire la fame o morire per malattie
facilmente curabili. Molte delle circa 300 Organizzazioni Non
Governative italiane, ufficialmente riconosciute sulla base della
Legge – del 1987 - che regola la Cooperazione dell’Italia verso i
Paesi in Via di Sviluppo, sono lombarde. La maggior parte, una
quarantina almeno, di Milano e provincia. Si tratta in realtà solo
della punta di un iceberg formato da centinaia di associazioni,
piccole o grandi, dedicate alla solidarietà tra i popoli. Non per
beneficenza o generica filantropia, ma per la convinzione che i
problemi di chi soffre siano anche nostri e che non affrontarli non
sia solo immorale ma significhi anche condannarsi a subirne le
conseguenze: conflitti, migrazioni, desertificazione, cambi climatici
e molte altre emergenze sempre più stringenti. Il Premio per la Pace
sarà un segno importante, certo, ma più importante ancora sarà
informarsi e sentirsi vicini ai nostri operatori della cooperazione e
della solidarietà, perché essi sono, particolarmente per la città
che si prepara ad ospitare l’Expo del 2015, una nostra linea
avanzata, dei sensori strategici. Ed anche particolarmente esposti,
come dimostra il caso di Rossella Urru e Francesco Azzarà, operatori
umanitari rapiti da mesi e di cui non si sa più nulla. Un avamposto
prezioso da appoggiare e tutelare, di tutti coloro che sognano e si
impegnano per un mondo più giusto, sicuro ed ospitale.
Adalberto Belfiore
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