La scuola ai tempi del coronavirus. Vi raccontiamo come si sta affrontando l’emergenza della chiusura alla primaria Clericetti di Città Studi.
Infatti l'e-learning partito in emergenza, dove è stato applicato, sta funzionando, come assicurano i dirigenti scolastici coinvolti. Negli ambienti scolastici c'è fermento. Quello che non si è fatto negli anni, come sviluppo spontaneo di utilizzo nelle scuole delle tecnologie informatiche, lo si sta facendo ora, sotto la minaccia sanitaria.
È importante comunque ricordare che nel frattempo il governo ha stanziato 85 milioni alle istituzioni scolastiche a supporto della didattica a distanza, proprio all’interno del piano di sostegno alla situazione sanitaria.
Noi vi raccontiamo attraverso le parole di un genitore e di uno scolaro di quinta della Scuola Primaria Clericetti di Città Studi, come si sono organizzati maestri e classi e come stanno funzionando lezioni e compiti da casa.
Per prima cosa occorre dire che per i docenti è stato importante capire quale mezzo di comunicazione utilizzare, per far viaggiare dati, compiti, esercizi da fare e da ricevere.
Nei primissimi giorni di sospensione dell’attività didattica, quando ancora non si sapeva che le lezioni sarebbero state sospese per settimane, i docenti hanno “tamponato” la situazione utilizzando i mezzi interattivi più diffusi: in particolare, le e-mail e le chat WhatsApp.
Ben presto, però, le maestre e i maestri si sono resi conto che i social da soli non possono supportare più di tanto la didattica. Soprattutto perchè non gestiscono in modo organizzato i documenti. E sono andati a cercare oltre.
Come fare didattica a distanza allora? Con le video chat di Skype, ad esempio, ma la video-chat non lascia “traccia”, nel senso che non memorizza documenti; e allora ci sono le cosiddette “app”: quelle applicazioni, in alto numero gratuite, che con pochi clic ed un download, si possono agevolmente scaricare nel proprio computer, tablet o smartphone.
La scelta della Clericetti per gli incontri virtuali è caduta su Hangouts Meet di Google, prodotto nato per motivi puramente lavorativi. E’ proprio uno strumento per tenere riunioni video. E’ possibile partecipare alle riunioni con un pc o uno smartphone. Gli incontri si svolgono per ora una volta alla settimana, ma con un piano di sviluppo.
Vediamo ora di capire, ascoltando i protagonisti, come sta funzionando questo che per ora è un esperimento ma che può diventare una modalità standard di lavoro o di integrazione delle attività tradizionali.
Chiediamo a una mamma di una quinta della Clericetti come si è svolto il percorso di coinvolgimento dei bambini e l’apprendimento dello strumento.
“Il processo di coinvolgimento dei bambini in questa nuova dinamica di apprendimento è stato rapido anche se un po’ violento, perché il contesto ci ha imposto di capire velocemente cosa stava succedendo e come trovare una soluzione per far sì che i nostri figli non perdessero troppo il ritmo scolastico. L'utilizzo di nuovi strumenti non è stato assolutamente un problema in quanto tutti loro già padroneggiavano l'uso di mail e social chat di vario tipo e quello che, tecnologicamente parlando, non conoscono, lo imparano al volo. Il problema vero per i genitori è stato capire come gestire da soli la programmazione del lavoro quotidiano, trovare il modo di far mantenere loro l'attenzione per più di 10 minuti, coinvolgerli.
La scuola non è solo didattica ed i genitori che si trovano a casa con i figli in questi giorni se ne stanno rendendo conto. Inoltre ci stiamo prendendo la responsabilità di insegnare ai nostri figli, di spiegare loro quello che studiano, con approcci allo studio soggettivi, personali; è un rischio, può confonderli, ma non abbiamo scelta, se non vogliamo che perdano tutto quello che la scuola ha fatto fino ad ora. E' anche divertente, devo ammettere, condividere con i figli questa parte della loro vita che generalmente ci è interdetta.”
Ma vediamo come rispondono i bambini. Abbiamo chiesto a Michele, anche lui di quinta, 11 anni, quali attività gli sono state richieste nella nuova situazione, con quali strumenti e che difficoltà ha trovato.
“Dalle maestre ci è stato richiesto di andare avanti col programma da soli e la grossa difficoltà è che dobbiamo imparare cosa nuove senza spiegazioni, che in classe sono ricche e approfondite.
Il programma lo seguiamo ricevendo i materiali via mail e video incontri; e questo è divertente! il problema è che il pc non è solo mio e quindi dobbiamo fare i turni per usarlo perchè anche mia madre fa telelavoro!
Abbiamo anche scaricato una app che serve per fare le scansioni dei compiti con la telecamera del telefono (CamScanner, ndr), così li possiamo mandare alle maestre e loro ce li rimandano con le correzioni. Mi manca molto il fatto di condividere la giornata con i compagni, ridere con loro (a volte anche durante le lezioni, ma non ditelo alla maestra) e aiutarci reciprocamente a capire le materie spiegate.”
La domanda finale che ci poniamo è questa: si può considerare questo accidente un’occasione per spingere l’acceleratore su un modo di fare didattica che in una situazione sanitaria normale potrà tornare utile in un paese come il nostro sicuramente più arretrato di altri su questi temi ? Certamente la risposta la troveremo quando tutto questo sarà finito e potremo iniziare a ricostruire traendo esperienza dalle difficoltà che stiamo affrontando e che supereremo.