Restiamo umani, senza partecipare...?
E’ iniziato martedì 11 giugno 2019 il processo contro Mimmo Lucano presso la Procura di Locri. A Milano si è tenuto nello stesso pomeriggio un presidio di cittadini davanti alla Prefettura.
(Paolo Burgio)12/06/2019
Il presidio organizzato dal Comitato Undici Giugno, nato a sostegno dell’ex sindaco di Riace, un comitato presente in molte città italiane, con l’adesione di una settantina di associazioni, movimenti e realtà cittadine, ACLI, ANPI, Caritas, CGIL, e tante altre sigle minori, ha avuto lo scopo di manifestare pubblicamente solidarietà nei confronti di un imputato al quale sono state mosse accuse - associazione a delinquere, truffa ai danni dello stato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina - tanto gravi, quanto sproporzionate rispetto al comportamento dell’accusato, che, come ben noto, è stato riconosciuto un esempio di accoglienza, solidarietà e senso civico a livello mondiale.
Non c’è dubbio che la distanza tra le imputazioni e la realtà oggettiva dei fatti dovrebbe far riflettere. Si tratta di un processo mosso da intenti discriminatori e vessatori nei confronti di chi ha saputo dimostrare che in zone del paese abbandonate dalla popolazione, storicamente vessata e impoverita da poteri mafiosi collusi con la peggiore politica, è possibile invece ricreare una comunità locale viva dando dignità e lavoro ai rifugiati, con una “buona” politica e dimostrare la falsità del mantra anti-immigrazione su cui è costruito l’attuale consenso e il successo politico di Salvini e della Lega.
Il processo intentato a Mimmo Lucano è certo emblematico e il suo svolgimento dovrebbe preoccupare assai e, tranne l’elettorato convinto dalla propaganda isolazionista, fobica e intrisa di radici razziste all’origine di questa brutta pagina della giustizia italiana, indignare tutti quei cittadini convinti che la convivenza civile e il benessere della società si debbano basare su principi di condivisione, confronto e partecipazione, in una parola sulla convivenza democratica.
La vicenda e il conseguente processo a Mimmo Lucano sono preoccupanti di fronte al consenso crescente che le destre nazionaliste e xenofobe stanno ottenendo, non solo da noi, e minano per la loro natura politica le basi stesse su cui si regge la democrazia, un bene di per sé fragile, sempre da difendere e salvaguardare.
Si tratta di riaffermare questo bene per restare umani e non ci potrebbe essere motto più appropriato contro la dilagante propaganda di destra, che non riconosce uguali diritti ad ogni essere umano.
Certo i principi e i valori universali sono argomenti che non vengono tirati in ballo, il consenso politico si contende su argomenti più immediati, flat tax, NO TAV/SI TAV, virgole di percentuale del debito publico, ecc, ecc, e siamo anche stufi di sentire i soliti tediosi slogan rilasciati dai protagonisti della scena, a cui non concediamo nemmeno più molto credito, a motivo di molte buone ragioni.
Nel clima di indifferenza e distacco oggi il pericolo maggiore mi sembra quello del disimpegno da parte di coloro (credo ce ne siano tutto sommato molti) che pur dichiarando di avere a cuore il valore della democrazia lasciano a carico dei pochi militanti attivi nei movimenti e nelle associazioni rappresentative di una sinistra politicamente dissolta e priva di attrattive presso il vasto pubblico la bandiera della testimonianza e dalla partecipazione, e si astengono con ciò dall’esprimere il dissenso. i
Ad esempio mi sembra indicativo il caso che si è verificato in relazione alla proposta di aderire al presidio di martedì 11 giugno in un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale) di cui faccio parte.
Dopo un confronto via e-mail tra pareri discordi l’adesione non è stata data, anche se nessuno ha sollevato critiche circa l’operato di Lucano o espresso posizioni favorevoli alle accuse contro di lui.
Le motivazioni addotte si riferiscono a ragioni di opportunità.
Un’associazione che non ha scopi politico-culturali è il caso che si impegni in questo senso? Semmai non sarebbe doveroso prendere decisioni di questo tipo solo dopo una discussione in assemblea e una decisione unanime, altrimenti si andrebbe incontro a scelte divisive?
Il tema sullo sfondo, che pareva stare cuore a tutti è scomparso, la crescente invadenza di una politica che nega i diritti umani, che cancella un esempio di condivisone, solidarietà e partecipazione vincente contro la prepotenza malavitosa. Non è così che si perde la democrazia?
Non c’è dubbio che la distanza tra le imputazioni e la realtà oggettiva dei fatti dovrebbe far riflettere. Si tratta di un processo mosso da intenti discriminatori e vessatori nei confronti di chi ha saputo dimostrare che in zone del paese abbandonate dalla popolazione, storicamente vessata e impoverita da poteri mafiosi collusi con la peggiore politica, è possibile invece ricreare una comunità locale viva dando dignità e lavoro ai rifugiati, con una “buona” politica e dimostrare la falsità del mantra anti-immigrazione su cui è costruito l’attuale consenso e il successo politico di Salvini e della Lega.
Il processo intentato a Mimmo Lucano è certo emblematico e il suo svolgimento dovrebbe preoccupare assai e, tranne l’elettorato convinto dalla propaganda isolazionista, fobica e intrisa di radici razziste all’origine di questa brutta pagina della giustizia italiana, indignare tutti quei cittadini convinti che la convivenza civile e il benessere della società si debbano basare su principi di condivisione, confronto e partecipazione, in una parola sulla convivenza democratica.
La vicenda e il conseguente processo a Mimmo Lucano sono preoccupanti di fronte al consenso crescente che le destre nazionaliste e xenofobe stanno ottenendo, non solo da noi, e minano per la loro natura politica le basi stesse su cui si regge la democrazia, un bene di per sé fragile, sempre da difendere e salvaguardare.
Si tratta di riaffermare questo bene per restare umani e non ci potrebbe essere motto più appropriato contro la dilagante propaganda di destra, che non riconosce uguali diritti ad ogni essere umano.
Certo i principi e i valori universali sono argomenti che non vengono tirati in ballo, il consenso politico si contende su argomenti più immediati, flat tax, NO TAV/SI TAV, virgole di percentuale del debito publico, ecc, ecc, e siamo anche stufi di sentire i soliti tediosi slogan rilasciati dai protagonisti della scena, a cui non concediamo nemmeno più molto credito, a motivo di molte buone ragioni.
Nel clima di indifferenza e distacco oggi il pericolo maggiore mi sembra quello del disimpegno da parte di coloro (credo ce ne siano tutto sommato molti) che pur dichiarando di avere a cuore il valore della democrazia lasciano a carico dei pochi militanti attivi nei movimenti e nelle associazioni rappresentative di una sinistra politicamente dissolta e priva di attrattive presso il vasto pubblico la bandiera della testimonianza e dalla partecipazione, e si astengono con ciò dall’esprimere il dissenso. i
Ad esempio mi sembra indicativo il caso che si è verificato in relazione alla proposta di aderire al presidio di martedì 11 giugno in un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale) di cui faccio parte.
Dopo un confronto via e-mail tra pareri discordi l’adesione non è stata data, anche se nessuno ha sollevato critiche circa l’operato di Lucano o espresso posizioni favorevoli alle accuse contro di lui.
Le motivazioni addotte si riferiscono a ragioni di opportunità.
Un’associazione che non ha scopi politico-culturali è il caso che si impegni in questo senso? Semmai non sarebbe doveroso prendere decisioni di questo tipo solo dopo una discussione in assemblea e una decisione unanime, altrimenti si andrebbe incontro a scelte divisive?
Il tema sullo sfondo, che pareva stare cuore a tutti è scomparso, la crescente invadenza di una politica che nega i diritti umani, che cancella un esempio di condivisone, solidarietà e partecipazione vincente contro la prepotenza malavitosa. Non è così che si perde la democrazia?