Le idee e le proposte di Giorgio Gori, candidato presidente in Regione Lombardia

Abbiamo avuto l’occasione di incontrare Giorgio Gori durante un incontro pubblico con i simpatizzanti (e non) al bar Aurora in via Castelmorrone lo scorso 13 gennaio. Ne riferiamo per sommi capi. ()
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Approfittiamo dell'occasione avuta per far conoscere ai nostri lettori cosa pensa Giorgio Gori su alcune delle principali questioni che agitano il dibattito politico di questi tempi in vista delle prossime elezioni regionali. Un incontro abbastanza informale, con la presenza come ospite di Lia Quartapelle, parlamentare del Pd e candidata alla prossime elezioni nazionali nel collegio uninominale che comprende la nostra zona.

Approfittiamo per ricordare che l’elezione del presidente della Regione Lombardia avverrà a turno unico, senza ballottaggio. Sarà eletto il candidato che otterrà più voti, anche uno solo in più del secondo, che garantirà alle liste a lui collegate un premio di maggioranza del 55% (o del 60% se ottiene più del 40% dei voti). Oltre al nuovo presidente e al miglior perdente, che lo saranno di diritto, i membri del consiglio regionale saranno eletti con metodo proporzionale. I votanti, oltre a scegliere tra i candidati alla presidenza e le liste (è possibile anche il voto disgiunto a un candidato presidente e a una lista non collegati tra loro) potranno esprimere fino a due preferenze purché di genere diverso (in caso di due preferenze dello stesso genere, sarà annullata la seconda nell'ordine di scrittura sulla scheda).

Quanto segue riporta per quanto possibile fedelmente quello che Gori ha esposto rispondendo alle varie domande poste dal pubblico presente sulle questioni sanità, ambiente e territorio, turismo, alleanze di lista, scuola e lavoro, immigrazione, tralasciando solo alcuni commenti di minor rilevanza


Sulla sanità (in riferimento  alla recente delibera che riguarda l'assistenza ai malati cronici) Gori risponde.

La sanità lombarda è stata costruita ponendo al centro del sistema l’ospedale, la riforma sanitaria si propone di uscire da questa centralità per realizzare una rete sul territorio, più vicina agli utenti e più facilmente accessibile, in modo da distinguere le necessità di accesso diciamo normali da quelle di maggior gravità.

L’obiettivo era quindi meno ospedale, più territorio. E’ successo esattamente il contrario.

La riforma non ha prodotto alcuna innovazione su questo terreno, anzi il primo intervento concreto, se possibile ospedalizza anche l’assitenza al malato cronico. Verranno spedite ai malati delle lettere che li informeranno del fatto che ad occuparsi di loro sarà un gestore il quale provvederà tutte le analisi, le cure e gli interventi di cui possano aver bisogno. Per individuare questo gestore è stata lanciata una consultazione, aperta a chiunque volesse candidarsi. Gran parte dei medici di base si è dichiarata contraria (a Milano ha aderito solo una minoranza). In compenso si sono candidati gli ospedali, pubblici e soprattutto quelli privati. A questo punto i pazienti non sapranno bene cosa fare, avranno un gestore diverso dal medico di famiglia, a cui erano abituati. Questa riforma è stata pensata con l’idea di stabilire procedure standard per ogni tipo di patologia, mettendo a disposizione un pacchetto di prestazioni comprensivo di esami, medicine, terapie, pacchetto a cui corrisponde un prezzo in base ad un tariffario delle prestazioni. Per contenere i costi si era anche previsto che al gestore venisse concesso in premio il risparmio conseguito rispetto al costo del pacchetto standard di prestazioni erogabili per quel tipo di patologia, cosa per il momento abbandonata, viste le decise reazioni suscitate, ma che potrebbe venir in futuro riproposta. 

Sono del tutto contrario a questa riforma. Non produrrà alcun risparmio. Penso che l'assistenza sanitaria si debba basare innanzitutto sul medico di famiglia, che deve essere necessariamente il riferimento costante del malato, creando possibilmente cooperative di lavoro. La Regione dovrebbe incentivare queste forme associative mettendo a disposizione dei medici strutture e servizi atte a consentire economie di scala, una copertura più efficiente e continua delle esigenze del malato, con ambulatori aperti anche durante le giornate festive e con orari più lunghi. Si eviterebbe così di intasare gli ospedali per una semplice influenza. Il modello proposto a mio parere provocherà una gran confusione, non produrrà alcun risparmio e tenderà ad ospedalizzare anche i malati con patologie curabili con altre modalità. Bisogna tornare all’idea da cui nasceva la riforma, meno ospedali, più territorio, incentivando i medici di base, ricordando che i malati cronici sono tre milioni e che la spesa sanitaria per questi malati assorbe il 70 % della spesa sanitaria lombarda.


Su ambiente e territorio Gori risponde

La Lombardia è la regione più inquinata d’Europa, sia per la conformazione della pianura padana, sia per la concentrazione di attività produttive e la densità abitativa. Si è pensata una politica di lungo respiro per cambiare questa situazione?.

A me pare assolutamente di no. Abbiamo solo introdotto divieti di circolazione e restrizioni quando si raggiungono i limiti delle polveri sottili.

Occorre fare delle scelte un po’ coraggiose. Stiamo lavorando ad una proposta di delibera per estendere i divieti alla circolazione e d’altra parte vogliamo spingere il rinnovamento del parco automobilistico privato offrendo incentivi alle famiglie che non possono permettersi di sostituire l’auto. Sono stati fatti ingenti investimenti statali per i Terzo Valico e sarà possibile tra non molto trasferire dalla strada alla rete ferroviaria una gran quantità di merci che transitano in Lombardia verso la Svizzera.

Dobbiamo allinearci con le scelte fatte in campo internazionale, se la quantità di CO2 immessa in atmosfera dovrà essere dimezzata entro il 2030, questo deve succedere anche in Lombardia. Può essere fatto e deve essere fatto.

Occorre una politica di governo del territorio e della mobilità. Si è lasciato costruire troppo da un lato e si è investito molto sulle grandi infrastrutture sia per le reti stradali che quelle ferroviarie dall’altro. E’ rimasta invece arretrata la rete ferroviaria locale, quella che serve a sostenere l’economia locale. La mobilità che serve tutti i giorni ai pendolari, studenti e lavoratori, è rimasta molto indietro. I cittadini di Milano godono di un sistema di trasporti urbano e suburbano moderno ed efficiente, ma così non è per chi vive fuori.

La rete ferroviaria lombarda a breve raggio, sia per la qualità delle infrastrutture, sia per la qualità del servizio è molto carente. C’è una forte domanda di cambiamento che viene dagli utenti. La Regione per quanto le compete deve fare delle scelte. Il servizio ferroviario è svolto in regime di concessione da una società che è anche di proprietà della Regione al 50 %, questo determina una situazione anomala, il controllore è al tempo stesso il controllato e spiega molte delle inefficienze di Trenord. La soluzione è quella di portare a conclusione questo rapporto, indire una gara per individuare un nuovo gestore, magari lo stesso, ma con una diversa impostazione, per ottenere di elevare la qualità del servizio, dotandolo anche di risorse adeguate.


Sulla coalizione di sostegno alla candidatura la posizione di Gori.

Vogliamo favorire la crescita e lo sviluppo in una Lombardia che abbia l’orgoglio di essere una grande regione, di vantare buone pratiche amministrative, di essere aperta all’inclusione di tutti, da una dimensione regionale forse possono partire buone propositive per tutto il paese. Avrei voluto avere il sostegno di una lista in più e avevamo cercato in ogni modo di raggiungere un accordo con Liberi e Uguali. Con Campo Progressista abbiamo trovato subito un’intesa, ci siamo seduti a un tavole e dato che avevamo le stesse idee su cinque cose fondamentali: ambiente, sanità, contrasto della povertà, diritti, legalità, non ci sono state preclusioni . Con Liberi e Uguali non è stato possibile fare lo stesso, spero che molti dei loro elettori capiscano che il loro voto è importante e considerino con favore la mia candidatura. Nella regione che dovrebbe essere la più moderna in Italia governa il partito più conservatore e retrivo, è una contraddizione che dobbiamo cercare di superare, senza voler cancellare quello di buono che è stato fatto.


Sul turismo Gori risponde

È per la Lombardia una scoperta abbastanza recente. Expo ha di certo dato un impulso molto positivo al settore. Se vogliamo però accedere al mercato internazionale in modo duraturo mi sembra occorra una regia, un coordinamento regionale per evitare che ogni singola città faccia una propria politica senza un riferimento all’insieme.

Va promosso un marchio Lombardia, deve diventare più accattivante dell’attuale. L’offerta turistica deve tener conto delle nuove soluzioni che il mercato propone, non solo alberghi, ma residenze, b&b, agriturismo e dobbiamo avere più risorse da dedicare alla promozione del turismo lombardo. Abbiamo tanti ingredienti da mettere insieme, città d’arte, musei, monumenti, paesaggio, e puntare ad un turismo non di massa, Milano è un driver importante, deve mettere il suo dinamismo a favore dell’intero settore in Lombardia.


Su scuola e lavoro Gori risponde.

I dati sull’accesso all’università ci dicono che i ragazzi provengono per il 18% da famiglie borghesi e per il 4% da famiglie operaie. Credo che il principale strumento per realizzare condizioni di equità sia quello di mettere chi non può permetterselo in condizione di andare a studiare all’università, premiando capacità e merito. Senza però confondere equità e uguaglianza, ossia l’idea che tutti debbano arrivare allo stesso punto d’arrivo. Credo che lo stato, la regione debbano intervenire per permettere a tutti di avere le stesse condizioni di partenza ed a ciascuno di esprimere poi il proprio talento. Sul diritto allo studio dobbiamo assumere un grande impegno, non solo quello di concedere borse di studio (che dall’attuale amministrazione sono state ridotte), ma anche quello di aver cura di adeguare la formazione alle esigenze del mondo di oggi. Credo che il livello della scuola in Lombardia sia buono, ma c’è il problema di aggiornare le competenze. E’ in corso in questi anni in modo tumultuoso una rivoluzione industriale che investe tutti i settori,dall’agricoltura ai servizi, e apre nuovi scenari, la trasmissione e gestione dati, l’IoT, l’Internet delle Cose. Siamo adeguandoci e mi sento di dire che in questo campo il governo ha fatto delle scelte coraggiose promuovendo una serie di incentivi per quella che è stata definita l’industria 4.0 . Ha reso disponibili molte risorse, parliamo di diversi miliardi di euro attraverso una serie di sgravi a sostegno degli investimenti delle imprese per il rinnovo del parco macchine. Molte imprese che ho avuto modo di incontrare mi hanno confermato di aver utilizzato questi provvedimenti.

Non basta però cambiare le macchine, occorre anche aggiornare la competenza delle persone. Per dare una risposta a queste esigenze credo che si debba estendere e potenziare il settore dell’istruzione tecnica. Tra gli impegni che vogliamo assumere verso i cittadini lombardi c’è il raddoppio dell’investimento sugli istituti tecnici superiori, che pur essendo in Lombardia molto più numerosi che nelle altre regioni, risultano comunque insufficienti. Considerate che in Italia il numero di studenti che frequentano gli istituti tecnici superiori è di 9000 (e trovano lavoro appena finite le scuole), in Germania sono 800.000. L’idea che abbiamo in testa è quella di una regione che non compete sulla base del costo al ribasso del lavoro e dei prodotti, ma che compete se è in grado di produrre beni e servizi di qualità, con contenuti innovativi. Questo richiede di avere persone alle spalle che abbiamo le necessarie competenze.


Sull’immigrazioneGori risponde.

Nella mia città, a Bergamo, senza fare cose straordinarie (forse avremmo potuto fare di più) in collaborazione con la Caritas abbiamo cercato di dare un’accoglienza dignitosa e abbiamo evitato situazioni di emergenza. Abbiamo cercato di riempire il tempo delle persone in attesa di una risposta, rispettando la libertà di aderire o meno, con attività socialmente utili e piccoli lavori, che sono stati apprezzati anche dai cittadini.

Ma ritengo che problema dell’immigrazione vada gestito educando i giovani che sono qui.

Non basta far fare dei lavoretti o trovare il modo per occupare il tempo, dobbiamo immaginare quale futuro avranno. Per molti di questi si aprirà un futuro di illegalità, la maggior parte dei richiedenti asilo non viene accolta e nemmeno viene rimpatriata. Quello che succede è che si passa da una caserma dove si era nutriti e vestiti alla strada, senza protezione, soldi, documenti; il giovane può essere solo sfruttato, non riesce a guadagnarsi onestamente da vivere e infine ricorre ad attività illegali per sopravvivere.

Non mi sembra una soluzione., come ho avuto modo di dire a Minniti. Bisogna certamente rafforzare i procedimenti di rimpatrio, consentendo agli espulsi di tornare casa loro ed avere la possibilità di ricominciare una nuova vita, ma anche per quelli che rimangono occorre creare percorsi di integrazione. Bisogna dare un’opportunità a chi ha voglia di imparare l’italiano e vuol rispettare le nostre regole. Il permesso di soggiorno, dovrebbe essere concesso, anche in modo temporaneo, a chi sta facendo un tirocinio, lo fa la Germania, perché non possiamo farlo noi?

Se questo succede allora tutto quello che accade, sin dal primo giorno in cui arrivano ai centri di accoglienza, prende senso. Se possiamo prospettare ad un ragazzo, se nel giro di qualche mese avrà imparato l’italiano, se quindi potrà frequentare un corso di formazione professionale, se sarà stato diligente e meritevole, che a quel punto sarà in grado di guadagnarsi onestamente da vivere, allora avremo costruito un percorso vero di integrazione. Diversamente mi sembra che il problema non trovi soluzione.


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Re: Le idee e le proposte di Giorgio Gori, candidato presidente in Regione Lombardia
28/01/2018 Antinii
Nella intervento ci sono cose ragionevoli e affermazioni che straparlano = se si dice che i cittadini di Milano godono di trasporti eccellenti, invito una volta a prendere la 90\91 e fare un confronto col Ghana.


 
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