L’Innocenti


“La storia dell’Innocenti è soprattutto la storia di quegli operai e operaie che hanno consumato le loro esistenze nella produzione, nella fatica giornaliera per un misero salario; nella lotta al fascismo prima, e nella Resistenza poi”. Dal libro Oltre il Ponte - storie e testimonianze della Resistenza a Milano in zona 3, riportiamo una sintesi degli avvenimenti nella fabbrica in quegli anni cruciali.
Innocenti
Nel 1933, in Via Pitteri, nello storico quartiere di Lambrate, nasce l’Innocenti. Inizialmente produce strutture tubolari di acciaio che trovano svariate applicazioni civili, principalmente nell’edilizia, ma ben presto diventa una delle aziende più importanti del Paese grazie all’impulso dato alla produzione dalle guerre del regime.
L’Etiopia prima, la Spagna nel ’36 e poi la II guerra mondiale richiedono sempre più armi e proiettili.
L’ingegner Innocenti – il fondatore - diventa uno dei più fedeli fiduciari del ministero della Guerra e lo stabilimento di Lambrate si trasforma in un vero e proprio arsenale per la produzione di bombe e in un perfetto “modello di stabilimento fascista”.

Gli scioperi del ‘43
Aumenta la produzione e aumentano di conseguenza le maestranze: nello stabilimento di Lambrate da 800 dipendenti nel 1938, i passa a 2.000 nel 1940, 3.000 nel 1941, 6.000 nel 1942 fino a più di 7.000 nella primavera del 1943.
Erano per lo più donne, svolgevano lavori pesanti, ma venivano pagate molto meno dei colleghi uomini che già percepivano un salario davvero misero.
Lo scontento era diffuso. Nel ’42, le condizioni di vita e di lavoro erano peggiorate ancora di più: il costo della vita era salito vertiginosamente, si lavorava su 3 turni, di 12/13 ore al giorno, per 6 giorni alla settimana; i ritmi di lavoro, già intensi, erano lievitati ulteriormente (in media venivano prodotti 23.000 proiettili al giorno) e al crescere del ritmo di lavoro calava la paga che era legata al cottimo. Nel marzo del ‘43, nelle grandi fabbriche del Nord, da Torino a Milano scoppia un grande sciopero “per la pace e il pane”. Anche all’Innocenti si ferma la produzione.
Alcune rivendicazioni furono accolte e si tornò al lavoro. Ma era solo l’inizio; la lotta contro il regime non era certo finita.

Il sabotaggio
Nella fabbrica di Lambrate, si iniziarono sistematicamente a raccogliere armi e l’attività di sabotaggio divenne più intensa. Il 7 Settembre 1943 fu costituito un comitato aziendale antifascista, di cui entrarono a far parte rappresentanti comunisti, socialisti, azionisti, liberali ed elementi cattolici.
Nell’Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, Secchia scrive:
“Nel giro di pochi mesi l’Innocenti diventò uno dei centri più attivi della lotta di liberazione a Milano: si formarono le prime Sap, poi raggruppate nella 194a Brigata Garibaldi che raggiunse l’organico di 320 combattenti; si effettuarono disarmi di militari tedeschi e si ebbero i primi scontri; furono eliminate spie fasciste. Nel dicembre 1943 la tensione interna esplose nella fabbrica con un massiccio sciopero che si protrasse per otto giorni. Frattanto si andò ulteriormente intensificando l’azione di sabotaggio […] che portò al crollo della produzione a un livello giornaliero di 50-150 proiettili”.

Lo sciopero del ‘44
La reazione non si fece attendere e in molti furono arrestati o costretti ad abbandonare la città per sottrarsi alla cattura. Malgrado ciò, il numero dei resistenti in fabbrica aumentava e per tutto l’inverno continuarono, anzi s’intensificarono le azioni di sabotaggio e l’attività clandestina di preparazione ai grandi scioperi del marzo del ’44. Anche Denti, il direttore generale della fabbrica, aveva contatti con esponenti del Cln regionale e periodicamente inviava denaro alle famiglie dei partigiani in montagna.
Intanto il comitato di agitazione clandestino dell’Innocenti, insieme alle grandi fabbriche del nord, prepara un grande sciopero che chiede aumento delle paghe, aumento delle razioni dei generi alimentari e rilascio dei detenuti politici. È uno sciopero politico: contro la fame, contro la guerra e contro il terrore poliziesco dei nazifascisti. È “la più grande manifestazione di massa mai effettuata nell’Europa occupata dai nazifascisti”, come la definì il New York Times e Radio Londra.

Il primo marzo 1944, tutte le fabbriche del Nord, si fermano. All’Innocenti lo sciopero è totale. Alcuni operai partigiani erano rientrati in fabbrica proprio in quel giorno e questo aveva dato coraggio a tutti. La scintilla che aveva dato il via alle agitazioni era stata la paga di fine mese dimezzata, ma in gioco c’era molto di più. Alcuni operai si rivolgono alla direzione per capire quali potrebbero essere le reazioni dei fascisti e la direzione li rassicura.

Ma “il 10 marzo, di mattina, sono entrate nello stabilimento le SS e hanno cominciato a sparare.”
Così racconta quei giorni l’operaio Adamo Sordini. “Sono stati arrestati: Banfi Giacomo, Colombo Luigi, Corno Agostino, De Silvestri Vincenzo, Dolfi Giovanni, Mantica Agostino, Poloni Giovanni, Pozzi Alfredo, Previtali Battista, Radice Luigi, Villa Dante; Marzagalli Luigi era stato arrestato ancora prima degli scioperi.
Questi non sono più tornati. Inoltre c’erano Arrisari Giuseppe, Costa Giacomo e Sordini Adamo, che sono tornati. Arrisari è morto poco dopo. Costa è morto anche lui. Sono l’unico rimasto. Eravamo in 15: dodici caduti e tre sopravvissuti.”

”Siamo stati arrestati la sera del 10 marzo 1944 e ci hanno portato subito a S.Vittore, [… ] poi a Bergamo, [… ] Hanno radunato tutti i lombardi, i liguri e i piemontesi. Eravamo circa 650-660 e il 17 marzo siamo partiti da Bergamo, alle ore 13,30, sfilando per le vie della città, con a fianco i parenti e curiosi, per la stazione ferroviaria e siamo arrivati a Mauthausen il 20”.


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