Città Studi 2.0

Martedì 18 luglio, si è tenuta una Commissione Comunale Territorio e ambiente convocata per la presentazione da parte del prof. Balducci della relazione commissionata dal Comune al Politecnico.
Ecco le mie impressioni
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progetto via celoria

Chi si aspettava, come me, che la relazione affrontasse punti ancora scoperti, è stato senz'altro deluso.

Il lavoro commissionato richiedeva infatti che fossero affrontati, ad esempio, lo stato degli edifici oggetto del possibile trasferimento e di ciò non si è vista traccia, così come la promessa rilevazione delle istanze della cittadinanza non è stata citata durante la relazione ne si trova traccia nelle slides.
Ad essere cattivi si può pensare che il lavoro commissionato sia stato ridimensionato a fronte di indicazioni precise e cioè, così come quello di Boston Consulting Group, per dare per scontato lo spostamento delle facoltà scientifiche e quindi inutili rilevazioni che non dessero corpo a questa tesi.

La relazione non ha presentato punti di sostanziale novità rispetto alle notizie sparse che arrivano ormai da anni e semmai può essere servita come riassunto di quanto pubblicato sui vari media.

Riassumo in poche parole la situazione come prospettata dalla relazione:

  • il Comune intende confermare la vocazione università e di servizi dell'intera area
  • nello spazio demaniale lasciato dalle facoltà si sposterebbero funzioni universitarie di Statale, Politecnico e Bicocca per complessivi 10.000 studenti da sommare agli ulteriori 3000 dati dall'espansione del Politecnico, comportando quindi una diminuzione totale di 4000 studenti sui 34000 attualmente presenti
  • nello spazio di proprietà della Statale il Demanio è disposto a rilevare gli edifici di Informatica (in costruzione), Biologia e la Balena Bianca (area didattica su via Golgi) per trasferire uffici pubblici e quindi corrispondendo alla Statale circa 50Mln dei 120Mln necessari di alienazioni per il trasferimento all'area Expo
  • un edificio ospedaliero (presumibilmente il Besta) dovrebbe essere ristrutturato per diventare uno studentato
Quali sono i temi che NON sono emersi da questa relazione?
  • cosa ne sarà dell'area non di interesse del Demanio e come farà la Statale a trovare i rimanenti 60Mln per il trasferimento?
  • cosa ne sarà dell'Istituto dei Tumori? Di recente si è finalmente riparlato di uno dei grandi problemi di quell'area: l'enorme costo di bonifica dovuto al secolo di interventi radioterapici.
  • esiste un piano di uso temporaneo degli edifici durante il lungo periodo di transizione oppure la zona dovrà sopportare anni di abbandono e degrado?

Il nodo dei problemi rimane comunque scoperto e cioè la mancanza totale di progettualità!
Quello che appare come "soluzione" è uno spezzatino di interventi che vuole riempire l'area, ma senza una vera regia progettuale.
Eppure dalla relazione di Balducci degli elementi sono pur emersi:

  • la presenza di edifici ospedalieri dismessi, ma non destinabili ad altra funzione (INT) potrebbe rappresentare il cuore di una città della ricerca dedicata alla salute
  • la presenza di tante funzioni sportive nella zona potrebbe diventare il punto di partenza di una città dello sport
L'altra progettualità mancante in questo piano è quella universitaria: non ho ancora sentito parlare di progetti scientifici che darebbero un senso a questo spostamento bensì solo aspetti immobiliari.

Qualcosa di buono però questa relazione l'ha riportato e cioè la necessità di un progetto di convivenza del quartiere con l'area universitaria. Per carità nulla di nuovo rispetto ai progetti di Campus sostenibile o di quelli presentati dagli studenti del Politecnico nel ciclo di incontri organizzzati nel 2015 da Gabriele Mariani in Consiglio di Zona 3, però per me è importante riportare la centralità del problema che si continua a perdere nella costante ricerca dell'opposizione al trasferimento.
I punti fondamentali sono:
  • costruzione di un campus permeabile alla cittadinanza, con passaggi aperti all'interno delle aree universitarie
  • pedonalizzazione di via Celoria
  • costruzione di un sistema continuo del verde che parta da piazzale Leonardo e vada fino al Parco delle Acque a Rubattino e che abbracci anche il guardino botanico

A questo proposito riporto parte del post dell'Assessore Antonella Bruzzese pubblicato oggi su Facebook:

Su questi temi lo studio presentato fornisce un quadro di obiettivi interessante e condivisibile. L'auspicio è che tale direzione di lavoro sia confermata e che ci si adoperi per avere le opportune garanzie circa la sua fattibilità economica nel tempo (nell'Odg avevamo richiesto che un piano per Città Studi fosse affiancato da un contestuale piano operativo attento alla dimensione economica e finanziaria, una sorta di Patto per Città Studi sottoscritto dagli attori pubblici coinvolti - l'intenzione di sottoscrivere un Accordo di Programma tra le università mi pare vada esattamente in questa direzione).

Questo post presenta uno degli aspetti ad oggi più critici e cioè la mancanza di una definizione economica delle strategie da adottare per salvaguardare Città Studi.

Per concludere, siamo ben lontani da una definizione di percorsi praticabili per questo spostamento e la parte più interessante della relazione del Politecnico non è assolutamente vincolata dal trasferimento, per cui è un progetto su cui bisogna comunque lavorare perché è su quello che si gioca il futuro di questo quartiere.


Link alle slides dello studio del Politecnico

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Re: Città Studi 2.0
09/08/2017 Ennio Galante
CITTA’ STUDI 2.0: NO
Commento di Ennio Galante
Il documento di Balducci & C. potrebbe essere analizzato (e confutato) nel dettaglio, ma la stagione fine luglio-agosto non è la migliore per sviluppare il discorso. Per chi avrà la pazienza di leggerle (sotto l’ombrellone) sintetizzo le mie osservazioni. Anche io, come Morandi, mi aspettavo che esponesse molti numeretti a proposito degli “edifici fatiscenti” dei dipartimenti di Città Studi; con un po’ di furbizie professionali, pesavo che avrebbero dimostrato la palese non convenienza economica della “manutenzione straordinaria”, come l’ho definita io in un precedente intervento. Invece no. Continua ad essere ignorata la nostra domanda : quali sono i gravi problemi strutturali nel’attuale assetto di Citta degli Studi ? In pratica il documento ricalca lo stile comercial-declamatorio del volantino RILANCIAMO CITTA’ STUDI diffuso dal coordinamento PD del Municipio 3, nel quale abbondano affermazioni molto discutibili (qualcuna falsa). Dice Morandi che è emersa “la mancanza totale di progettualità”. In effetti questa è la risposta all’interrogativo retorico e furbesco dell’assessore Maran: “sappiamo chi va via, non sappiamo chi verrà”. L’ argomento chiave lo ha sollevato Romanò nel suo commento: “la scelta del trasferimento a Expo è una scelta politica”. Io aggiungerei che la scelta è grave per la città e miope per i riflessi elettorali negativi che produrrà. Il comunicato stampa del Comune di Milano diffuso il 10 giugno (quindi prima del 18 luglio!) è la controprova della ferma intenzione dei decisori nazionali (due esponenti governativi), regionali, e milanesi (questi ultimi hanno alle spalle responsabilità dirette nell’operazione Expo), non di individuare una localizzazione ottimale di Human Technopole, dato che ci sarebbero varie aree disponibili molto meglio integrate con Milano (e non ghettizzate), ma viceversa di risolvere i problemi finanziari pendenti su ex-expo. Condivido assolutamente la falsità politica dell’argomento “è l’università che decide”. Dovremmo lanciare lo slogan: l’assetto urbanistico,comprese le localizzazioni di enti pubblici (quale l’università statale e gli enti pubblici di ricerca), è compito primario della Cittadinanza non dei singoli rettori”. Un altro punto chiave che solleva Morandi “la promessa rilevazione delle istanze della cittadinanza non è stata citata”. E’ la ovvia conseguenza di voler portare avanti il progetto ex-expo a tutti i costi. Credo che ormai si sia esaurito il tempo dei tentativi di discutere sul piano logico, di portare nuovi argomenti tecnici e fattuali.
In conclusione, se sentiamo il dovere civico di contrastare una scelta nettamente sbagliata (CITTA’ DEGLI STUDI E DELLA SCIENZA o CITTA’ DEGLI UFFICI ?) ed un metodo pseudo-democratico nelle scelte, è necessario prepararsi a riprendere ed allagare l’informazione sulla situazione nella Cittadinanza, subito all’inizio di settembre, in modo da consolidare la conoscenza del problema, al di là dalle affermazioni retoriche del volantino che ho citato. In fine creare modalità di espressione degli orientamenti della Cittadinanza informata.


Re: Città Studi 2.0
09/08/2017 Ennio Galante
CITTA’ STUDI 2.0: NO
Commento di Ennio Galante
Il documento di Balducci & C. potrebbe essere analizzato (e confutato) nel dettaglio, ma la stagione fine luglio-agosto non è la migliore per sviluppare il discorso. Per chi avrà la pazienza di leggerle (sotto l’ombrellone) sintetizzo le mie osservazioni. Anche io, come Morandi, mi aspettavo che esponesse molti numeretti a proposito degli “edifici fatiscenti” dei dipartimenti di Città Studi; con un po’ di furbizie professionali, pesavo che avrebbero dimostrato la palese non convenienza economica della “manutenzione straordinaria”, come l’ho definita io in un precedente intervento. Invece no. Continua ad essere ignorata la nostra domanda : quali sono i gravi problemi strutturali nel’attuale assetto di Citta degli Studi ? In pratica il documento ricalca lo stile comercial-declamatorio del volantino RILANCIAMO CITTA’ STUDI diffuso dal coordinamento PD del Municipio 3, nel quale abbondano affermazioni molto discutibili (qualcuna falsa). Dice Morandi che è emersa “la mancanza totale di progettualità”. In effetti questa è la risposta all’interrogativo retorico e furbesco dell’assessore Maran: “sappiamo chi va via, non sappiamo chi verrà”. L’ argomento chiave lo ha sollevato Romanò nel suo commento: “la scelta del trasferimento a Expo è una scelta politica”. Io aggiungerei che la scelta è grave per la città e miope per i riflessi elettorali negativi che produrrà. Il comunicato stampa del Comune di Milano diffuso il 10 giugno (quindi prima del 18 luglio!) è la controprova della ferma intenzione dei decisori nazionali (due esponenti governativi), regionali, e milanesi (questi ultimi hanno alle spalle responsabilità dirette nell’operazione Expo), non di individuare una localizzazione ottimale di Human Technopole, dato che ci sarebbero varie aree disponibili molto meglio integrate con Milano (e non ghettizzate), ma viceversa di risolvere i problemi finanziari pendenti su ex-expo. Condivido assolutamente la falsità politica dell’argomento “è l’università che decide”. Dovremmo lanciare lo slogan: l’assetto urbanistico,comprese le localizzazioni di enti pubblici (quale l’università statale e gli enti pubblici di ricerca), è compito primario della Cittadinanza non dei singoli rettori”. Un altro punto chiave che solleva Morandi “la promessa rilevazione delle istanze della cittadinanza non è stata citata”. E’ la ovvia conseguenza di voler portare avanti il progetto ex-expo a tutti i costi. Credo che ormai si sia esaurito il tempo dei tentativi di discutere sul piano logico, di portare nuovi argomenti tecnici e fattuali.
In conclusione, se sentiamo il dovere civico di contrastare una scelta nettamente sbagliata (CITTA’ DEGLI STUDI E DELLA SCIENZA o CITTA’ DEGLI UFFICI ?) ed un metodo pseudo-democratico nelle scelte, è necessario prepararsi a riprendere ed allagare l’informazione sulla situazione nella Cittadinanza, subito all’inizio di settembre, in modo da consolidare la conoscenza del problema, al di là dalle affermazioni retoriche del volantino che ho citato. In fine creare modalità di espressione degli orientamenti della Cittadinanza informata.


Re: Città Studi 2.0
03/08/2017 Marina Romanò
Indipendentemente dalla Relazione Balduccci, con tutti i dubbi e le incertezze che ha lasciato per la mancanza di copertura finanziaria al progetto presentato – ma tanto sembrano essere più importanti le idee dei soldi! -, quello che è emerso in modo esplicito dalla Commissione del 18 luglio è che la scelta del trasferimento a Expo è una scelta politica, così come ammesso dagli stessi Carlo Monguzzi, Pierfrancesco Maran e Filippo Barberis, tutti presenti.
Il Comune non può più trincerarsi dietro la frase “è l’Università che decide”, perché se è vero che c’è il voto del Senato accademico, è anche vero che questo voto è condizionato dai 130 milioni che Governo e Regione hanno di comune accordo deciso di stanziare nel Patto per la Lombardia vincolandoli al trasferimento a Rho. È giusto che queste cose i cittadini le sappiano e che i membri del Senato accademico possano votare liberamente secondo coscienza, pensando unicamente al bene degli studenti e alla terza missione culturale e sociale che compete all'Università..


Re: Città Studi 2.0
23/07/2017 Michele Sacerdoti
Nella commissione sono emersi alcuni fatti nuovi
non esplicitati nella relazione di Balducci:
- il demanio vuole acquistare tutta l'area tra via Celoria, Golgi e Ponzio e non
solo i tre edifici di informatica, biologia e Balena bianca, quindi gli impiegati
alla fine saranno molti di più del 1600 finora previsti, la cifra che
offrirà alla Statale dipenderà dalla stima dell'Agenzia del Territorio, attualmente in corso
- i tre dipartimenti di scienze economiche, politiche e sociali hanno espresso l'interesse a spostarsi da
via Conservatorio, dove sono molto stretti (2 mq/studente) all'area demaniale di Città Studi
- dato che gli studenti dei tre dipartimenti sono in totale 8000, sommandoli a 3000 di beni culturali e 6000 della Bicocca
il totale di 17000 studenti quasi compensano i 18.000 che se ne vanno. I 4000 del Politecnico non contano perché
i 4000 studenti di architettura sono già a Città Studi da due anni, anche se con poco spazio a disposizione nel Politecnico attuale.
Ho verificato che nell'area demaniale i 17.000 studenti della Statale + i 4000 di architettura potrebbero starci, sono 100.000 mq di slp che fanno circa
5 mq a studente. E' da verificare però che le aule e gli uffici siano sufficienti.


 
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