Progetto Lambrate. Un'altra visione della città

Illustrata da Mario Vitiello lo scorso 13 maggio, durante il Sabato di Lambrate, una proposta diversa sulla trasformazione dello scalo ferroviario. Pensata da un gruppo di cittadini per offrire liberamente una visione alternativa a quella che Comune e FS stanno discutendo e intendono sottoscrivere. ()
progettolambrate

La volontà di non accettare passivamente le decisioni prese dai responsabili della “politica” quando appaiono in contrasto con il bene comune. Ecco il punto di partenza che ha spinto il gruppo Progetto Lambrate a riunirsi per studiare un’alternativa al trasferimento delle facoltà scientifiche all’area Expo. Una soluzione che il rettore dell’Università aveva avanzato con alcune reticenze iniziali (per non dire vaghezze), tanto per non lasciare l’impressione che fosse già deciso quello che oggi ormai appare sempre più evidente, ossia che questo trasferimento non è motivato dalla necessità di risolvere i problemi di ammodernamento e sviluppo della Statale, ma dalla necessità di colmare il conti in sospeso del dopo Expo. E perciò si comprende anche il fermo intendimento di procedere secondo un percorso calato dall’alto, da attuare senza tener conto di obiezioni ragionevoli, critiche sensate e considerazioni quasi ovvie sollevate da più parti, di cui si è avuto eco nelle sedute delle Commissioni comunali aperte ai cittadini sulla questione.

E’ una situazione, la mancanza del confronto, dell’approfondimento e dell’esame delle alternative possibili, che si riscontra purtroppo non solo in relazione alla gestione politica del dopo Expo, ma anche nelle vicende relative agli scali ferroviari e alla Città della Salute, vicende sulle quali chi ha il potere di decidere si dimostra assolutamente sordo. Le istanze della cittadinanza non vengono affatto prese in considerazione, nonostante le contestazioni non siano rivolte a chi rappresenta il potere, ma riguardino questioni sostanziali, il buon o cattivo uso delle finanze pubbliche e il perseguimento del bene pubblico (o forse proprio per questo?).

Queste decisioni diventano inappellabili, senza prova contraria, a priori sono definite da chi le propone come strategiche e senza alternative. Tutto ciò non può che alimentare il clima generalizzato di sfiducia verso la “politica” e verso chi la rappresenta, ingenerare un atteggiamento di indifferenza diffuso e oggi prevalente, certo comprensibile e legittimo, contro cui è però doveroso reagire.

Sarà per questo che andando ad ascoltare la presentazione del Progetto Lambrate e superando una live diffidenza iniziale mi sono totalmente ricreduto sul valore di questa iniziativa e del progetto

Perché mai un’operazione che appare determinata da esigenze del tutto estranee all’Università, che approfondendo l’esame delle problematiche diventa sempre meno conveniente per le finanze pubbliche, provoca ripercussioni negative sul territorio, è contraria all’interesse delle categorie sociali coinvolte, non dovrebbe essere messa in discussione e in mancanza di risposte adeguate confrontata con alternative possibili?

E’ quello che il gruppo Progetto Lambrate ha fatto, raccogliendo l’adesione dei cittadini che hanno messo insieme competenze, esperienze e puniti di vista diversi, per sviluppare un esame critico delle scelte che le istituzioni stanno attuando, approfondire analisi del contesto ed elaborare una proposta realisticamente valutabile in alternativa a quella che vien detta “senza alternative”.

Tralasciando le premesse e rinviando a quanto abbiamo già pubblicato sull’argomento, elenchiamo in estrema sintesi cosa propone il Progetto Lambrate per la riurbanizzazione dello scalo FS.

L’Accordo di Programma Comune/FS Sistemi Urbani

Lo scenario prospettato da FS Sistemi Urbani nelle varie “visioni” commissionate agli studi di architettura prevede che FS mantenga la proprietà delle aree, la variazione di destinazione d’uso conseguente alla soscrizione dell’Accordo di Programma tra Comune e FS (le aree oggi prive di edificabilità diventano aree urbane edificabili), il 50 % delle arre destinato a verde e il 50 % destinato a edilizia con un “mix” imprecisato di aree residenziali private e aree destinate a servizi.

La recente delibera del Municipio 3, che ha valore solo consultivo, ha chiesto di considerare per lo scalo di Lambrate una riduzione della superficie edificabile dal 50 % al 35 %, mentre rileva molte criticità rispetto a tale valore edificatorio, un incremento insostenibile della popolazione residente mettendo in conto che questa si aggiungerà a quella da considerare quando verranno utilizzati i diritti edificatori in zona già convenuti con i privati.

La scenario proposto da Progetto Lambrate.

Le aree dello scalo sono proprietà pubblica e come tale non appartengono a FS Sistemi Urbani. Il progetto di urbanizzazione deve pertanto rispondere ai bisogni e ai desideri degli abitanti, gli attuali e quelli futuri (11.200 nuovi residenti per 381.000 mq di SLP in base agli insediamenti programmati), nel contesto più ampio delle problematiche che investono l’intera zona, Città Studi, Rubattino, e l’area metropolitana.

Lo scalo deve essere bonificato e si stima che il costo della bonifica possa variare da un minimo 750.000 € 2.700.000 € (su tutta l’area per un’altezza rispettivamente di 15 e di 55 cm) compresa la rimozione di un binario morto e le opere di sistemazione dell’area.

Gli interventi di urbanizzazione previsti sono:

- una pista ciclabile (5 m di larghezza) lungo tutta l’area
- un moderno sottopasso pedonale/ciclabile di raccordo con la via Valvassori Peroni all’altezza del nuovo edificio Zero Gravity
- una scuola elementare
- uno studentato da 180 posti
- un edificio per l’Università Statale per 10.500 mq di SLP
- la messa a verde per il resto dell’area

Il prospetto dei costi/ricavi

Per coprire il costo della bonifica e sistemazione dell'area con un certo margine di sicurezza si prevede di ricavare dagli oneri di urbanizzazione il corrispettivo importo.

Permettendo di edificare una SLP pari a circa 7.300 mq, poco più del 10 % dell’area complessiva dello scalo, si valuta di ricavare circa 9 mln di euro, sufficienti a ripagare per la bonifica dell’area 3 mln, per la realizzazione del sottopasso ciclabile 5 mln, per la pista ciclabile 1 mln.

L’alternativa al trasferimento di Città Studi.

Per il trasferimento delle facoltà scientifiche alla Statale si indica in 380 mln di euro l’esborso necessario, di cui 8 mln di euro stanziati dal Governo e già spesi/impegnati per studi e progetti, 130 mln da Regione Lombardia, 110 mln dalla vendita delle aree di Città Studi disimpegnate dall’Università, 135 mln dalle banche in prestito all’Università.

Un nuovo edificio per l’Università costruito nell’area dell’ex-scalo con 3500 mq di SPL ove localizzare una parte dei laboratori più urgenti ha un costo stimato di 23 mln di euro, uno studentato per 180 posti un costo di 9,5 mln di euro; restano da conteggiare i costi per le ristrutturazione dell'esistente a Città Studi, ma solo da questi due esempi si può comprendere, com’è facilmente intuibile, l’enorme divario che comporta il trasferimento delle facoltà scientifiche all’area Expo rispetto al mantenimento nelle sedi attuali e la localizzazione di nuove aule, laboratori e strutture nella zona di Lambrate.



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