Operazione scali. Fase 2

Esposte presso la stazione di Porta Genova dal 3 al 9 aprile le cinque visioni progettuali sugli scali milanesi commissionate da FS Sistemi Urbani. ()
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Con la presentazione al pubblico delle “visioni” sugli scali ferroviari milanesi si può meglio intuire oggi il senso e lo scopo dell’iniziativa di FS Sistemi Urbani srl, avviata con il Workshop dello scorso dicembre allo scalo Farini, un evento organizzato con dovizia di mezzi, invitando personalità di rilievo in vari campi, urbanisti, architetti, sociologi, esperti in ricerche di mercato, chiamati da ogni parte, in collaborazione con l’amministrazione comunale, gradita ospite, la fase 1 dell’operazione scali.

L’incarico commissionato ai cinque studi internazionali doveva essere svolto al di fuori di particolari prescrizioni, di eventuali specifiche destinazioni d’uso, senza dover rientrare in un plausibile quadro economico-finanziario, tutto ciò di cui in genere ogni progettista deve tener conto nello svolgimento del tema assegnato e che costituisce l'insieme delle condizioni al contorno che ogni committente deve indicare affinché le opere e gli interventi da progettare possano diventare poi effettivamente realizzabili. 

L’unico dato certo era l’indice di edificabilità delle aree e all'interno di questa indicazione i progettisti sono stati lasciati liberi di esercitare la loro creatività, cosa che di certo non capita tutti giorni agli architetti, costretti nella realtà quotidiana a misurarsi con tante restrizioni di ogni tipo (e infatti non sono stati nemmeno segnalati i vincoli sulle altezze degli edifici, ove esistenti).

Si è quindi trattato di una ben congegnata operazione di marketing, la fase 2 dell’operazione, allo scopo di poter definire con l'amministrazione, per ogni scalo, il valore dell’indice di edificabilità, l’unico parametro che sta a cuore all’operatore immobiliare che vuole massimizzare il profitto della speculazione possibile sui terreni in proprio possesso.

Aveva destato infatti grande perplessità in molti questo insistere sul fatto che i progetti commissionati ai cinque studi di architettura non erano “master plans” finalizzati alla realizzazione di un progetto urbanistico, ma “visioni”, suggerimenti di cui poi tener conto o meno, da offrire alla considerazione della controparte (il Comune, la cittadinanza milanese, l’assessore Maran?) con cui andava negoziato un accordo in cui si potesse stabilire come dato certo l’indice di edificabilità (la fase 3 dell’operazione), ben inteso nell’ambito di una serie di linee guida, vocazioni urbane, prospettive di utilizzo di natura assolutamente qualitativa e quindi non determinate e non vincolanti.

Visitando lo spazio allestito da FS presso la stazione di Porta Genova, ci si rende perfettamente conto che i progetti sono delle interessanti esercitazioni di stile, alcune anche degne di nota, altre meno, in cui immagino i progettisti si sono divertiti, liberi di disegnare scenari del tutto ipotetici, in mancanza di un budget economico da rispettare e di una scelta imprenditoriale a cui rispondere (ossia di un vero committente), tranne che per un vincolo, espressamente indicato dal committente pro-tempore, FS Sistemi Urbani srl, quello dell’indice di edificabilità.

Molti visitatori si soffermano a guardare i progetti, cercando anche di esprimere giudizi e confrontare soluzioni, tratti nell’inganno di trovarsi di fronte ad un vero concorso di idee, a cui eventualmente poter contribuire affiggendo il proprio post-it nell’apposito spazio messo a disposizione. La partecipazione è un fil rouge che ha percorso tutto il Workshop Scali e qui almeno un cenno non poteva mancare.

Visioni che si tramuteranno in sogni destinati a diventare splendide realtà o desolanti illusioni, aree che possono essere appetibili oggi solo come speculazione finanziaria e che resteranno deserte sin che le prospettive del mercato non miglioreranno? 

FS Sistemi Urbani o qualsiasi altro operatore privato sarebbe in grado di assumere precisi impegni, a fronte di garanzie reali e penali in caso di mancata realizzazione in tempi predeterminati di qualcuno dei progetti che ha esposto?

No, evidentemente, ed a questo punto, restando con i piedi per terra, l’operazione scali non può che essere rigettata in toto e l’amministrazione dovrebbe riconsiderare la definizione dell’accordo di programma alla luce del fatto che la proprietà delle aree è pubblica e non privata (altrimenti non può essere concluso alcun accordo di programma, che è previsto solo tra enti pubblici).

D’altra parte se l'amministrazione vuol riconoscere la prevalenza della natura privatistica di FS Sistemi Urbani srl, allora tratti questa società come farebbe con qualunque operatore privato che chiede una variante di piano urbanistico, attendendo che il Comune metta mano alla variante già in discussione del Piano di Governo del Territorio



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