Città Studi tra likers, Don Chisciotte e rivoluzionari della firma

Un viaggio su cosa stia accadendo alle spalle del paventato spostamento delle Facoltà Scientifiche della Statale nell'Area Expo ()
area verde EXPO2015

Premessa

Si rende necessaria una premessa: la mia personale convinzione è che la questione delle aree Expo sia stata gestita malissimo, con un processo al contrario rispetto a quanto avrebbe dovuto accadere. Il dopo Expo doveva essere progettato assieme ad Expo in quanto il lascito, indipendentemente dal successo o meno della manifestazione, sarebbe stato qualcosa di importante per la città e anche per l'intera Italia ed invece si è cominciato a discutere sul futuro delle aree solo dopo che le due aste di vendita sono andate deserte . E' evidente che alla fine l'operazione sarà prettamente immobiliare ed anche il progetto votato dai cittadini tramite referendum e cioè di realizzare un grande parco nelle aree sarà spazzato via dalle esigenze di fare cassa.

Il progetto Human Technopole non mi piace, per le questioni espresse bene da Paolo Burgio nel suo articolo.

Lo spostamento delle Facoltà Scientifiche della Statale a Rho lo trovo sbagliato per varie ragioni le cui principali sono:

  • si sposta in uno spazio che è un terzo in metri quadri dell'attuale, ma, soprattutto, senza nessuna possibilità di espansione, perché una volta riempito il Km di Expo, non ci sarà più spazio per altro, mentre nell'attuale collocazione c'è tutta l'area verso Lambrate/Rubattino (scali ferroviari, caserma di via Pitteri, ex-Martinitt) e l'area lasciata dall'eventuale spostamento di Besta e INT come possibili aree di espansione delle Facoltà

  • quello che viene indicato come uno degli svantaggi dell'attuale situazione delle Facoltà e cioè la grande dispersione, io la vedo come un vantaggio in quanto in mezzo c'è la città e quindi uno stimolo a confrontarsi con essa, mentre, dall'altra parte, il doversi rapportare con un numero finito di realtà, soprattutto private, condizionerà inevitabilmente la ricerca dei prossimi decenni

  • l'idea del campus universitario autonomo è un'eredità d'oltre oceano mentre gli studenti ed i docenti di Città Studi cercano piuttosto un'integrazione con il tessuto cittadino

Queste premesse sono necessarie perché so che l'articolo provocherà critiche ed attacchi e voglio fugare dubbi dalla mia personale posizione a riguardo: io non vorrei che l'Università si spostasse.



Ciò detto analizziamo bene cosa stia succedendo

Cosa sta succedendo

La realtà ci dice che c'è la volontà da parte del Senato Accademico dell'Università degli Studi a spostare le Facoltà Scientifiche da Città Studi ad Expo. Alcune delle ragioni che adducono sono indiscutibili:

  • laboratori di ricerca e strutture vecchie

  • alti costi di ristrutturazione, soprattutto dovendo gestire la prosecuzione delle attività universitarie con la ristrutturazione

  • la ricerca in zona langue schiacciata da una parte dalla concorrenza del Politecnico e dall'altro da un CNR che non ha i soldi neanche per i fazzoletti in cui piangere

L'Università degli Studi di Milano condiziona la propria scelta al finanziamento da parte del Governo dell'operazione. Se arrivassero i finanziamenti il pensiero del rettore Vago sarebbe: ben vengano i soldi per finanziare un'operazione che mi toglie dai guai di dover giocare alle tre tavolette con le Facoltà ed inoltre mi si prospetta che qualche briciola di finanziamento della ricerca mi arriverà dalla collaborazione con Iit e aziende.
Dagli torto! Forse anch'io qualcosa più di un pensierino lo farei.

E chi se ne importa di qualche centinaia di firme raccolte da cittadini evidentemente interessati al mantenimento per questioni di interesse economico (sto cercando di esprimere un possibile pensiero di Vago e non i miei).

Cosa possiamo fare noi cittadini?

Poco riguardo allo spostamento. L'iniziativa del far votare l'area di Città Studi come luogo del cuore FAI può essere un segnale, ma fintanto che la protesta rimane sterile di proposte, non ha una spalla nelle istituzioni cittadine, si limita ad una politica di Like sui Social Network e alla raccolta di firme (una firma non si nega mai) è evidentemente destinata all'insuccesso. Presidiare la destinazione ed i vincoli delle aree è invece fondamentale.

In tutto questo cosa possono fare le istituzioni?

Anche loro praticamente nulla riguardo allo spostamento in se, moltissimo nella decisione sul futuro delle aree ed alla creazione di un progetto alternativo.

Ed è proprio in questo ambito in cui noi cittadini e le istituzioni Municipali e cittadine dobbiamo muoverci affinché, comunque vadano le cose, il futuro di Città Studi sia garantito.

In che modo? Innanzitutto bloccando la destinazione d'uso delle aree a scopi universitari/culturali/scientifici e di ricerca/sviluppo medico. Mantenendo il vincolo architettonico alle aree monumentali (via Colombo, via Mangiagalli, via Botticelli). Aprendo al più presto un tavolo con le Università e Comitati di Cittadini per studiare progetti.

Fondamentale in tutto ciò è il ruolo dello spostamento o meno degli ospedali verso la Città della Salute.

Lo dico perché se l'Università dovesse andarsene, il Besta avrebbe tutto lo spazio per allargarsi e anche di entrare in contatto con l'INT aprendosi sull'area attualmente occupata da Fisica.
Inoltre un progetto di sicuro interesse sarebbe quello di strutturare l'area quale istituto ospedaliero/universitario vista la permanenza delle Facoltà di Medicina.

Molto abbiamo scritto a questo proposito della Città della Salute e, come giornale, ci siamo anche spesi per trovare qualche appiglio al fine di bloccare il trasferimento, per adesso senza successo.

Recentemente ci siamo anche recati a parlare con una professoressa del Politecnico che si occupa di bonifiche al fine di verificare che le opere di bonifica siano adeguate. La risposta è stata che il cambio di legislazione in merito ha permesso che non siano effettuate vere e proprie bonifiche purché sia garantita la salute dei cittadini e, a quanto pare, la bonifica messa in piedi (contenere la falda acquifera altamente inquinata all'esterno dell'area ospedaliera e provvedere solo con la rimozione della parte superficiale del terreno) è sufficiente.

Questa carta forse non è giocabile, ma continueremo a monitorare la situazione perché la speculazione della Città della Salute non abbia vita facile.

Nel frattempo cerchiamo di giocarci tutte le carte possibili per garantire che Città Studi abbia un futuro anche migliore dell'attuale nella convinzione però che posizioni puramente difensivistiche non possano farci guadagnare molta strada.


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Re: Città Studi tra likers, Don Chisciotte e rivoluzionari della firma
06/12/2016 Massimo
La raccolta firme è stata sicuramente un successo ma credo che chi l'ha organizzata abbia riposto troppe aspettative sulla campagna del FAI. Purtroppo anche se fosse il luogo più segnalato di Milano, e non lo è, non servirebbe a fermare il trasferimento della Statale a Rho. Qualche iniziativa di protesta in più, diretta ai rappresentati del Municipio che abbiamo votato, forse avrebbe avuto più successo. Chi ha firmato, per i luoghi del cuore, l'ha fatto sicuramente per salvare il quartiere ma chi raccoglie le firme forse è più interessato a strappare un posto in qualche futuro comitato. Probabilmente l'amministrazione comunale, prima o poi lo metterà in piedi, per rassicurare e tenere buone le persone ma, a quel punto, il destino del quartire sarà già segnato.


Re: Città Studi tra likers, Don Chisciotte e rivoluzionari della firma
01/12/2016 Claudio






Guardate un po' che roba





Re: Città Studi tra likers, Don Chisciotte e rivoluzionari della firma
28/11/2016 Claudio







Intanto votiamo per Citta' Studi "Luogo del Cuore" FAI I luoghi del cuore





Re: Città Studi tra likers, Don Chisciotte e rivoluzionari della firma
26/11/2016 michela
Se le facoltà scientifiche si dovessero spostare perche' non fare in citta' studi il campus delle facoltà umanistiche?


Re: Città Studi tra likers, Don Chisciotte e rivoluzionari della firma
24/11/2016 luisa dapri
Francamente l'articolo mi pare chiaro e condivisibile il suo contenuto.
Ho tuttavia una domanda di base: da quando il Dott. Vago nonchè Rettore della Statale è centro di potere della Città di Milano?
Mi risulta che cesserà dalla carica di Rettore fra non molto più di un anno e che la sua mission consiste anche nel gestire i fondi della Statale presenti nel bilancio e non già di determinare massicci finanziamenti dallo Stato e quindi trasferimenti di ricchezza dei cittadini con atteggiamenti stile aut-aut...
La ricerca se la può ben fare a Città Studi (che può spaziare, come detto nell'articolo, su logistiche attigue)! Il suo problema semmai è di trovare i fondi privati... si dia da fare caro Rettore,...
Ultima osservazione: perchè Vago non ha dato consistenza alla sua passione politica accettando la sfida di candidato Sindaco da più parti offertagli?


Re: Città Studi tra likers, Don Chisciotte e rivoluzionari della firma
23/11/2016 Giuseppe Maria Greco
Dire che "Il dopo Expo doveva essere progettato assieme ad Expo" è giusto ma carente. Expo doveva essere progettato, invece è stato solo costruito. La colpa è certamente dei partiti al comando all'epoca dell'assegnazione a Milano, ma i cittadini sapevano già allora che avrebbe potuto comportare mutamenti importanti. Ma si mossero solo quattro gatti. Adesso si devono solo ricomporre, per quanto possibile, i cocci. Per farlo non serve protestare contro le intenzioni altrui. Occorre produrre ciò che oggi si chiama Crowdfunding, cioè un "progetto dal basso", che aldilà del finanziamento che il "basso" non si potrebbe permettere,consentirebbe di contrapporre un'idea a qualcosa che si muove formalmente in modo partecipativo, ma che non trova riscontri concreti. Per un progetto simile non basta mettere insieme idee, nostalgie, necessità, arrabbiature dei cittadini. Occorre che siano guidati per raggiungere un'adesione intorno ad un'idea concreta di Città Studi. Che tempi sono disponibili ancora per un'operazione simile? Come far crescere le risorse locali (i cosiddetti stakeholders)? Se non nasce un'idea su come creare coesione, non so quanto utile sia mettere a disposizione spazi di discussione


Re: Città Studi tra likers, Don Chisciotte e rivoluzionari della firma
22/11/2016 Alberto
Questo scritto sembra qualcosa a meta' tra un manifesto murale espressione di un'associazione sindacale neo-costituita ed un libro dei sogni, punteggiato da qualche grave inesattezza. Tra l'altro, si propongono iniziative - piu' che altro rinunciatarie - senza che si capisca bene quale sia il reale soggetto promotore e a nome di chi si parla.
Linee-guida tipiche non certo dello "strumento d'informazione e di dibattito" - come si legge nella pagina di presentazione - ma del soggetto politico vero e proprio.
In tal caso, i lettori meriterrebbero maggiore chiarezza altrimenti, piu' che informazione, penseranno di essere fatti oggetto di un tentativo di disinformazione. E sapranno trarre le conclusioni del caso. Personalmente propendo per la seconda ipotesi.


 
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