Scali ferroviari: tante idee, ma quali saranno i risultati?

In questi giorni i giornali sono pieni di progetti riguardanti il futuro degli scali ferroviari, ma proviamo a vedere realisticamente quali potrebbe essere il futuro di queste aree.
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scalo lambrate   Marco Fisinghelli
Ieri sera martedì 25 ottobre si è tenuta presso la sede del Municipio 3 un'affollata assemblea indetta da Sinistra x Milano di Zona 3 sul tema degli scali ferroviari.

A pochi giorni dall'inizio dell'iter di approvazione della delibera di indirizzo che darà mandato alla Giunta di aprire il tavolo di confronto con Ferrovie dello Stato per giungere ad un accordo di programma relativamente agli scali,  Sinistra x Milano è intervenuta nel dibattito con un proprio documento
Questo documento riporta importanti stimoli ripresi ieri sera, ai quali si sono aggiunte tante altre idee che potranno essere utili durante il dibattito in Consiglio Comunale e potranno essere di supporto alla seconda fase dell'iter, quando l'accordo di programma sarà ratificato ed incomincerà il percorso partecipato nelle zone coinvolte al fine di entrare nel dettaglio del progetto sul singolo scalo.
Questo articolo non vuole essere un report di quanto detto ieri sera, ma intende riportare quelli che, secondo me, sono gli stimoli e le considerazioni più interessanti per il dibattito.
Innanzitutto è fondamentale capire che, indipendentemente dai progetti che interverranno sui singoli scali, è necessario programmare interventi organici su tutti gli scali secondo un'analisi delle problematiche di mobilità e tenendo presenti i possibili benefici ambientali inseriti nei progetti.
Quando intendo beneficio ambientale, voglio dire che l'accordo, come ha sottolineato Emilio Ballarè, deve essere un giusto bilanciamento tra le esigenze di miglioramento della mobilità in città e di incremento del verde.
Ad esempio, se accadesse che per finanziare una nuova ciclabile, utile a ridurre il traffico in una zona, nell'accordo si scegliesse di rinunciare a qualche metro di verde, nel bilancio ambientale la città ne avrebbe un sicuro beneficio e quindi perseguire un calcolo puramente numerico dei metri di verde ottenuti non è un parametro da prendere in considerazione a se stante, almeno nel suo valore assoluto.
Gianni Dapri ha ricordato che la sinistra a Milano ha spesso fatto errori arroccandosi su posizioni di difesa di alcuni interventi di urbanizzazione, per poi ricredersi nel tempo (pensiamo, ad esempio, allo skyline di Milano e a piazza Gae Aulenti, adesso divenuti parte integrante della città e però per vent'anni oggetto di grandi proteste, sparite nel nulla). 
Antonio Longo ha sottolineato poi che gli interventi urbanistici devono essere un giusto mix di edificato, verde ed aree di utilizzo, in quanto il presidio delle aree è uno dei punti fondamentali di ogni processo di urbanizzazione, per cui è necessario prevedere aree attrezzate per stimolare l'uso e la presenza da parte della cittadinanza.

Cerchiamo di sviluppare adesso un discorso ancor più generale. E' vero che gli scali sono aree demaniali sottratte in qualche modo da FS con un'operazione dubbia, ma è anche vero che intraprendere oggi una causa, senza trovare un accordo, per la restituzione delle aree potrebbe spostare i tempi di almeno vent'anni ed il successo è tutt'altro che scontato. Bisogna poi considerare il fatto che sono aree altamente inquinate e che necessitano di interventi di bonifica (si calcola circa 150 Mln di euro il costo), a cui andrebbero aggiunti gli oneri di riqualificazione ambientale, che il Comune non potrebbe permettersi. 
Rimane quindi come unica soluzione percorribile la strada dell'accordo e quello precedente non ratificato dal Consiglio Comunale conteneva in sé alcuni punti di grande interesse e deve essere preso come punto di partenza per giungere ad un nuovo accordo che non potrà che essere migliorativo del precedente. 
Non è detto che il miglioramento debba essere per forza di cose nel numero di metri quadri di verde (cosa che comunque ci si augura), ma basato su alcuni punti qualificanti come, ad esempio, i tempi di restituzione delle aree destinate a verde. 
Emilio Lanzani è ritornato su quanto scritto anche nel documento di Sinistra x Milano, e cioè sulla necessità di restituire da subito, anche in via temporanea ed almeno in parte, le aree intervenendo con una bonifica "leggera" e con opere non dispendiose, purché si garantiscano tempi rapidi per le opere infrastrutturali.
Il programma della De Cesaris includeva solo opere di miglioramento della rete ferroviaria per 50 Mln di euro e rimandava al futuro le opere da realizzare mediante il ricavato dalle vendite dell'edificato, finanziate con una percentuale sui guadagni.
Su questo punto Lanzani è stato molto duro insistendo che questa percentuale dovrebbe essere il 100%, visto che si tratta di aree demaniali sottratte alla collettività. Ovvio però che se l'operatore non ha guadagno ed, anzi, deve investire cifre enormi, mai affronterebbe una tale opera, preferendo, piuttosto, lasciare le aree nell'attuale stato, per cui vedo questa strada difficilmente percorribile. Certo è che nell'accordo devono entrare sin da subito una serie di interventi innanzitutto di mitigazione dei rilevati (barriere antirumore, miglioramento ed aumento dei sottopassaggi ferroviari) ma anche di aumento dei servizi per la cittadinanza (ciclabili, edifici per la collettività, parcheggi di interscambio, etc.)
Altro punto in cui l'accordo De Cesaris deve essere migliorato è n
el mix funzionale che deve essere esteso in uguale misura su tutte le aree. Non è possibile, ad esempio, che, dato il minor valore dell'area, lo scalo Lambrate preveda una concentrazione di edilizia convenzionata e sociale più alta delle altre aree.
Altro punto che l'accordo di programma dovrà introdurre è la necessità di
percorsi partecipati di definizione dei singoli progetti di scalo.  Su questo punto è intervenuto Gabriele Pasqui per raccontare la fase di "ascolto" di realtà associative di zona (per Lambrate c'eravamo anche noi di z3xmi) servita a definire tre aree di intervento: spazi aperti, bordi e connessioni, servizi. Non si è trattato di un percorso partecipato, ma di un'attività di ascolto che ha prodotto un documento poi allegato all'accordo di programma presentato dalla scorsa giunta. Questo deve essere solo l'inizio di percorsi strutturati che coinvolgano l'intera cittadinanza nei tre ambiti che sono stati oggetto del processo di ascolto.

L'intervento finale è stato di Antonella Bruzzese entrata nello specifico delle problematiche dello scalo Lambrate, descrivendo anche i punti più interessanti del processo di ascolto intrapreso dal Politecnico.

La parte finale è stata dedicata al dibattito. Interessante l'intervento di un cittadino che ha partecipato ai tavoli tematici regionali sulla mobilità ferroviaria e ha sottolineato la necessità che l'attuale amministrazione comunale sia quantomai presente a tali tavoli in cui si discutono interventi strutturali importanti , quale il nuovo passante, cosa che la precedente amministrazione non ha fatto, rendendosi latitante. Speriamo che i consiglieri comunali presenti in sala abbiano raccolto l'invito e che lo facciano proprio, perché sul tema del trasporto su rotaia Milano rischia di giocare il proprio futuro.



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Re: Scali ferroviari: tante idee, ma quali saranno i risultati?
06/11/2016 Michele Sacerdoti
L'altro ieri sono andato a fare un giro in bicicletta lungo il bordo nord dello scalo Farini per capire che tipo di edilizia sarebbe stata oscurata dai grattacieli proposti da Boeri.
Ho scattato qualche foto di via dell'Aprica che nella parte verso via Valtellina ha una serie di edifici residenziali alti 4 piani, in pieno sole all'una ma sicuramente all'ombra con i grattacieli in quanto guardano verso sud.
Anche più avanti vicino al centro Bodio gli edifici residenziali sarebbero oscurati.
Per non parlare dell'effetto dei grattacieli che sbucheranno dietro il cimitero monumentale di Maciachini.


Re: Scali ferroviari: tante idee, ma quali saranno i risultati?
30/10/2016 Michele Sacerdoti
I miei timori sull'uso del verde previsto si stanno concretizzando con la proposta dell'assessore regionale al welfare Gallera di costruire un nuovo ospedale nell’area verde prevista nello scalo di San Cristoforo in sostituzione degli ospedali San Paolo e San Carlo, il primo inaugurato alla Barona nel 1978 con 600 letti e il secondo a Baggio nel 1968 con 500 posti letto, raggruppati nella Asst Santi Paolo e Carlo.
Non ho mai letto che queste strutture siano obsolete e se ne richieda la sostituzione o la fusione ma la proposta mi ricorda l’accorpamento dell’istituto Besta e dell’Istituto dei Tumori nel parco dell’arco Falck a Sesto San Giovanni.
Non si possono rinnovare sul posto come sta facendo il Policlinico in via Francesco Sforza ?
Cosa sarà degli attuali edifici se si trasferiscono ? Immagino che la Regione vorrà fare cassa per pagare la nuova costruzione e non diventeranno dei parchi urbani.
Perché ricostruirli in un’area al confine del Parco Sud che sarà sicuramente impattato da nuove strade e parcheggi per il nuovo ospedale ? E siamo sicuri che poi intorno non sia necessario costruire altri edifici ?
Mi ricorda anche il progetto del Cerba su via Ripamonti.
E poi come riequilibrare l’Adp degli Scali Ferroviari ? Il consigliere Monguzzi ha prospettato l’aumento del verde negli altri scali, ma, se non si riducono le volumetrie della stessa quantità, vorrà semplicemente dire aumentare l’altezza degli edifici o addensarli per liberare terreno per il verde.


Re: Scali ferroviari: tante idee, ma quali saranno i risultati?
27/10/2016 Michele Sacerdoti
Come ha detto nel suo intervento Pasqui del Politecnico il limite del processo di ascolti
è stato che non comprendeva le volumetrie previste nei vari scali.
Per quanto riguarda Lambrate la volumetria di 34.000 mq di slp prevista nel Pgt di Masseroli come minima e confermata
come massima dal Pgt non è stata toccata, con un indice di 0,48 mq/mq.
La volumetria è tutta destinata da edilizia agevolata e residenziale sociale, in parte in affitto, probabilmente in parte per studentati.
Quello che andrà definito nei Piani Attuativi, come ha accennato l'assessore Bruzzese, è dove collocare queste volumetrie.
Nei rendering finora pubblicati sono concentrate a nord, lasciando il verde a sud, creando un proseguimento con l'area verde di San Faustino prevista come
non edificabile nel PGT (pertinenza indiretta) e recentemente affidata dall'università statale al comune di Milano per iniziare da subito al suo recupero come verde pubblico, affidato ad associazioni di zona.
Particolare attenzione dovrà essere riservata ai bordi dell'intervento, come prescritto dall'Accordo di Programma non approvato dal consiglio comunale e quindi dall'impatto di edifici alti con il quartiere di casette di tre piani degli ex-ferrovieri
in via Crespi, già oscurate ad est dal recupero dell'area della
ex de Nora con edifici di 8 piani, approvato dall'ex-consiglio di zona 3, per evitare che siano oscurate anche ad ovest.
I 34.000 mq di slp, grazie ad incentivi volumetrici per il risparmio energetico ed altri, possono crescere notevolmente ed il vincolo aeroportuale non consente di andare in altezza oltre i 10 piani.
Più in generale il dibattito che è stato avviato sull'aumento del verde negli scali ferroviari rischia di produrre aree verdi circondate da edifici molto alti e con elevato impatto sugli edifici preesistenti, come è
già successo in altri PII a Milano.
Ecco perché i ragionamenti su indici e volumetrie sono importanti, anche se non facilmente comprensibili dal grande pubblico.
In breve se si aumenta il verde a parità di indici si aumenta l'altezza e la concentrazione degli Saledifici.
Il verde poi a volte viene sostituito successivamente da servizi pubblici che non costituiscono verde, come la Città della Salute nel parco previsto nell'area Falck e il parco scientifico dell'Università Statale nel verde previsto nella ex-area Expo, per azzerare il costo dei terreni.
Attenzione all'uso della parola "parco".


 
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