Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?

Questo il messaggio finale sull’immediato futuro di Città Studi lanciato dall’Assessore Maran nell’ incontro di ieri sera all’Auditorium “Stefano Cerri” dopo un dibattito ampio e a tratti con forte contraddittorio tra relatori e pubblico sul tema del futuro di Città Studi. L’assessore Maran, alla fine del suo intervento, ha confermato che il Comune sta valutando di chiedere al Politecnico aiuto nella progettazione di un futuro di Città Studi che consenta di mantenere al quartiere la storica vocazione ai servizi pubblici. “Nessuno pensi di sostituire strutture universitarie e ospedaliere con residenze private” sono state le rassicuranti parole dell’assessore all’urbanistica.


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L’incontro, affollatissimo con l’ Auditorium stracolmo e pubblico in piedi, a dimostrare l’interesse dei cittadini al tema del futuro di Città Studi, si è aperto con l’introduzione dell’Assessore all’Urbanistica del Municipio 3 Antonella Bruzzese che ha sottolineato innanzitutto, riprendendo quanto già detto nel saluto iniziale dalla Presidente del Municipio Caterina Antola, che l’obiettivo primario di questi incontri è informare e dialogare con la cittadinanza attiva sui temi strategici della zona: un metodo partecipativo che dovrà caratterizzare per tutto il quinquennio l’attività di questa amministrazione municipale.

Milano negli ultimi anni, ha detto l’assessore, si è riplasmata sulla base di fenomeni di segno opposto: da una parte con importanti trasformazioni urbane che ne hanno cambiato l’immagine, ma anche la capacità di attrarre turisti e imprese e ne hanno fatto la “locomotiva d’ Italia”. Dall’atra parte, ha proseguito Antonella Bruzzese, Milano soffre della presenza di un notevole patrimonio edilizio privato e pubblico di aree dismesse. Sono aree su cui non vi sono progetti o vi sono progetti fermi per mancanza di fondi, o come per gli scali ferroviari e le caserme, progetti ancora tutti da definire. Questo, secondo l’assessore, mette in evidenza che c’è un’offerta che eccede la richiesta del mercato con tutto quel che comporta in termini di degrado, insicurezza e necessità di gestire gli spazi abbandonati.

Secondo l’assessore Bruzzese i progetti di Città Studi e EXPO si devono misurare con questo scenario a doppio registro, prospettiva di grande sviluppo da una parte, che però non deve andare a scapito di altre parti della città.

Aggiunge poi l’assessore Bruzzese che molti nel passato hanno criticato il fatto che il progetto di EXPO non sia nato

con le premesse di altre città europee, come Lisbona e Londra, che nella fase progettuale avevano già in mente quale sarebbe stato il destino delle aree. Adesso a Milano il progetto c’è, è stato un po’ tortuoso ma ora c’è e siamo in tempo, consapevoli che accanto all’opportunità che rappresenta bisogna porre molta attenzione a quel che potrebbe succedere a Città Studi se abbandonata senza un progetto di ampie vedute.

Ha preso poi la parola il presidente di AREXPO prof. Azzone, che è anche Rettore del Politecnico, che ha parlato dello stato di avanzamento del progetto di EXPO del Parco della Scienza e dell’Innovazione Tecnologica e del ruolo che il Parco può avere a Milano in questo momento storico della nostra città.

Azzone ha sottolineato come i tre attori che si sono mossi sul progetto di AREXPO, Comune, Regione e Governo abbiano operato in accordo per individuare una soluzione che significasse un fattore di crescita sia per Milano che per il paese, facendo in modo che in quell’area i nuovi investitori, le forze più propositive e innovative trovino le condizioni migliori per realizzare i loro progetti, mettendo insieme ricerca, innovazione, attività economiche e attività sociali e facendole convergere verso un disegno comune.

La domanda che si è posto, retoricamente, Azzone è se l’area di cui parliamo ha le caratteristiche di attrattività che servono per realizzare questa idea. La risposta che si è data è si: Milano in questo momento è l’unico centro di attrazione per l’innovazione e la creatività che ci sia in Italia e svolge da solo il ruolo di “porta d’accesso” da tutto il mondo nel nostro paese e l’area di EXPO ha tutte le caratteristiche ideali per ospitare un progetto ambizioso che coinvolgerà circa 1.500 ricercatori da tutto il mondo.

Passando ai contenuti, il Rettore Azzone ha parlato dei due grandi temi su cui si lavorerà: il tema della salute e il tema della nutrizione. Quindi a questi temi dovrà essere indirizzata la ricerca scientifica che si farà in quell’area.

Inoltre ci vorrà tutto ciò che serve di supporto alla ricerca. La formazione certamente, ed ecco la necessità della presenza dell’Università Statale che su quei temi è punto di riferimento mondiale. La necessità poi della presenza di attività industriali nelle stesse aree, ed ecco Bayer, Novartis, Roche che hanno visto questo come un contesto dove è interessante investire, proprio perché si farà ricerca di qualità. Sarà un luogo in cui ricercatori, studenti, persone che lavorano nelle imprese convivono per scambiarsi idee e nuovi progetti. C’è l’ipotesi che ci sia un grande ospedale, in modo che ci siano tutti gli ingredienti funzionali al progetto. Ultima condizione è che sia un luogo facilmente accessibile.

Azzone è passato poi a parlare dei tempi. Le linee generali del “master plan”, cioè del progetto complessivo dell’area, sono pronte. Ai primi di novembre dovrebbe essere messo a gara internazionale il suo sviluppo e l’ipotesi è di avere il “master plan” pronto entro l’estate del ’17, il che vuol dire che la realizzazione degli edifici partirà nel ’18-’19; i primi trasferimenti significativi avverranno tra il 2020 e il 2022. Il che vuol dire che per progettare cosa fare di quel che resta a Milano abbiamo cinque anni, il tempo sufficiente.

Al Rettore Vago è stato chiesto quali siano le ragioni che stanno dietro la scelta di fare un progetto per spostare l’Università nell’area di EXPO e quali alternative siano state valutate.

Premesso che la prima proposta di trasferimento della Statale a EXPO è partita da Assolombarda, interessata a coniugare la formazione con le esperienze di impresa, il prof. Vago ha sostenuto che il nucleo centrale della proposta è quello di immaginare un contesto che fosse ottimale da un lato per la formazione e la crescita degli studenti e dall’altro consentisse una economia di scala alle attività di ricerca. Vago ha tracciato un quadro di una situazione strutturale molto critica sia per la vetustà di molti edifici che per la dispersione in varie aree della zona, anche lontane dal nucleo centrale (Vanvitelli, Balzaretti con Farmacia, fino a Via Ripamonti…), con una progettazione che si è stratificata dagli anni 50-60 fino a 15 anni fa e con una rigidità strutturale che rende molto difficile e onerosa l’ipotesi di una ristrutturazione. In più occorre valutare l’enorme difficoltà di cantierare su aree che ospitano attività sia di ricerca che di didattica. Secondo Vago, la possibilità di costruire un campus come si intende oggi nel modello più diffuso, è possibile, secondo le più accreditate esperienze nel mondo della ricerca e dell’università, solo aprendo una nuova sede. Prima dell’estate, continua Vago, è stato affidato a Boston Consulting Group uno studio comparativo per verificare la solidità del progetto di cui stiamo parlando.

La decisione, conclude il Rettore, è stata presa dal Consiglio di Amministrazione e dal Senato Accademico con una manifestazione di interesse e da qui partiremo con un percorso di fattibilità economica, contando su un finanziamento del MIUR e delle istituzioni in generale, che condizionano anche gli eventuali tempi di progettazione e realizzazione.

All’assessore all’Urbanistica Maran è stato chiesto quali sono le strategie del Comune per affrontare l’eventuale spostamento di parte di Città Studi, evitando il rischio della “desertificazione”. Se lo scenario plausibile è quello del trasferimento della statale che si somma al trasferimento dei due ospedali Besta e Istituto dei Tumori, parliamo di un’area di 250.000 mq che cambierà natura e dovrà essere ripensata.

Maran ha sottolineato la validità del metodo del confronto che l’Amministrazione sta utilizzando per discutere con i cittadini questi temi di grandi trasformazioni urbane e ha esordito spiegando qual è la posizione del Comune rispetto a questi interventi.

Il Comune appoggerà e condividerà la scelta che farà l’Università ma nello stesso tempo ha la necessità di programmare un futuro per il quartiere di Città Studi, che mostra due aspetti critici, uno sul fronte delle università: due in questo caso con il Politecnico che potrebbe in qualche modo svolgere un ruolo nel futuro delle aree lasciate libere, l’altro sul fronte ospedaliero dove è avvenuta la scelta, di certo non condivisa dal Comune di Milano, di investire in altre aree. Stiamo quindi passando da una situazione di carenza di spazi per le Università e gli ospedali a una situazione in cui si devono fare delle scelte per gestire la sovrabbondanza.

Come intende muoversi il Comune, premesso che gli interventi si dovranno svolgere in un arco di tempo molto ampio?

Bisogna ragionare sulla vocazione del quartiere che deve rimanere. Questo è un quartiere con una forte vocazione a servizi pubblici, universitari e ospedalieri. E’ chiaro in questo Maran: nessuno pensi di sostituire strutture ospedaliere e universitarie con residenze private. Il punto è capire in che modo a servizi che se ne vanno subentrano servizi nuovi e in che misura questo ci aiuta anche a risolvere alcune delle criticità del quartiere, come lo svuotamento serale delle zone universitarie.

Il Comune dovrà valutare quando e quanto si sposterà, e poi quali altri servizi universitari che non sono stati realizzati per mancanza di spazio potranno domani essere realizzati. In che modo si potrà superare l’allontanamento dei due ospedali con la realizzazione di un nuovo ospedale di livello nell’area Est di Milano. Questo ed altro sarà oggetto del progetto che si dovrà realizzare.

“Avendo un vantaggio, che è il tempo, stiamo valutando”, ha concluso Maran, “di utilizzare in maniera formale un supporto di consulenza del Politecnico”, che certamente vedrà il suo futuro a Città Studi, per studiare lo sviluppo futuro di queste aree, che, non dimentichiamo, sono anche in parte rilevante soggette a vincolo. Il nostro obiettivo, ha concluso Maran, è di tenere insieme al Municipio una modalità di controllo e confronto costante con i cittadini al fine di sgomberare il campo da qualsiasi tipo di preoccupazione.

Al termine degli interventi dei relatori, nella seconda parte della serata si è svolto un serrato dibattito a domande e risposte tra cittadini presenti e i relatori stessi. Dibattito che in alcune fasi si è svolto un po’ sopra le righe, in particolare per gli interventi di alcuni studenti di Città Studi e di rappresentanti del Centro Sociale Lambretta, che, pur portando temi e rivendicazioni assolutamente legittime, in particolare sul diritto allo studio, sulla difficoltà di accesso delle fasce più deboli agli studi superiori e sui costi del servizio che ne sono una delle cause, hanno esposto contenuti decisamente “fuori tema”.

Da segnalare anche la presenza e gli interventi di gruppi di cittadini facenti riferimento a movimenti politici che hanno fortemente criticato le scelte dell’amministrazione a partire da EXPO fino alle scelte di cui si è parlato ieri sera del “dopo EXPO”.

In conclusione, se come è parso chiaro ed è stato anche ammesso dal presidente Azzone, la scelta dell’area EXPO per lo spostamento della Statale è discesa anche dalla mancata conclusione della vendita all’asta dell’area in questione, che ha reso pressante la necessità di trovarne un utilizzo che remunerasse l’investimento, la scelta che con ogni probabilità si farà potrà essere una scelta giusta per lo sviluppo della ricerca e della formazione universitaria a Milano.

E’ quindi vitale che tutti (Comune, Municipio, Università, Politecnico, cittadini organizzati, associazioni) contribuiscano a realizzare un progetto di valorizzazione delle aree che resteranno a Città Studi rispettando quei criteri di vocazione ai servizi del quartiere di cui ha parlato Maran. Il tempo c’è, cittadini e Municipio si sono mossi tempestivamente per allertare sul problema, le competenze per fare un buon progetto ci sono….dobbiamo essere ottimisti senza abbassare la guardia.



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Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
09/11/2016 Alberto
Sono venuto a conoscenenza di due iniziative per Città Studi e ve le propongo:

1: Petizione per dire no al trasferimento delle facoltà Scientifiche della Statale da CIttà Studi a Rho, area Expo
https://goo.gl/znog9T

2. Votazione per includere tra i Luoghi del Cuore" del Fondo Ambiente Italiano gli edifici storici dell' università statale: facoltà di medicina, agraria, veterinaria, scienze della terra, matematica etc
http://iluoghidelcuore.it/luoghi/89716


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
18/10/2016 Walter
Inoltre, i dati della Statale non includono alcune particolari figure, tipo assegnisti, borsisti, ecc., che nelle strutture che fanno anche ricerca, come le facolta' scientifiche, sono una platea considerevole. Non sono inclusi nemmeno i post-laurea


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
18/10/2016 Walter
Infatti, Stefania, i dati ufficiali sono quelli dell'Anagrafe Nazionale Studenti gestita dal MIUR (Ministero Universita' e Ricerca). Gli ultimi si riferiscono al 2015-2016 e sono disponibili qui:
http://anagrafe.miur.it/php5/home.php?&anni=2015-16&categorie=ateneo&status=iscritti&tipo_corso=TT&

Politecnico 42.587 totali, divisi nei suoi 7 campus, i maggiori sono Leonardo e Bovisa:
http://www.polimi.it/ateneo/poli-territoriali/

Statale 61.603 totali, di cui 58.042 nelle sedi ubicate a Milano e almeno 18000 a Citta' Studi qui ci sono tutte le statistiche:
http://www.unimi.it/ateneo/datistat/924.htm

La Statale e' la seconda azienda per numero di dipendenti dopo il comune ubicata nel territorio cittadino.


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
18/10/2016 Stefania
@Vittorio. Evitiamo di diffondere false affermazioni. Gli studenti della Statale sono esattamente uguali a quelli del politecnico. Il mio é un dato ufficiale fornito dai rettori. Se tolgono la statale ai trasferiranno almeno 20.000 persone: 18.000 studenti e 2.000 tra docenti e altro personale. Non sottovalutiamo il problema.


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
17/10/2016 Vittorio
Comunque, anche io sono assolutamente contrario al trasferimento della Statale, e non solo. .....


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
17/10/2016 Vittorio
@Stefania, gli studenti del Politecnico, in Città Studi, sono la stragrande maggioranza. Fidati. Ciao. Speriamo che i nostri amministratori facciano le cose per bene ........


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
17/10/2016 Stefania
@Vittorio. Politecnico e Statale si equivalgono. Circa 18.000 studenti l'una. E' stato affermato dai rispettivi rettori durante l'incontro.


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
17/10/2016 vittorio
Lo dico brutalmente: penso di no, ma non voglio fare la fine di Viale Padova...... Mutuo assassino e...... omissis


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
17/10/2016 vittorio
Ripeto quanto ho già scritto in passato: gli studenti di Città Studi sono per oltre l’80% del Politecnico. Ho fatto un sondaggio personale, per strada, in Piazza Leonardo, ai supermercati etc…. Abito in via Vallazze… Qualcuno mi smentisce ???? Considerando che della Statale resterà Medicina, non vedo traumi per la presenza studentesca in zona …. Molto più grave è l’addio dell’ Istituto dei Tumori e del Besta, privo di ogni logica, economica, logistica, etc….


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
14/10/2016 Bruno Biondi
Ancora una volta, i cittadini hanno potuto constatare la "vaghezza" di una proposta che serve solo a coprire il disastro economico, che l'aspo rappresenta per Milano e l'Italia tutta.
Dobbiamo smetterla di accettare iniziative che incidono in maniera devastante sulla vita dei cittadini.
Chiediamo che siano istituiti tavoli di lavoro con tutte le parti coinvolte, e che si valutino senza pregiudizi le varie opzioni che non solo siano spostare si o no, ma sopratutto cosa fare per rilanciare Città Studi in un caso e nell'altro, con una visione a 5 o 10 anni non i soliti progetti raffazzonati che drenano risorse pubbliche e lasciano quartieri desolati e svuotati di negozi, infrastrutture e servizi.


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
14/10/2016 Mario
Incredibile l'imparzialità dell'articolo, che si potrebbe definire per gentilezza "la voce del padrone".
In realtà i numerosi interventi di tutte le componenti del quartiere (cittadini, studenti, lavoratori dell'ateneo) si sono dichiarate, con abbondanza di motivazioni, contrarie al progetto di trasferimento. Ci si deve chiedere, vista la solerzia nell'organizzare questi incontri, quale voce in capitolo e quale influenza abbiano sulle decisioni finali i cittadini del quartiere, nonché le diverse migliaia di persone comunque implicate nel progetto di trasferimento.


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
14/10/2016 Giuseppe
Ridicolo, qui si sta chiedendo di avere fede, altro che ottimismo! Suvvia, finiamola con ste belinate, il comune è tra i soci di Arexpo (società che ha i terreni dopo-expo), faccia la sua parte per evitare questo scempio, ascoltando i residenti!


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
14/10/2016 Stefania
Guardando la parte est di Milano c'è poco da stare tranquilli. Partendo da sud c'è l'area dell'INPS abbandonata da anni, dopo il trasferimento nella periferia di San Donato. Salendo troviamo l'Ortomercato, è da anni che deve essere trasferito fuori dalla città (Rho sarebbe stata perfetta) ed invece le strutture sono in disfacimento e la criminalità controlla l'area. Salendo ancora si arriva a all'area del Macello. Le palazzine Liberty del Macello sono in parte occupate e non c'è nessun progetto per il loro recupero e riutilizzo, così come per l'area circostante. Segue Porta Vittoria; oltre agli orrendi palazzoni avrebbe dovuto essere la sede della BEIC (Biblioteca Europea), il progetto nato nel 1996 è praticamente morto e sepolto (qualcuno ha avuto il coraggio di ritirarlo fuori per Città Studi) e l'area è solo un campo di sterpaglie abitato dai topi. Ora Neurologico, Istituto dei tumori e facoltà di agraria si trasferiranno altrove lasciando vuoti altri spazi. In tanti anni, per queste aree, non c'è stato un progetto. Pensate davvero che per Città Studi possa essere diverso? Io no, per questo sono contraria al trasferimento.


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
14/10/2016 Carlo
Credo che chi ha prodotto questo scritto abbia assistito ad un incontro diverso da quello al quale ho partecipato io, esattamente alle ore 21 di martedì' 11 ottobre scorso presso l'Auditorium "Stefano Cerri " di via Valvassori Peroni. Questo giusto per dissipare ogni possibile dubbio.
Intanto, mi preme sottolineare che non considero "fuori tema" il problema del diritto allo studio posto dagli studenti. Poter disporre di strutture didattiche facilmente accessibili facilita la conciliazione tra studio e lavoro, dando cosi' la possibilità di accedere agli studi universitari anche ai tanti ragazzi costretti a lavorare per potersi pagare gli studi. E oggi questo e' un tema di estrema importanza in una fase congiunturale in cui il Paese ha bisogno di attingere e valorizzare tutte le energie intellettuali di cui puo' disporre.
Per non ripetere quanto detto da altri, stendiamo, infine, un velo pietoso sul resto, in particolare "sulla presenza e gli interventi di gruppi – come si legge sul testo firmato da Rovelli - di cittadini facenti riferimento a movimenti politici": mi risulta che nessuno si sia qualificato come tale e tentare di liquidare le cose in tal modo lo considero una vera e propria violazione del diritto-dovere di cronaca, con conseguente grave mancanza di rispetto per i lettori.
Credo che solo grazie all’arrivo dei camion pesanti che dovevano portare i manufatti in cemento per la vicina palestra in costruzione, che ha fatto chiudere l’incontro, gli assessori e gli altri invitati hanno potuto limitare i danni da cattiva figura.
Segnalo a quei lettori che volessero farsi un’idea del reale andamento dell’incontro che sui vari social degli assessori e di Città Studi e Lambrate sono stati postati i video della seduta e anche qualche altro resoconto della serata.


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
13/10/2016 aldo
Buona sera
sig. Rovelli

Prima di tutto mi complimento con Lei per la precisione con cui ha trascritto gli interventi della moderatrice e dei rettori, nonché quello dell'assessore Maran.
Detto questo il punto di domanda che segue il titolo è un refuso?
La stampa nazionale giorni addietro lo aveva dato per certo (faccio questo inciso senza per questo sospettarvi di lesa maestà nei loro confronti).
In ogni caso mi pare che l'articolo sia insufficiente nel finale, non sto qui a recriminare sullo spazio dato ai relatori e quello dato ai presenti che sono intervenuti. Ma indicare dopo questo fiume di parole che il motivo per cui è giusto doveroso e salutare che la statale vada sull'Areaexpo perchè nessuno la vuole mi pare disarmante. Non sono i progetti che stanno alla base dell'idea dell'esodo ma è "la necessità di trovare un utilizzo che remuneri l'investimento" che determina l'esodo.
Lei ha riferito che l'assessore Bruzzese ha detto che ... "il progetto c'è, è stato un po' tortuoso ma ora c'è". Salvo essere smentita dal rettore Azzone che poco dopo ha detto riporto quanto da Lei scritto.
"Le linee generali del “master plan”, cioè del progetto complessivo dell’area, sono pronte. Ai primi di novembre dovrebbe essere messo a gara internazionale il suo sviluppo e l’ipotesi è di avere il “master plan” pronto entro l’estate del ’17. Ovvero non c'è ancora nulla di pronto. Per non parlare dei soldi, questione che nel suo articolo è un poco sottaciuta.
Ma quel che più contrasta è che lei invita i lettori ad essere ottimisti così come il buon Mike diceva Allegria!
Ma qui se la premessa è che la pezza è più grande del buco c'è poco da essere allegri e ancor meno da essere ottimisti.
Cordialità


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
13/10/2016 Gianluca Bozzia
L'assessore municipale Bruzzese ha segnalato altrove il metodo della progettazione partecipativa. Maran e Bruzzese potrebbero proporlo ad Azzone, Balducci e chiunque del Politecnico si occupi di immaginare la trasformazione verso nuovi servizi (oltre accademia e sanità) sui 250.000 mq in questione.
Ascolto dei cittadini, confronto con gli stessi e controllo civico nel 2016-2021 possono seguire un percorso facilitato che porta a proposte positive partecipate. Il percorso avrebbe un valore in sè. O no?
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Su Expo e gli interessi economici legati alle aree, sulla non competitività di processi di trasformazione decennali e sulla fragilità del progetto Technopole in sè, sull'opportunità di usare ancora soldi pubblici a Rho, sull'"ossessione" per la città del farmaco (post Brexit!) che sembra dimenticare che abbiamo lavorato per 5 anni al Urban Food Policy Pact firmato da oltre 100 città possiamo trovare molte contraddizioni e inefficienze. Temo però che il comune di Milano possa poco (anche lo volesse) se Vago e il Senato accademico (oltre Besta e Int) hanno deciso di portarsi via oltre 20.000 persone, con il supporto del governo nazionale. Noi possiamo provare a trasformare la naturale paura per l'incertezza in creazione di nuovi percorsi, invece che in semplice rigida opposizione, in questa zona di Milano. O no?


Re: Sarà il Politecnico a progettare il futuro di Città Studi?
13/10/2016 Stefania
A mio parere i cittadini che sono intervenuti erano, più che interessati, preoccupati. Tutti gli interventi hanno manifestato, con ragioni differenti, contrarietà al progetto. Non conosco personalmente gli intervenuti, ma mi sembra che nessuno si sia qualificato come appartenente a movimenti/partiti. Peraltro gli interventi sono stati condivisi da tutta la platea, composta da studenti e residenti che ha li ha applauditi vigorosamente, evidentemente non condividono il trasferimento. Il mio auspicio è che ci sia un ripensamento sul progetto e che il Consiglio del Municipio si faccia tramite, verso l'Amministrazione Comunale, del sentire degli abitanti del quartiere.


 
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