Trasformazioni urbane, quali prospettive e quale ruolo per i cittadini?

Si è svolto lo scorso venerdì 7 ottobre un convegno per discutere di progettazione partecipata, un tema di grande attualità in vista delle importanti trasformazioni che attendono in questo immediato futuro Milano e la nostra zona. ()
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L’incontro, organizzato da Davide Fortini, un esperto in facilitazione, si è svolto in un angolo appartato del Parco Sempione, la Cascina Nascosta, in una sede da poco affidata dal Comune ad un gruppo di associazioni di volontariato.

Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica e Lorenzo Lipparini, assessore alla Partecipazione hanno, il primo in apertura del convegno e il secondo in chiusura, ribadito l’impegno della nuova giunta milanese a dare spazio ai processi di partecipazione. Maran ha rilevato come le istituzioni stiano ormai assumendo un atteggiamento del tutto positivo al riguardo, riconoscendo nella partecipazione non solo uno strumento finalizzato alla raccolta di consenso, ma un metodo utile per il miglioramento qualitativo degli interventi di trasformazione urbana. I percorsi partecipativi sono di recente introduzione, ma l’amministrazione è intenzionata a tenerne conto in tutte quelle situazioni in cui sarà possibile, comprese le grandi sfide che attendono l’amministrazione, ad esempio la riconversione degli scali ferroviari e delle grandi aree urbane dismesse, il trasferimento da Città Studi delle facoltà universitarie della Statale.

II nuovo assessorato alla Partecipazione, ha ricordato Lipparini, si sta attrezzando per mettere in atto nuove procedure, risorse e strumenti, compresi quelli informatici, per promuovere le forme di partecipazione già contemplate dallo statuto e dal regolamento comunale come referendum, consultazioni e leggi di iniziativa popolare.

Citiamo brevemente i temi affrontati dai relatori.

Giuseppina Sordi ha presentato le "linee guida per la sperimentazione di percorsi partecipati nell’ambito dei procedimenti del Settore Sviluppo del Territorio, assessorato all’Urbanistica", di cui è direttrice, oggetto di una delibera del Consiglio Comunale a fine maggio 2016, poco prima della scadenza del mandato, delibera comprendente anche l’approvazione della Carta della Partecipazione.

Questa Carta è un documento di base elaborato dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) in sinergia con altre realtà (AIP2-Associazione Italiana per la Partecipazione Pubblica, IAF Italia-International Associations of Facilitators), presentato a fine 2014 e già adottato da diversi enti pubblici e associazioni italiane, come ha riferito poi Roberta Angelini, presidente della Commissione Governance dell’INU. Ha lo scopo di diffondere la cultura della partecipazione e impegna i sottoscrittori a seguirne i principi e i criteri sviluppando percorsi partecipativi come parti integranti dei procedimenti di formazione delle scelte pubbliche.

Ci sembra il caso di citare quali sono i principi affermati dalla Carta: cooperazione tra le parti, singoli cittadini, gruppi, enti pubblici e privati – fiducia e rispetto delle regole stabilite – informazione trasparente per rendere chiare e comprensibili a tutti le questioni in esame – inclusione di tutti i soggetti che possano essere interessati senza discriminazioni di sorta – considerazione dei pareri e delle opinioni dando rilevanza alle questioni su cui i cittadini vengono coinvolti – interazione costruttiva per individuare scelte condivise e progetti realizzabili in tempi e modalità adeguate – equità per tener conto di tutte le opinioni comprese quelle minoritarie – riconciliazione delle divergenze – restituzione delle scelte operate e rendiconto pubblico dei risultati.

Alcune regioni, poche sinora, hanno emanato leggi per finanziare processi partecipativi e Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, ha messo in evidenza come sia necessario coltivare una cultura della partecipazione, non basta parlarne, occorre metterla in atto applicandone valori e regole. Troppo spesso vengono presentati ricorsi ai TAR dando origine a contenziosi che non servono certo a risolvere i problemi e comportano, quando accolti, ritardi e diseconomie a svantaggio dei cittadini. Siamo in grande ritardo in confronto ad altri paesi e inadempienti rispetto alle normative europee, e la Regione Lombardia non brilla a questo riguardo.

Alfonso Raus dell’Associazione Italiana per la Partecipazione Pubblica ha chiuso gli interventi dei relatori mettendo in rilievo come la partecipazione sia un processo in atto a livello mondiale; i cittadini hanno da tempo assunto un ruolo attivo e diventano sempre più protagonisti delle trasformazioni che coinvolgono la sfera pubblica. Si tratta di riaffermare la democrazia di fronte alla progressiva espansione di una sistema dirigistico che impone le decisioni dall’alto. Occorre contrastare questa deriva antidemocratica con una maggiore consapevolezza del ruolo effettivo che può svolgere la cittadinanza. Il cittadino attivo non è più quello che guarda ai proprio tornaconto, ma quello che si rende partecipe di una pluralità di interessi, mutua i diversi punti di vista, offre una varietà di competenze, persegue il bene comune.

Le istituzioni devono saper utilizzare, anche in forma creativa, il potenziale di innovazione, efficacia e produttività reso possibile dalla molteplicità e diversità dei cittadini. Abbiamo decenni di ritardo e un vuoto da colmare.  Ad esempio è stato appena varato il cosiddetto Codice degli Appalti (legge n. 50 del 2016), in cui si prevede l’introduzione del Dibattito Pubblico, procedura con cui i cittadini verranno informati e potranno confrontarsi pubblicamente sugli interventi da realizzare, la definizione e le procedure per mettere in atto il Dibattito Pubblico sono però rimandate ad un successivo provvedimento governativo ancora da emanare. Va citato che 2/3 dei procedimenti sottoposti a dibattito pubblico in Francia, dove fu introdotto nel 1995, sono stati modificati, migliorati o abbandonati dai proponenti, a riprova della validità ed importanza assunte da questa procedura.

Mi sembra di poter concludere che il convegno, anche se partecipato di pochi intimi, si è rivelato assolutamente importante e tempestivo. Si è rimarcata una questione cruciale: la sovranità, che in un sistema democratico appartiene al popolo, senza dubbio alcuno, non può essere una prerogativa di chi si trova a gestire il potere politico.

Se poi le decisioni sono prese in proprio secondo criteri personali o di parte, senza rendiconto e trasparenza, senza confronto pubblico e senza discussione aperta in una situazione di dilagante disinformazione dell’opinione pubblica, mi sembra, stiamo assistendo al ritorno di una concezione elitaria del potere, che più esattamente definirei oligarchica, termine che può apparire ad alcuni eccessivo, e ad altri, ahimè, naturale evoluzione della democrazia (che così non potrà più dirsi democrazia).

Viviamo in un momento di grave crisi del sistema rappresentativo, non so se conseguente alla degenerazione della politica o a causa di questa. Un antidoto necessario non può che essere una democrazia praticata ed affermata con la partecipazione attiva alla vita comunitaria da parte cittadini, che è oggi resa possibile e attuabile grazie ad una vasta rete di associazioni, movimenti, organizzazioni a livello globale impegnate nella difesa e affermazione dei diritti universali e del bene comune.

Direi che l’amministrazione milanese si è dotata dell’occorrente per cominciare a praticare in forma concreta lo strumento della partecipazione.


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