Referendum trivelle, un voto inutile o un'occasione perduta?

Una breve riflessione sulle conseguenze che derivano dall'esito scontato del referendum trivelle. ()
kenyapetrolio

Non vedo alcun motivo per esultare dopo la vittoria del no.

Tralasciamo le discussioni sulla liceità delle proroghe concesse, sul significato da attribuire alla ridotta o invece importante, a seconda dei punti di vista, partecipazione al voto, sul salvataggio di posti di lavoro (o in antitesi sul mancato sviluppo di nuove opportunità di lavoro nel settore turistico), sulla minor o maggior dipendenza del paese da fonti di approvvigionamento estere.

Era scontato che difficilmente si sarebbe potuto raggiungere il quorum, sia per la natura del quesito, sia per l'astensione mediatica praticata dalle tv nazionali e dai giornali a grande diffusione.

Questo referendum, una volta depositato con la richiesta di abrogare sei articoli della legge di stabilità e ottenuto il via per l'unico articolo non stralciato dal governo (e questo è stato comunque un buon risultato per i sostenitori del referendum), e una volta ammesso alla consultazione popolare avrebbe potuto fornire l'occasione per una seria discussione sulla politica energetica da attuare nel prossimo futuro in Italia.

Invece abbiamo assistito ad una contrapposizione di temi assolutamente contingenti, alla personalizzazione del confronto, alla prova di forza tra antagonisti politici.

Il tema è vasto e complesso, richiede grandi competenze e esperti di valore. Purtroppo la sottovalutazione dell'importanza della posta messa in gioco da questo referendum rischia, ancora una volta, di far prevalere gli interessi di parte a breve termine, senza analizzare e affrontare seriamente le problematiche poste dall'introduzione delle energie rinnovabili, dai cambiamenti climatici, dallo sviluppo sostenibile. Così finiamo peri restare rivolti al passato e impreparati al futuro.

Possibile che non si sappia vedere la transizione ormai in atto e per forza di cose inarrestabile, volenti o nolenti, verso il progressivo abbandono dei combustibili fossili, lo sviluppo in atto delle tecnologie che impiegano fonti alternative, innanzitutto il sole, per la produzione e lo stoccaggio di energia elettrica. Per sostenere il mercato delle auto si è dovuto ricorrere all'espediente di abbassare i limiti ammessi dalle norme in vigore per le emissioni, mentre imprese come l'americana Tesla, all'avanguardia nell'innovazione, che si sono dedicate alla ricerca e sviluppo di auto elettriche ne avvieranno a breve una produzione di massa, mentre Apple, la società più capitalizzata al mondo, intende entrare in questo mercato per diversificare la propria attività.

L'abbandono dei combustibili fossili avverrà in ogni caso, anche se il prezzo del petrolio venisse drasticamente ridotto per due ragioni fondamentali, l'ambiente e il mercato.

I governi riuniti a Parigi per la conferenza COP 21 hanno sottoscritto l'accordo per la riduzione delle emissioni di gas serra lo scorso novembre. Non sembrano troppo solerti nell'adozione di politiche e norme destinate a ridurre l'impiego dei combustibili fossili, ma il mercato, inteso come pressione dell'opinione pubblica, o in altri termini come il consumatore, e la convenienza economico-ambientale consentita dalle tecnologie che utilizzano le fonti alternative non tarderanno a imporsi.

Il problema resta quindi legato alle scelte di politica energetica che verranno adottate, se mantenere e proteggere quanto più a lungo possibile il sistema attuale basato sugli idrocarburi, con tutte le conseguenze geopolitiche, economiche e ambientali che ne derivano o se governare la transizione in modo intelligente,altri direbbero smart, tenendo conto della complessità e delle implicazioni che questa nuova sfida presenta alla generazione attuale e a quella futura.

Sfida che dovrebbe offrire al nostro paese nuove e interessanti prospettive di indipendenza energetica, di gestione delle risorse e di protezione dell'ambiente.

Il trionfalismo con cui è stato accolto l'esito del referendum trivelle denota una preoccupante assenza di visione e di capacità a cogliere la portata dell'evoluzione in atto, a immaginare piani di sviluppo basati sugli studi e le conoscenze scientifiche, tecniche e socioeconomiche necessarie ad affrontareseriamente questa sfida.




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