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Donne di Scienza: il XIX Secolo

La diversità di genere, che era prevalsa per tutto il XVIII secolo, permane nel XIX secolo. Solo verso la fine del secolo si avvia l’equiparazione dei contenuti e della metodologia nell'educazione.


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Donne di Scienza: Émilie du Châtelet

“Un grande uomo la cui unica colpa era di essere una donna” (Voltaire)... ieri come oggi per essere una grande donna bisogna comportarsi come un uomo. (M. Cristina Fighetti, M. Pellegrini)


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Donne di Scienza. Piscopia

Nel 1678, per la prima volta nella storia, l’università di Padova assegnava la laurea in filosofia a una donna: Elena Lucrezia Cornaro Piscopia


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Donne di scienza: I secoli XVII e XVIII

La donna è stata bloccata per secoli. Quando ha accesso alla cultura è come un’affamata. E il cibo è molto più utile a chi è affamato rispetto a chi è già saturo” Rita Levi Montalcini




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Donne di scienza. Trotula

Preseguiamo con la pubblicazione di biografie di donne di scienza. Nel periodo medioevale la presenza delle donne scienziate fu molto scarsa. Un solo esempio, poco noto, Trotula, tuttavia mostra l’Italia in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei.


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Donne di scienza. Ipazia

Si possono facilmente contare le donne che sono riuscite a distinguersi nei campi considerati appannaggio del mondo maschile. L’hanno fatto pagando a caro prezzo una loro disposizione d’animo e precise capacità in grado di sminuire o contraddire il Re-nudo. In questo senso la figura di Ipazia rappresenta un'icona ante litteram.


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Donne di scienza

Prende l'avvio da oggi una nuova serie di articoli storico-scientifici per celebrare le donne nelle loro molteplici capacità, biografie di donne di scienza, per riaffermare che le donne sono in grado, tanto più degli uomini, di sostenere molteplici ruoli. Venti tempestosi minacciano la libertà individuale. Come si può definire un ruolo predeterminato per le donne dipendente da quello degli uomini? Se Adamo è stato creato dal fango e Eva da una sua costola, si deve ammettere che la sua formazione è più alta e consistente rispetto al fango, sempre un po' sporco.


Momenti di trascurabile femminismo

Il mio sguardo muto riflette il grigio squarcio nel cielo del mattino. Ancora pochi passi mi separano dalla fermata del tram. Il mio appuntamento con il quotidiano risveglio. Lo sferragliare del tram che mi conduce al lavoro. Oggi è un giorno di pioggia. Un'acquerugiola rada che non necessita neppure di ombrello. Il clacson di un'auto mi scuote. Ecco il guidatore di turno che non sopporta che gli abbia attraversato la via. È evidente che al mattino il suo SUV è il padrone della strada. Alla fermata sento i commenti del giorno. Un signore con ombrello colorato è contento che l'Oscar sia andato a Greenbook che parla di amicizia tra uomini. Chissà perché, penso, il film che parlava di amicizia tra donne è arrivato secondo. A me Roma è piaciuto molto più di Greenbook… ma chi sei tu, per avere un'opinione mi dico.
Il signore con l'ombrello colorato è salito sul tram e lo seguo. Ora armeggia con un Ipod bianco latte e neppure un sorriso tenue accompagna il gesto delicato delle sue dita mentre si siede a fianco dell'amica occupando l'unico posto libero.
"Io sarei stata a casa" brontola lei "se solo avessero dato un assegno alle casalinghe, invece di infradiciarmi su questi mezzi pubblici, per andare a lavorare"
“Certo voi donne non sapete resistere al fascino del destino materno” ribatte lui, con fare di uomo emancipato.
“Perché?” lo stuzzica lei ”Fare una torta può essere molto creativo. Il fatto è che la maggior parte di noi per fruire di cibo decente e dormire in letto pulito, non può fare a meno di lavorare anche in casa” e prosegue: “La condizione femminile non è determinata da una naturale inclinazione, ma dal nostro dislivello di potere con l'intera organizzazione sociale”
Certo, penso, il mondo oggi si alimenta di questo nostro amore lavoro a senso unico in cambio del quale non è disposto a darci nulla più di una sopravvivenza, con poche o irrisorie possibilità di decisione.
Accanto a me un'elegante signora con ombrello azzurro tende nervosa lo sguardo all'orizzonte, poi si avvicina sbuffando in direzione dell'uscita e nel passarmi a fianco sembra non vedermi, non incrocia il mio sguardo, non verifica la mia esistenza. Il riflesso delle nubi s'ingarbuglia sulla pensilina. Piano, mi raggiunge il rumore della frenata e mi travolge. S'aprono le porte con il consueto fracasso di legno. Un altro giorno è cominciato.


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