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STRACA MORTA

L'Enrica dorme;
posa la faccia
sul cuscino che torna
petto di mamma
nel buio
in quella calma
avvicina il mento all'intestino
le ginocchia al mento
nell'acqua della stanza
nuotano pesciolini.

da Lotte secondarie, Mondadori, Lo Specchio, 1967

Giancarlo Majorino


RAPPORTI DI SANGUE

Con il martello i chiodi e con bastoni
proseguo nella demolizione dei genitori
"ho riconosciuto il vostro male e lo uccido"
male simile al mio
e caparbio mi ostino a distruggerlo in loro.


Giancarlo Majorino


INVENTARIO PRIVATO

Sarà ora di chiudere, amore,
che smetta di fare la guardia al cemento
tra piazza Tricolore e via Bellini,
di coprirmi la faccia col giornale
quando ferma la E, di attraversare
obliquo la tua strada, di patire
anche a passarci in treno
in fondo a viale Argonne

vicino alla tua casa.


Elio Pagliarani


Frisbee

Fatemi divertire

diceva Palazzeschi

in tempi come questi

mesti



Giulia Niccolai


Crescenzago

Tu forse non l’avevi mai pensato,
Ma il sole sorge pure a Crescenzago.
Sorge, e guarda se mai vedesse un prato,
E non li trova, e con il viso brutto
Pompa vapori dal Naviglio asciutto.
Dai monti il vento viene a gran carriera,
Libero corre l’infinito piano.
Ma quando scorge questa ciminiera
Ratto si volge e fugge via lontano
Che il fumo è così nero e attossicato
Che il vento teme che gli mozzi il fiato.
Siedon le vecchie a consumare l’ore
E a numerar la pioggia quando cade.
Della polvere spenta delle strade,
E qui le donne non cantano mai,
Ma rauco e assiduo sibila il tranvai.
A Crescenzago ci sta una finestra,
E dietro una ragazza si scolora.
Ha sempre l’ago e il filo nella destra,
Cuce e rammenda e guarda sempre l’ora.
E quando fischia l’ora dell’uscita
Sospira e piange, e questa è la sua vita.
Quando nell’alba suona la sirena
Strisciano fuor dai letti scarmigliati.
Scendono in strada con la bocca piena,
Gli occhi pesti e gli orecchi rintronati;
Gonfian le gomme della bicicletta
Ed accendono mezza sigaretta.
Da mane a sera fanno passeggiare
La nera torva schiacciasassi ansante,
O stanno tutto il giorno a sorvegliare
La lancetta che trema sul quadrante.
Fanno l’amore di sabato sera
Nel fosso della casa cantoniera.


Primo Levi, febbraio 1943


POETI PER MILANO: Città mia

Ci fosse un’altra vita dopo questa
io tornerei da te
a mescolare la mia terra con la tua
a impastare vita con la vita
a farti caldo il cuore.
Ti abbraccerei per implorarti e dirti:
madre, madre grassa di pianura,
lascia che il tuo porto sia ospitale
accoglili e piègati al dolore;
fraterna sia pietà, pietoso il dono,
sopporta come madre
le ferite.

Angelo Gaccione
[2006]


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